Petilia Policastro, l’ex sindaco Nicolazzi condannato per violenza sessuale

Petilia Policastro, l’ex sindaco Nicolazzi condannato per violenza sessuale

Il Quotidiano del Sud
Petilia Policastro, l’ex sindaco Nicolazzi condannato per violenza sessuale

L’ex sindaco Nicolazzi condannato per violenza sessuale e altro. Condanne anche a ex amministratori e dipendenti comunali, funzionari Asp e imprenditori

PETILIA POLICASTRO (CROTONE) – Il Tribunale penale di Crotone ha condannato a 6 anni e 6 mesi di reclusione l’ex sindaco di Petilia Policastro Amedeo Nicolazzi per violenza sessuale, concussione, peculato e omissione d’atti d’ufficio. Sono in tutto 11 le condanne disposte dai giudici nel processo scaturito da un’inchiesta che nell’aprile 2021 travolse il Comune, poi commissariato in seguito alle dimissioni della maggioranza dei consiglieri, perché coinvolse anche ex amministratori e dirigenti dell’ente oltre che funzionari dell’Asp e della polizia locale accusati di una serie di reati contro la pubblica amministrazione.

L’EX SINDACO NICOLAZZI E LA VIOLENZA SESSUALE: LE PAROLE SONO IMPORTANTI

Ma il reato più grave era senz’altro quello contestato a Nicolazzi, nei cui confronti il pm Alessandro Rho aveva chiesto 8 anni e mezzo. «Le parole sono importanti. Ho sentito parlare di “avance” ma è poco dignitoso nei confronti della persona offesa. Non furono avance. Fu un atteggiamento sessualmente sguaiato, da parte di un sindaco che abusava della sua qualità e che approfittava del condizionamento morale di una donna, nonostante i suoi rifiuti. In quelle intercettazioni ci sono nove “no” consecutivi». Il pm, nella sua requisitoria, aveva citato Nanni Moretti per meglio illustrare la condotta di cui rispondeva l’ex sindaco nei confronti del quale aveva chiesto 8 anni e 5 mesi. Inequivocabile, secondo la ricostruzione dei carabinieri avallata dal pm Rho, la scena materializzatasi nella stanza dell’ex sindaco, che aveva dato là appuntamento a una donna che si era rivolta a lui, facoltoso imprenditore oleario, per un aiuto al figlio.

Le intercettazioni documentano «la chiusura della porta, il fatto che lui si siede sul divano e si sincera che nessuno possa vederli – ha detto il pm – e, noncurante dei rifiuti della donna, le tocca il seno e ruba baci». Sorvoliamo, per evitare cadute di stile, sulle «frasi esplicite» captate dalle intercettazioni e riproposte in aula. Ma è il caso di evidenziare la sottolineatura, da parte del pm, dell’espressione «ti aiuto se ci tieni a me», da cui si ricaverebbe «l’abuso della funzione di sindaco che promette un posto di lavoro presso un ente controllato dal Comune in cambio della sua soddisfazione sessuale».

L’EX SINDACO NICOLAZZI E LA VIOLENZA SESSUALE

Il pm, ripercorrendo le analoghe accuse emerse in ulteriori procedimenti a carico di Nicolazzi, che avrebbe vessato almeno altre due donne, ha sottolineato che «era abitudine e costume dell’ex sindaco non solo il peculato e i tentativi di far togliere le multe agli amici con doni di olio e castagne, ma anche quello di promettere posti di lavoro in cambio di prestazioni sessuali».

Nicolazzi è stato anche dichiarato in perpetuo interdetto dai pubblici uffici nonché dalla tutela, curatela e amministrazione di sostegno; è stato anche dichiarato, sempre in perpetuo, incapace di contrattare con la pubblica amministrazione. Inoltre, è stato condannato al risarcimento, da liquidare in sede civile, della vittima di violenza sessuale, alla quale dovrà corrispondere una provvisionale immediatamente esecutiva di 5mila euro.

Tutto nasce da una costola di una maxi indagine condotta dalla Dda di Catanzaro, che monitorava Nicolazzi, già iscritto nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa, nell’ambito del procedimento che nei mesi precedenti aveva portato all’operazione Eleo. I pm Antimafia ravvisarono anche ipotesi di reato di competenza della Procura ordinaria di Crotone, alla quale inviarono gli atti.

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GLI ALTRI IMPUTATI

I giudici hanno disposto anche condanne a 3 mesi per l’ex assessore ai Lavori pubblici ed ex vicesindaco Vincenzo Ierardi (per il quale il pm chiedeva 4 mesi); a 2 anni e 10 mesi per l’ex componente dello staff del sindaco Marilena Curcio (3 anni); a 6 mesi per il tecnico comunale Sebastiano Rocca (4 mesi); a 2 anni per il direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Asp di Crotone Domenico Tedesco (2 anni); a 3 anni per l’imprenditore Palmo Garofalo (3 anni); a 2 anni e 10 mesi per l’ex consigliere comunale Antonio Curcio (1 anno e 10 mesi); 8 mesi ciascuno per i vigili urbani Pierino Lucente (1 anno) e Marta Costanzo (8 mesi); 1 anno e 10 mesi ciascuno per gli ispettori dello Spisal dell’Asp Antonio Aloe e Francesco Tilelli (1 anno e 8 mesi).

LE ACCUSE

Erano vario titolo accusati di peculato, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale, omissione d’atti d’ufficio, soppressione, distruzione e occultamento di atti. L’accusa di peculato, contestata anche al sindaco, è riconducibile a una vicenda di generi alimentari destinati ai bisognosi ma, in violazione di una convenzione col Banco delle opere di carità, distribuiti a fini elettoralistici, anche a personaggi legati alla criminalità organizzato. Ma ci sarebbe stato anche il tentativo di far togliere una multa ad un imprenditore vicino al sindaco in cambio di consegne di olio e castagne al dirigente Asp, ipotesi nuovamente derubricata. Le dazioni di olio e castagne per chiudere un occhio, clamorosamente filmate dagli inquirenti, non rientrano più nel reato di corruzione, in seguito alla legge cosiddetta Spazzacorrotti, ma nell’omissione di atti d’ufficio, non nell’abuso d’ufficio ormai abrogato, in cui un gruppo di condotte contestate erano state prima riqualificate.

Gli ispettori Asp, in particolare, erano accusati di aver falsamente attestato di aver eseguito un sopralluogo in un cantiere favorendo un’impresa secondo condizioni pattuite nell’ambito di un accordo illecito insieme al dirigente Tedesco omettendo di rilevare un appalto illecito che implicava il pagamento di relative sanzioni, ma anche occultando un verbale d’ispezione.

DIFESA E PARTE CIVILE

Si erano associati alle richieste del pm le parti civili: il Comune di Petilia, assistito dall’avvocato Giovanni Staglianò, e la vittima di violenza sessuale e concussione, assistita dall’avvocata Patrizia Covelli. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Vincenzo Ioppoli, Vincenzo Cardone, Giovambattista Scordamaglia, Francesco Garofalo, Renzo Cavarretta, Aldo Truncè, Antonio Ierardi, Mariana Antonella Garofalo, Mariano Salerno. Hanno avuto a disposizione tre udienze per tentare di smontare l’impianto accusatorio che ha sostanzialmente retto.

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