Chi era Denis Bergamini: com’è morto l’ex calciatore del Cosenza, la fidanzata Isabella Internò condannata, l’autopsia, il movente dell’omicidio

RMAG news

Denis Bergamini fu ritrovato quasi 35 anni fa sulla stradale 106 Jonica, in provincia di Cosenza. Calciatore, centrocampista. La sua morte destò sconcerto non solo nell’ambiente calcistico. La famiglia non credette mai alla prima ipotesi: quella de suicidio, del calciatore che si era buttato sotto un camion che lo aveva trascinato per decine di metri. Il caso è stato riaperto nel 2011 e nel 2017 per la pressione dei parenti e dei compagni di squadra dell’atleta. Isabella Internò, ex fidanzata del calciatore, è stata condannata a 16 anni per concorso in omicidio volontario, dalla Corte d’Assise. “Dedico questa sentenza ai tifosi del Cosenza calcio e alla città tutta, a mio padre che non c’è più, a mia madre e ai miei figli che hanno sempre sperato nella giustizia”, il commento della sorella di Bergamini, Donata.

Donato Bergamini detto Denis era nato ad Argenta, in provincia di Ferrara nel settembre 1962. Aveva cominciato la sua carriera calcistica nei primi anni ’80 in serie D. Fu acquistato dal Cosenza, Serie C1, nel 1985. I rossoblù tornarono in serie B dopo 24 anni nella stagione 1987/1988. Bergamini giocò la sua ultima partita nel novembre del 1989. Contro il Monza. Fu ritrovato il 18 novembre 1989 sulla statale 106 Jonica, nei pressi di Roseto Capo Spulico. Le testimonianze della fidanzata e dell’autista avvallarono l’ipotesi del suicidio. Internò, con la quale in quei giorni la relazione si era interrotta, raccontò che quel giorno ebbe un violento litigio con il compagno in una piazzola di sosta sulla statale 106 e che sconvolto il fidanzato si tuffò sotto un camion.

Il giallo della morte di Bergamini

Le indagini furono archiviate: Bergamini si era gettato sotto le ruote di un camion in corsa carico di agrumi, il corpo trascinato per una sessantina di metri. Il camionista fu assolto dall’accusa di omicidio colposo nel 1992. I compagni di squadra raccontarono che il giorno del ritrovamento Bergamini era con loro al cinema. Alcuni dissero che se ne andò all’improvviso con due persone, altri che ricevette una telefonata che lo lasciò visibilmente turbato. A non convincere, oltre alle sensazioni di familiari e colleghi per il carattere di Bergamini, il fatto che sul corpo non vennero ritrovate ferite compatibili con una dinamica come quella descritta. Ovvero: investimento e trascinamento per decine di metri. Quel giorno era piovuto ma sul corpo non c’erano tracce di fango, le scarpe erano pulite e l’orologio funzionava perfettamente.

I vestiti che la vittima indossava non furono neanche mai analizzati. La perizia che nel 1990 effettuò il medico legale Francesco Maria Avato riportava ancora altri dettagli: tortura ed evirazione. La stessa analisi riportava che Bergamini era già morto prima del presunto investimento. Dopo una mobilitazione di familiari e compagni di squadra, l’inchiesta venne riaperta nell’estate del 2011. Due nuove perizie dei RIS di Messina e dei medici legali Roberto Testi e Giorgio Bolino riportarono l’attenzione sulle ferite sul corpo di Bergamini, non compatibili con un impatto e il trascinamento di un camion che viaggiava a velocità sostenuta. Secondo la seconda perizia, il corpo era stato adagiato. Le indagini non portarono ad alcuna svolta ma nel 2017 il caso fu riaperto, il cadavere riesumato e l’autopsia confermò che Bergamini era stato ucciso prima di essere gettato sotto il mezzo pesante.

La condanna di Isabella Internò per la morte di Bergamini

La Procura aveva chiesto una condanna a 23 anni per l’ex fidanzata di Bergamini, indagata per concorso in omicidio volontario. Il movente ricostruito ipotizza che la donna incinta fosse stata lasciata da Bergamini, che non avrebbe voluto sposarla. Internò si dichiara innocente. Ha 55 anni. “Voglio solo dire che sono innocente e non ho commesso niente. Lo giuro davanti a Dio. Dio è l’unico testimone che non posso avere al mio fianco”, le ultime frasi prima della sentenza, che è stata letta dopo otto ore di camera di consiglio. I giudici hanno ridimensionato la richiesta dell’accusa, 23 anni, concedendo le attenuanti prevalenti sulle aggravanti. Migliaia le persone che hanno atteso la sentenza all’esterno del tribunale. Cori e striscioni, alcuni compagni di squadra compreso l’ex Juventus Michele Padovano.

Internò ha assistito alla lettura della sentenza di primo grado in aula, era accompagnata dai suoi legali e dal marito. Ha avuto un malore. Ancora ignote le altre persone che la sentenza ipotizza abbiano partecipato all’omicidio, i presunti esecutori dell’omicidio. La donna non ha mai subito cautelari e resterà libera fino a sentenza definitiva. È stata condannata all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dei diritti civili per la durata della pena. Secondo i periti Bergamini è morto per “asfissia da compressione”. Forse soffocato con una sciarpa o una busta di plastica. “Se i magistrati di oggi ci fossero stati all’epoca della morte di Denis, non saremmo stati qua 35 anni dopo”, il commento dell’avvocato della famiglia Bergamini Fabio Anselmo. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni.

Please follow and like us:
Pin Share