Perché le carceri minorili vanno chiuse

RMAG news

Nelle carceri italiane l’attitudine vendicativa sta cancellando la funzione rieducativa richiamata in Costituzione. Le condizioni di vita sono insostenibili: il tasso di sovraffollamento è ormai del 130% con 61.800 persone attualmente detenute, numero che continua a crescere insieme a quello degli atti di autolesionismo e dei suicidi.

Dall’inizio dell’anno 72 persone detenute e 7 agenti si sono tolte la vita, ma di fronte a questa drammatica situazione, la risposta istituzionale continua ad essere il maggiore ricorso alla carcerazione preventiva, l’introduzione di nuovi reati e l’inasprimento delle pene. Si riduce il ricorso alle pene alternative e si cancella ogni progettualità mirata al reinserimento sociale e lavorativo. E quanto ciò abbia gravi conseguenze ce lo dicono due numeri: a fronte di un tasso di recidiva generale del 70% torna a delinquere solo il 2% di chi è in possesso di un contratto di lavoro.

La situazione è ancora più odiosa negli istituti minorili. Le celle dovrebbero essere sempre una misura residuale, a maggior ragione per persone minorenni. Invece sono attualmente 570 le persone recluse nelle strutture detentive rispetto ai 496 di dicembre 2023 e ai 381 di dicembre 2022. L’ordinamento prevede altre possibilità che vanno intese come prioritarie, a cominciare dalla messa alla prova, volutamente ignorate. Il governo Meloni ha incentivato il ricorso alla carcerazione dei minorenni, in particolare in forma di misure cautelari e di esclusione dalla messa alla prova per diverse tipologie di reato, attraverso il Decreto “Caivano” del settembre 2023, mentre nessun reale investimento è stato fatto sulla prevenzione e sul rafforzamento dei percorsi alternativi alla detenzione. Il Ddl sulla “sicurezza”(ddl 1660) presentato dai Ministri Nordio, Crosetto e Piantedosi va nella medesima direzione securitaria e radicalizza ancora la situazione, prevedendo lunghe pene per chi occupa immobili o effettua un blocco stradale, come per chi protesta in carcere o nei Cpr anche in maniera non violenta e per le donne incinte e le madri con figli di meno di un anno.

Insomma, si va in direzione esattamente opposta a quella che richiederebbe il buonsenso e la più elementare civiltà: un’amnistia per i reati sotto i 3 anni e l’abolizione delle norme crea-detenuti come la legge Bossi-Fini in tema di immigrazione e la legge Fini-Giovanardi in materia di sostanze stupefacenti sono provvedimenti da attuare immediatamente per contrastare il sovraffollamento. La centralità dell’approccio educativo ha reso per molto tempo il sistema della giustizia penale minorile italiano uno dei più avanzati in Europa e l’involuzione alla quale stiamo assistendo non è accettabile. Le problematiche complesse e multifattoriali che i ragazzi e le ragazze vivono vengono patologizzate e catalogate come devianza mentre la risposta, prevalentemente punitiva, continua a essere inadeguata. Il risultato è quello di accrescere il senso di frustrazione e di rabbia, che spesso sfociano in atti di violenza, rendendo invivibile il contesto carcerario sia per le persone detenute che per il personale. Casal del Marmo è la dimostrazione emblematica di tutto ciò. Le proteste che in questi mesi hanno interessato il carcere minorile di Roma, come di altre città italiane, sono la conseguenza di scelte politiche che hanno aumentato il senso di esclusione, solitudine e disperazione di chi si trova ad avere nella detenzione l’unica risposta da parte della società.

Chiediamo di mettere all’ordine del giorno nelle aule parlamentari il tema urgente della chiusura delle carceri minorili, da sostituire con percorsi alternativi incentrati sui ragazzi e le ragazze e non sulla cancellazione del loro presente e di ogni possibilità di futuro. Facciamo appello a politici, intellettuali, organizzazioni sociali e di movimento, a giuristi e accademici, a tutte le persone e le realtà organizzate che hanno a cuore la democrazia di questo Paese affinché si levi forte la voce di chi la reclusione e il carcere li vuole ridurre fino all’estinzione e non moltiplicarli, a cominciare da quelli per i minorenni.

I primi firmatari: Luigi Manconi, Ilaria Salis, Francesca Ghirra, Ilaria Cucchi, Arturo Salerni, Alessandro Luparelli, Caterina Pozzi, Claudio Marotta, Simona Maggiorelli, Andrea Catarci, Chiara Cacciotti, Massimiliano Smeriglio, Giovanna Cavallo, Mario Pontillo, Rita Vitale, Christian Raimo, Roberto Eufemia, Carla Baiocchi

Associazioni: A Buon Diritto Onlus, Arpjtetto ets, Casa dei diritti sociali, Cnca, Spint time labs, Il Cammino, Folias, Parsec Consortium, Acquario 85, Il Trattore, il Pungiglione, Magliana 80, Programma Integra, Kairos soc. coop. soc. arl Onlus.

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