Vincenzo Urbisaglia suicida in carcere a 81 anni, arrestato per il presunto omicidio della moglie: “Non era lucido”

RMAG news

Vincenzo Urbisaglia aveva 81 anni, è l’ultima vittima delle carceri italiane. Detenuto a Potenza, è stato trovato privo di vita nella sua cella verso le 23:15 di domenica 7 luglio: causa della morte il soffocamento dovuto all’ingerimento di corpi estranei, con i tentativi di personale sanitario e polizia penitenziario che si sono rivelati inutili.

Urbisaglia il 53esimo detenuto che si toglie la vita in carcere da inizio anno, a cui vanno aggiunti anche i sei agenti di penitenziaria morti suicidi.

L’anziano era in carcere con l’accusa di omicidio: avrebbe infatti ucciso la moglie Rosetta Romano, 73 anni, venendo tratto in arresto il 30 giugno scorso, nella loro casa di Maschito, in provincia di Potenza. L’omicidio sarebbe avvenuto al culmine di una lite, quando Urbisaglia, operatore ecologico in pensione, avrebbe soffocato la donna. Nei giorni scorsi, come ricorda l’AdnKronos, è stata effettuata l’autopsia per verificare con certezza la causa del decesso, anche perché Urbisaglia non aveva confessato: ai giudici aveva spiegato che la moglie aveva accusato un malore dopo la lite. La coppia aveva due figli che vivono fuori dalla Basilicata.

Era però stata respinta l’istanza di scarcerazione per attenuare la misura detentiva sostituendola con gli arresti domiciliari, nonostante l’età avanzata dell’uomo.

Secondo Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Spp, a molti è “apparso subito evidente” che l’anziano ultraottantenne “non fosse molto lucido, per cui in carcere non era proprio indicato”. Come ricorda Repubblica, Urbisaglia era in una condizione di agitazione già prima del delitto, tanto che il medico curante gli aveva prescritto dei tranquillanti.

Questa è l’Italia dei controsensi in cui chi uccide una donna sulle strisce, senza patente, va ai domiciliari”. Secondo Di Giacomo “questo caso dimostra chiaramente che vi è bisogno di rivedere il sistema di accesso al carcere”. aggiunge Di Giacomo. “Siamo abbandonati a noi stessi, le carceri stanno vivendo il peggior momento nella storia della Repubblica, la politica sta dando il peggio in termini di incapacità di analisi e risoluzioni di un problema che è sotto gli occhi di tutti. Il rispetto per le vita non interessa alla politica come le condizioni disumane in cui si vive nelle carceri italiane sia per i detenuti che per gli operatori penitenziari. In qualsiasi altro Stato – denuncia Di Giacomo – le dimissioni del ministro Nordio e del sottosegretario Delmastro sarebbero state automatiche da noi sembra quasi un merito non essere capaci di trovare soluzioni. Nel frattempo ci aspetta un estate di rivolte, fughe di massa e vite spezzate sia tra i detenuti che tra gli agenti“.

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