Conte vuole rivoluzionare il Napoli per sempre, la presentazione dell’allenatore al Palazzo Reale

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Al Napoli serviva un allenatore, Antonio Conte sembra già qualcosa di più. Ha insistito più volte: non è il tempo dei proclami, non si possono promettere vittorie. E però: però il nuovo commissario tecnico scelto per cancellare una stagione fallimentare – decimo posto dopo il terzo Scudetto, niente Coppe Europee, allenatori bruciati, calciatori demotivati, Presidente in bambola, tifosi arrabbiati, ambiente sconfortato – alla presentazione al Palazzo Reale ha offerto un’altra visione. Che varrebbe più di un altro Scudetto, più di qualsiasi vittoria. A vincere il Napoli ormai ha vinto, trent’anni dopo Diego Armando Maradona. Servirebbe ancora qualcosa in più per fare la storia overo.

L’entusiasmo si respira già fuori. Folla: sciarpe e magliette azzurre. Un guaglione: “Ti prego, famme trasì cu tte”. 400 invitati, un centinaio di giornalisti. Questa volta il Presidente Aurelio De Laurentiis ha scelto il teatro invece del cinema. Quello di corte del Palazzo Reale: grandeur alla Dela per una grande operazione. Già pronta la statuetta del mastro presepaio. Già pronta la maglietta dedicata: AMMA FATICA’. “È la prima volta che mi presentano così – le prime parole dal palco – prima di ricevere qualcosa ho sempre dato. Qui è successo il contrario, non mi resta che dare”. Quando parte la conferenza le domande sono per l’allenatore, De Laurentiis resta seduto a fianco, ad ascoltare come se lo ascoltasse la prima volta, interverrà pochissimo.

“Nessuna confusione a Napoli”

L’entusiasmo non è la notizia di oggi: nei bar, nelle strade, negli editoriali il dubbio più spinoso gira intorno alla relazione tra due personalità forti, vulcaniche, esplosive. Sul palco del Teatro di Corte sembra tutto un idillio. “C’è chi parla di confusione a Napoli: a Napoli non c’è nessuna confusione, c’è chiarezza di idee su quello che faremo e lo faremo”. Ovvero? “Darò tutto per il Napoli. Il tifoso deve riconoscersi nella propria squadra, dev’essere orgoglioso dei calciatori, del calcio giocato. Sarà un Napoli dalla faccia incazzata, veniamo da un’annata in cui tante cose non sono andate per il verso giusto. Dobbiamo trasferire questa voglia di rivalsa in campo sotto tutti i punti di vista”.

Conte ha scelto Napoli “per il progetto, questo dev’essere chiaro. Il Presidente è stato molto chiaro su quello che potremo fare, non possiamo competere con le solite note per il monte ingaggi, ma possiamo per mettere basi solide, cultura del lavoro, sacrificio. Su questo non ci deve battere nessuno. Dall’estero era arrivata qualche proposta ma c’era un discorso avviato col Presidente, c’era una promessa. Ho sentito qualcosa in pancia. Non vediamo l’ora di iniziare. Chi ha tempo non aspetti tempo”. E una puntura a Zlatan Ibrahimovic: “Io mi considero un manager, forse da qualche altra parte dava fastidio questa cosa”.

C’è anche il ritorno a casa dell’uomo del Sud: “Sono nato a Lecce, so cos’è il calcio al Sud. Torno a casa, nella grande squadra rappresentante del Sud. L’obiettivo è far diventare di nuovo Napoli un’alternativa credibile alle solite note”. Ma in quali tempi? “Io non ho tanta pazienza. La prima scossa è dare l’esempio. Io per i miei calciatori sono pronto a dare tutto, mi fa arrabbiare quando non vengo corrisposto alla stessa maniera. Ho chiamato tutti i ragazzi, ho parlato loro e li ho ascoltati”. Ai tifosi interessa soprattutto questo: quali saranno, viste le parole dei procuratori e le voci di mercato, i calciatori del Napoli di Conte?

Kvaratskhelia, Osimhen, Di Lorenzo

“Ho voluto una sola rassicurazione prima del contratto: avrei deciso io chi sarebbe rimasto e chi potrebbe prendere altre strade. Se parliamo di riscatto e progetto e mandiamo via i migliori è un controsenso”. I casi sono soprattutto due: Giovanni Di Lorenzo e Khvicha Kvaratskhelia. Conte qui chiama in causa il Presidente, a garantire. Il primo: “Uomo e calciatore straordinario, capisco che si sia sfastidiato alla fine del campionato, che si sia sentito un po’ abbandonato ma non era così. Ha rinnovato l’anno scorso”. Il secondo: “Ci siederemo e faremo una proposta di rinnovo di contratto”. Per Conte Di Lorenzo è un top, anche per lo spogliatoio, Kvara “non è un capriccio”, è un calciatore come ce ne sono sempre meno. Forte sulla fascia come quando viene dentro, da fantasista, crea situazioni, esalteremo le sue caratteristiche. Rimane”. Punto. E se qualcuno dovesse restare malvolentieri? “Chi non è contento sta con me, ogni giorno, con il mio staff, mi faccio aiutare”. Risate tra platea e palchetto.

Discorso diverso per Osimhen. “Calciatore di livello altissimo ma è un’altra situazione, un discorso trovato già così”. Via. Massima stima in Meret che con Caprile “possono essere il presente e il futuro della porta del Napoli per i prossimi dieci anni”. Spazio anche per Raspadori, Lindstrom, Ngonge. E Lukaku? “Calciatore forte, come Osimhen. C’è solo da ammirarli e sperare di averli sempre dalla propria parte e mai contro. Adesso di nomi se ne fanno tanti. Uno dei miei più grandi pregi è l’aver sempre migliorato i calciatori”. E anche, aggiungiamo, quello di aver lasciato situazioni sempre migliori rispetto a quelle trovate. Da aggiustare l’equilibro della squadra: Conte ha ricordato la pessima performance difensiva della stagione, che non è affare della sola difesa.

Napoli sogna

Quello che esalta i tifosi: una squadra reduce da una stagione disastrosa, nessuna Coppa europea da giocare. E partono i parallelismi con le precedenti esperienze di Conte. “Nessuna paura di venire a Napoli, una sfida che arriva al momento giusto della mia carriera. A me non mi ha regalato mai niente nessuno. Scurdammoce o passato? Sì, giusto, ma penso che quel dolore ce lo dobbiamo portare un po’ dentro, ci aiuterà a fare qualcosa in più. Bisogna sentire la fatica, è lì che impari a conoscere te stesso, a gestire pressione, stress, difficoltà”. E un pensiero a Giampiero Ventrone, preparatore atletico napoletano e storico collaboratore di Conte morto all’improvviso nell’ottobre del 2022.

“Quello che è certo, è che nessuno deve scendere dal carro, nella sconfitta come nella vittoria”, continua ancora Conte prima del primo bagnetto di folla sul terrazzo del Palazzo, selfie e saluti, dov’è stato allestito un buffet con vista sul Vesuvio. Prima di uscire all’aria aperta però, in chiusura della conferenza: la visione. Scaturita da un’altra domanda ancora sui calciatori che vorrebbero partire e invece no. “Quello che mi auguro è che con il mio arrivo a Napoli, Napoli venga vista non come una squadra di passaggio ma come una meta”. Applausi da squarciarsi le mani, si squagliano pure gli stucchi. Conte ha firmato un contratto di tre anni: ha tre anni di tempo per la sua rivoluzione napoletana.

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