“Io l’Arma ce l’ho stampata sul Cuore“: questo era solito ripetere a uomini e conoscenti il colonnello Fabio Cagnazzo, l’ufficiale dei carabinieri arrestato questa mattina dai carabinieri del Ros di Roma con l’accusa di concorso nell’omicidio del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo. Dal 2017 al 2020 l’ufficiale ha ricoperto il ruolo di comandante provinciale dei carabinieri di Frosinone. Tre anni di attività investigativa e operativa intensi e che hanno portato all’individuazione di due presunti assassini e all’accelerazione nelle indagini sull’omicidio di Serena Mollicone.
Chi è Fabio Cagnazzo
Una figura di spessore quella dell’ufficiale aversano, cresciuto nelle più storiche caserme d’Italia, figlio e fratello d’arte: il padre Domenico, già vice comandante generale dell’Arma e generale di Corpo d’Armata, fu colui che catturò Totò Riina. Il fratello gemello Massimo, anch’egli colonnello mentre un terzo fratello, Salvatore, è stato capo ufficio Cerimoniale del Comando Generale. Una sorta di pedigree familiare che lo ha portato a una carriera fatta di successi.
Omicidio Vassallo: le indagini e gli arresti
A chi andava a fargli visita nel suo ufficio di viale Mazzini a Frosinone era sovente mostrare i tanti encomi ricevuti per aver arrestato criminali di spessore: Vincenzo Capone, inserito nell’elenco dei cento latitanti più pericolosi d’Italia e referenti di spicco del clan napoletano dei Crimaldi; Modestino Pellino, capo zona del clan Moccia; Stefano Ronga braccato a Formia e capofila del clan Ranucci. E poi c’è stato lui, l’inafferrabile Pasquale Vargas del clan dei Casalesi e ‘stanato’ in un condominio di Giugliano in Campania. E infine i fratelli Russo. Gli ha dato la caccia per 15 anni cominciando da giovane capitano quando comandava la compagnia dei carabinieri di Nola.
Le dichiarazioni
Queste le parole di Cagnazzo, in merito alla pubblicazione delle notizie relative al suo arresto: “Come ho riferito nell’immediatezza al mio Legale di fiducia Avv. Ilaria Criscuolo, l’Atto Garantito per me è una liberazione perché per oltre 10 anni ho convissuto con una spada di Damocle sul capo, a causa di accuse del tutto infondate e frutto di mere illazioni e suggestioni che saranno finalmente e definitivamente chiarite, nonché a causa della devastante gogna mediatica che ne è conseguita. Tutto ciò – aggiunge Cagnazzo – ha irrimediabilmente minato la mia serenità familiare e la mia carriera. Ora potremo discutere di tutta la vicenda nelle sedi opportune. Sono serenissimo e come sempre a disposizione della Giustizia“.