“Il Pd faccia scelte per battere la destra, altri lavorano per dividere”, parla Chiara Braga

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Chiara Braga, Presidente del Gruppo PD alla Camera dei deputati: Pace, lavoro, autonomia differenziata, giustizia sociale. Si prepara un autunno caldissimo. Quali le priorità per il PD e il centrosinistra, sia in Parlamento che nel Paese?
In verità non ci siamo mai fermati perché dal bel risultato delle Europee abbiamo subito messo in campo idee e temi per costruire l’alternativa e battere la destra. La segretaria Schlein alla ripresa ha individuato 5 priorità, cinque punti irrinunciabili: una sanità pubblica che garantisca a tutte e tutti il diritto alla salute e alle cure; una scuola e un’università che non lascino indietro nessuno e che siano i veri generatori di futuro del Paese; un lavoro giusto e un reddito dignitoso; una politica industriale che faccia della conversione ecologica un valore aggiunto; stessi diritti civili e sociali per tutte e tutti. C’è molto da fare ma siamo impegnati a costruire nel paese prima ancora che nel palazzo un’altra idea di società.

Elly Schlein ha molto insistito sull’importanza dell’essere uniti. Ma cosa differenzia questa sottolineatura dall’annoso e ripetitivo dibattito sul “campo largo”? E in questo campo vorrebbe rientrare Matteo Renzi. Non c’è il rischio di un’ammucchiata respingente?
Siamo la principale forza di opposizione, non mettiamo veti e lavoriamo per unire e battere le destre, se altri lavorano a dividere, a noi che guidiamo spettano le scelte che più possono aiutarci a vincere. Noi siamo convinti che se rimaniamo sui temi possono convergere più visioni e la sintesi può essere solo migliore delle premesse. Non giriamoci intorno, i cittadini ci chiedono di lavorare insieme per dire basta alla precarietà, difendere la sanità pubblica dai tagli, la scuola per tutti da una visione punitiva e poi mettere in campo politiche di sviluppo che non solo ci facciano stare al sicuro con le regole di Bruxelles, ma che guardino al domani e alla crescita, alle grandi trasformazioni che la transizione ecologica e digitale stanno determinando in tutti i settori. Insomma, insieme non per il piccolo cabotaggio, ma per una grande traversata verso un futuro più sicuro e una società più giusta.

A proposito di referendum. Quello sulla cittadinanza ha raccolto e superato in pochi giorni le 500mila firme. Titolava l’Unità: “Il referendum si farà. Italia scegli: xenofobia o diritti e fraternità”.
Direi anche qui la parola chiave è “futuro”. Pensiamo di poter vivere in un paese dove 550 mila bambini e ragazzi vivono come i loro coetanei italiani ma non sono considerati tali? Possiamo vivere in un paese a natalità sottozero e rifiutare la cittadinanza a chi è nato da genitori non italiani ma che comunque vivono e lavorano e contribuiscono alla crescita dell’Italia? Non esistono cittadini di serie A e di serie B neanche per la cittadinanza. E dove tutti sono cittadini con eguali diritti, non c’è posto per xenofobia e razzismo. La nostra proposta di legge prevede sia lo ius soli temperato, per chi nasce in Italia da genitori legalmente residenti nel nostro Paese da almeno un anno, sia lo ius scholae perché la scuola è di fatto il luogo dove si diventa italiani, il luogo dove si apprendono le regole dello stare insieme e del rispetto reciproco.)

Il 2024 è stato un anno elettorale. Non ancora concluso: a novembre si vota in Emilia-Romagna, Liguria e Umbria. Divisi si perde: i 5Stelle, lacerati dal dibattito interno, hanno imparato la lezione? I segnali sono quantomeno contraddittori.
I Cinque stelle stanno attraversando una fase non facile, e noi siamo rispettosi delle vicende interne di tutti i partiti. L’esercizio della democrazia ha dei pesi e dei costi e i percorsi non sono sempre lineari. Tuttavia, non possiamo non vedere che queste dinamiche interne rischiano di mettere in discussione un percorso comune che ha un obiettivo grande anche nelle sue varie tappe. Riaffermare il buon governo in Emilia-Romagna con De Pascale; rompere con il sistema di potere organizzato intorno a Toti in Liguria con l’autorevole candidatura di Orlando; sconfiggere la destra scrivendo una nuova pagina in Umbria con Stefania Proietti: sono obiettivi che devono tenerci uniti perché è in gioco la vita di milioni di cittadini. Sono a rischio servizi fondamentali, diritti di cittadinanza, manutenzione del territorio e sicurezza. Non possiamo abbandonarli ad una destra incapace e supponente, pasticciona e affarona. Tutte le forze dell’opposizione devono partire da questo obiettivo primario.

