Colonscopia, esame sempre meno invasivo e più curativo

Colonscopia, esame sempre meno invasivo e più curativo

Il Quotidiano del Sud
Colonscopia, esame sempre meno invasivo e più curativo

MILANO (ITALPRESS) – Il tumore del colon è il secondo tumore più frequente nelle donne dopo quello del seno e il terzo negli uomini dopo quello della prostata e del polmone. Si stima che in Italia, nel 2023, siano state fatte 50.500 diagnosi di tumore del colon. Uno strumento fondamentale per individuare e prevenire il tumore del colon è la colonscopia, esame diagnostico che permette di esaminare direttamente la superficie di questo tratto di intestino e le sue eventuali alterazioni. Durante la stessa colonscopia è possibile asportare i polipi e poi sottoporli a esame istologico, per appurare la natura benigna o maligna dell’alterazione. Sono questi alcuni dei temi trattati da Gianluigi Toti, specialista in chirurgia dell’apparato digerente ed endoscopia digestiva, a lungo nel consiglio direttivo della società italiana di endoscopia digestiva e attualmente presso la casa di cura San Camillo di Milano, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress.
“La prima colonscopia è stata effettuata nel 1969, poi evidentemente è stata lasciata un pò nel dimenticatoio, fino agli anni 2000, quando leggi regionali e nazionali l’hanno imposta come metodo di screening per la prevenzione del colon – ha esordito – Bisognava fare qualcosa per prevenire questo tumore, i numeri erano saliti oltre le previsioni”.
Entrando maggiormente nei dettagli, il professore ha spiegato cosa voglia dire effettuare una colonscopia: “L’apparecchio endoscopico è sostanzialmente un apparecchio chirurgico – ha sottolineato Toti – La prima funzione della colonscopia è stata diagnostica, per poter valutare dal vero le lesioni che fino a poco tempo prima si vedevano solo con la radiologia, insomma tutte quelle diagnosi prima non si potevano fare. Inoltre si può capire se la stessa lesione è di tipo benigno o maligno – ha raccontato – Si può determinare la superficie della lesione e tramite classificazioni giapponesi si capisce”.
“In colonscopia bisogna osservare tutto il colon, è importante quello che chiamiamo pancolonscopia – ha aggiunto Toti – Una volta si guardava solo il tratto sinistro, oggi deve raggiungere per forza l’interezza della superficie, anche l’ultimo tratto dell’intestino”. La colonscopia operativa è approdata a sviluppi davvero importanti: “Tramite i canali operativi possiamo introdurre alcuni accessori, questo ha cominciato a permettere di tagliare e coagulare come fa il chirurgo – ha spiegato il professore – Si sono cominciate a togliere le prime lesioni, ultimamente con alcune tecniche si cominciano a rimuovere i tumori maligni superficiali, la colonscopia così non è più diagnostica ma anche curativa. L’altra parte del leone nella colonscopia operativa è l’urgenza, quindi i sanguinamenti, le occlusioni, o si usa per risolvere gli stati di occlusione che prima andavano in chirurgia e che oggi si possono affrontare così”.
E sulle prospettive future della colonscopia: “Senz’altro l’intelligenza artificiale, che sta portando nei colonscopi la capacità di riconoscere le lesioni polipoidi o precancerose da soli, di segnare all’endoscopista dove sono, di fare quindi un target già preciso di dove andare a colpire – ha sottolineato – La tecnologia consente di avere zoom e capacità di visione quasi microscopiche, di fare diagnosi molto precise”. La colonscopia resta un esame temuto dai pazienti, ma negli ultimi anni è diventata sempre meno invasiva: “Viene temuta perchè c’è un corpo estraneo. Il dolore non esiste più, c’è stata un’evoluzione tecnica e anche delle capacità di chi le effettua. Oggi una colonscopia deve rispettare alcuni standard internazionali, chi affronta un esame deve andare in un centro di riferimento in cui ci sia la sicurezza che questi standard vengano rispettati – ha raccomandato Toti – Non è più eseguita ‘a crudò, ma tramite sedazione”.
“In Italia la colonscopia viene consigliata ai familiari di primo grado di chi ha avuto un tumore del colon, in altri paesi si propone dopo i 55 anni e se non hai fattori di rischio non fai più niente – ha concluso – Anche in Italia sta nascendo l’idea di farla una volta nella vita e non fare poi più nulla”.

– foto tratta da video Medicina Top –
(ITALPRESS).

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