Toti in cella e lo schiavista di Latina libero: è più pericoloso il governatore o chi ha sfruttato fino alla morte Satnam?

RMAG news

La carcerazione preventiva di una persona è esclusa dalla Costituzione italiana. Precisamente dall’articolo 13, che ammette l’arresto in assenza di condanna solo per casi gravi stabiliti dalla legge. Diciamo: in casi straordinari. La legge ammette l’arresto prima del processo solo se c’è il rischio di fuga (ma ormai questo rischio praticamente è inesistente) o di inquinamento delle prove (ma in questo caso l’arresto dovrebbe limitarsi a pochi giorni) o se c’è il rischio di ripetizione del reato. Non bisogna laurearsi in giurisprudenza né in filosofia per capire che la questione è solo in quella domanda: in presenza di indizi di colpevolezza molto gravi (e solo in questo caso) esiste o no il rischio che l’imputato commetta nuovi delitti analoghi a quello per il quale è sotto inchiesta?

Prendiamo due casi recenti. Quello del governatore della regione Liguria Giovanni Toti e quello dell’imprenditore di Latina che pagava 4 euro, per ogni ora di lavoro, i dipendenti che reclutava attraverso il “caporalato”, e che ha lasciato uno dei suoi braccianti morire con un braccio amputato e il corpo sanguinante, abbandonandolo di fronte alla baracca dove viveva, col braccio mozzo sistemato in una cassetta della frutta. Toti è accusato di avere accettato un finanziamento di 75 mila euro – regolarmente denunciato – come sostegno alla campagna elettorale del suo gruppo. L’imprenditore di Latina non sappiamo di cosa sarà imputato, sappiamo che da cinque anni c’era su di lui un’indagine per sospetto “caporalato” (cioè supersfruttamento dei lavoratori) e sappiamo che è sospettato di non aver fatto nulla per salvare la vita del giovane immigrato indiano Satnam Singh, che se fosse stato soccorso in tempo (dopo essere stato travolto da una macchina agricola del suo datore di lavoro) si sarebbe con ogni probabilità salvato. Satnam Singh era senza permesso di soggiorno, e perciò ricattabile anche perché la legge, in Italia, prevede per gli immigrati il reato di “clandestinità”.

Ci conoscete. Noi non invochiamo mai il carcere per nessuno. Siamo per l’abolizione delle prigioni. Quindi la discussione non è sul mancato arresto dell’imprenditore. È su una questione di principio: nella nostra società qual è la gerarchia dei reati? Cioè quali sono considerati i reati più gravi e quali i reati bagatellari? Dalla vicenda Toti-Latina capiamo una cosa evidente: pezzi importanti della magistratura, in particolare delle Procure, ritengono qualunque reato che riguardi i politici molto più grave degli altri reati e in particolare dei reati contro la persona. E così succede che un traffico di influenze o un voto di scambio è considerato un reato più pesante e infamante di un reato come ad esempio lo stupro (se lo stupratore fa parte della società alta è molto difficile che sia arrestato) o di delitti che comportano la morte della vittima (specie se la vittima è un immigrato irregolare). Non a caso in questi anni a Latina si sono svolti e conclusi molti processi contro i politici (la maggioranza assolti) mentre è rimasta ferma l’indagine per caporalato. (Tradotto, vuol dire: il nostro compito è bastonare i politici, e delle eventuali sopraffazioni sugli immigrati ce ne possiamo anche fregare: quelli sono negri o qualcosa di simile).

Questa è la vergogna. Contro la quale mi pare nessuno si muova. Né i giornali né la politica. Forse Nordio ha mandato gli ispettori a capire perché l’indagine sul caporalato fosse ferma da cinque anni? No. Non è stato neanche sfiorato dall’idea. Forse qualcuno nel governo ha pensato che bisogna dare il permesso di soggiorno ai migranti clandestini che lavorano nei campi, per sottrarli alla schiavitù? No, nessuno. A loro va bene così: che il basso Lazio ( e, certo, non solo il basso Lazio) assomigli sempre di più all’Alabama degli anni cinquanta. L’accusa principale contro Toti (rimbalzata in tutti talk show) è di essere andato a parlare con l’imprenditore Spinelli su uno yacht. Il reato consiste nella violazione delle norme dello “Stato etico”. Perciò è intervenuta la magistratura in emulazione della polizia morale che agisce in Iran. Il problema è che stanno costruendo non solo uno “stato etico”(che è l’anticamera dello Stato Autoritario), ma stanno costruendo uno stato etico fondato su un’etica orrenda ( e, secondo me, fascista). Questa: “È reato far politica, è permesso assoggettare gli schiavi”. E poi continuate a dire: “Io ho fiducia nella magistratura!”. Ma come fate? Sicuro che siete in buona fede?

P.S. L’Anm pugliese si è scagliata contro i giornali che si lamentavano per il fatto che un imputato (politico, naturalmente) si è trovato in Cassazione, nella sezione che deve giudicarlo, il Pm che lo fece arrestare. Una specie di fiaba dell’orrore, come le più aspre dei fratelli Grimm. L’Anm dice che denunciare questa follia equivale a spargere discredito verso la magistratura. E stigmatizza i giornali poco ossequienti. Sicuro che sono in buonafede?

 

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