Due anni di governo delle destre. Che bilancio trarre? E il centrosinistra come ne esce?
Sono stati due anni complicati e difficili. Non possiamo negare che la situazione internazionale è drammatica: due conflitti alle porte di casa e le ricadute della pandemia disegnano un quadro inquietante e di difficile approccio. Ciò detto la destra non ha saputo affrontare in modo serio e risolutivo alcun dossier. Meloni in Europa ci ha isolato e la guida del G7 è stata solo una vetrina per sé stessa e qualche ministro a lei vicino. Nessuna delle promesse elettorali è stata mantenuta: dal taglio delle accise alla riforma delle pensioni. Ci regala 12 miliardi di debito l’anno. Le uniche riforme sono state di tipo sicuritario. Si è molto spesa invece per rafforzare il suo potere con il Premierato ed è disposta a tutto come ha dimostrato con la concessione alla Lega dell’Autonomia che distruggerà l’Italia. Per questo serve un’opposizione forte e unita, come ci chiedono i cittadini in tutte le occasioni pubbliche. E per questo il Pd non smetterà di lavorare sui territori per unire anche quando altri vorrebbero dividere: l’avversario è dall’altra parte. Perché il mondo brucia, la Meloni sfascia il paese e per dare risposte alle persone bisogna unire il centrosinistra.

La mattanza di Gaza. Riconoscere lo Stato palestinese. Se non ora, quando?
Di fronte alla tragedia che si sta consumando in Medio Orienta abbiamo più volte condannato la sproporzione della risposta israeliana all’ingiustificato e inaccettabile attacco del 7 ottobre. Abbiamo anche detto che solo la dottrina dei “due popoli due stati” può essere la condizione per riportare la pace in quell’area martoriata. Per questo con una nostra mozione abbiamo chiesto un impegno dell’Europa per il riconoscimento dello stato palestinese. In uno scenario geopolitico vasto e complicato, la risposta europea deve essere univoca e deve unire tutti gli Stati a chiedere un passo diplomatico che può contribuire a far tacere le armi e avviare una trattativa.

Il Medio Oriente, area cruciale per la sicurezza mondiale, è in fiamme ma la politica non sembra accorgersene
Diciamo che gli occhi di tutto il mondo sono puntati su quello spicchio di mondo ma quelli del governo italiano sono offuscati. Purtroppo, la debolezza e la marginalità dell’Italia rispetto alle dinamiche mondiali in questa fase impediscono di proporre una qualsiasi iniziativa. Questo è grave perché l’Italia ha sempre avuto un ruolo storicamente importante in Medio Oriente. C’è sempre stato un interesse di vicinanza e di affinità culturali e politiche con quell’area, nonché un impegno militare che oggi in Libano è al centro del mirino. Meloni e Tajani avevano avuto il mandato dal parlamento – grazie anche a una nostra mozione – per chiedere e lavorare al cessate il fuoco. Ma ogni volta si è presentata l’occasione, la premier e il governo italiano non sono stati in grado di affermare questa volontà. Bisogna far cessare il fuoco. Già a novembre abbiamo proposto una missione di pace sotto l’egida Onu. Serve un immediato riconoscimento dello Stato di Palestina e deve finire l’impunità per questa leadership di Israele. Per questo chiediamo che si fermino i bombardamenti verso il Libano, ma anche il lancio di missili di Hezbollah. Bisogna ridare voce alla diplomazia e alla politica, il diritto internazionale deve valere sempre. L’Europa deve recuperare voce e iniziativa e Il governo italiano deve fare la sua parte.

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