Qual è il problema della sinistra: liberarsi di Conte

RMAG news

La sinistra ha davanti a sé un problema evidente e deve risolverlo. Si chiama Conte. Avvocato un tempo non molto conosciuto, giurista che ha ottenuto la cattedra grazie al suo capo ufficio, politico nominato tale dall’ex ministro Bonafede, privo di qualunque biografia politica fino alla soglia dei sessant’anni, oggi punto di riferimento di una certa fascia di popolo, non grande, che pur essendo qualunquista non ama la destra.

Voi dite: e un personaggio così rasoterra perché dovrebbe fare paura alla sinistra? Perché Giuseppe Conte – amico di Trump e forse anche di Salvini con il quale preparò un decreto per perseguitare i migranti – è finito, per i misteriosi intrighi che ogni tanto la storia si diverte a inventare, a capo di un movimento di sinistra, erede del grillismo, pacifista, antifascista. Che conserva al suo interno una forte componente giustizialista, ma che non ne fa più l’asse portante della propria identità. Parlo dei 5 Stelle.

Il problema che ha la sinistra è questo. Come liberarsi di Conte senza per questa ragione rompere coi Cinque Stelle. Non avrebbe senso rompere con un partito che ha al suo interno una discreta forza di rottura, del tutto compatibile con il socialismo. Ma certo è impossibile proseguire una azione politica che tenda ad andare in profondità nel riformismo e ad opporsi alla spinta reazionaria e fascista che alimenta l’attuale maggioranza, senza prima liberarsi di una componente qualunquista e oggettivamente di destra. Cioè – e siamo sempre lì – della leadership di Conte. Finora il Pd non ha preso di petto il problema. Ha cercato vie d’uscita diplomatiche. Contorsioni. Che però alimentano l’ambiguità e non hanno sbocco. Conte è esattamente quello che si chiama il cavallo di Troia, e l’unico modo per salvarsi è metterlo fuori dalle mura.

Del resto la sua è una vicenda singolarissima da tutti i punti di vista. È il primo leader politico della storia la cui forza consiste nel non essere esistito fino a 55 anni. E nell’essersi poi scoperto improvvisamente prima filo-leghista e immediatamente dopo estremista di sinistra e pacifista. In modo del tutto asettico, fluido, trasparente. (Trasparente non nel senso di limpido, ma di inconsistente, incapace di fermare la luce o la vista). L’inconsistenza e l’assenza di storia e di personalità e di sapere politico sono state la sua forza.

È nato come esponente politico grazie a queste sue caratteristiche: la Lega e Grillo cercavano un personaggio che non fosse in contrasto con niente. Una nuvola. Lo hanno acchiappato per questo. Gli serviva il nulla ben pettinato per fare un premier- zero, e hanno scelto, credo, il migliore da questo punto di vista. Quando poi Conte, scalciato via da Salvini che voleva prendere il suo posto, fu scelto dal M5Stelle come leader del movimento, fu costretto a imparare in fretta un po’ di frasi di sinistra, dette così, alla rinfusa. Gli consegnarono un partito molto robusto. Il più forte d’Italia. Forse, in termini numerici, il più forte d’Europa. Aveva più del 34 per cento dei voti. Una struttura interna complicata, ma altamente democratica. L’ideologia del partito era la partecipazione dal basso e il giustizialismo. La partecipazione dal basso è stata del tutto cancellata.

Oggi il M5Stelle è il partito più personale che esista in Italia. Non esiste nemmeno il filo di un sospetto di democrazia interna. Il Congresso è in corso ma la discussione è proibita. La partecipazione è intorno al 2 per cento degli iscritti. La struttura del partito non è eletta ma interamente nominata dal capo. Quella centrale e quella periferica. Grillo è stato emarginato e insolentito. Il 34 per cento dei voti si è diviso per tre e anche di più. Oggi il movimento viaggia sotto al 10. La sua azione politica è tutta costruita su un solo obiettivo: danneggiare il Pd e in particolare colpire la leadership di Elly Schlein. Non è mai successo nella storia che un segretario di partito perda più di due terzi del suo elettorato e resti la suo posto.

Che fare? Per la sinistra liberarsi di Conte è prioritario. È il primo passo per la ricostruzione. Non si costruisce la sinistra di governo con una stampella qualunquista. Si costruisce su delle idee, credo su idee socialiste e libertarie, ma non sta a me dire questo. Altrimenti si mette su un accrocco di potere senza prospettive e senza anima. Metter Conte alla porta costerà qualche sconfitta elettorale? Forse sì, forse no. Ma restare con Conte vuol dire radere a zero ogni speranza. Consegnare il paese a Lollobrigida.

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