Nemesis, il boss diede l’ordine di votare per il sindaco

Nemesis, il boss diede l’ordine di votare per il sindaco

Il Quotidiano del Sud
Nemesis, il boss diede l’ordine di votare per il sindaco

Nemesis, il boss di Casabona diede l’ordine di votare il sindaco Francesco Seminario e gli affiliati si comportavano come fossero i padroni del comune

CASABONA – «Appoggia te e basta, ha dato disposizioni a tutta la famiglia». Famiglia di ‘ndrangheta, si intende. Francesco De Paola, presunto intermediario tra la ‘ndrina dei Tallarico e il sindaco Francesco Seminario, confermava in questi termini la stipula di un presunto patto elettorale politico-mafioso alla vigilia del voto dell’ottobre 2021. Perché “Luigi”, come viene detto in paese Carlo Mario Tallarico, presunto reggente del clan, «con noi è tranquillissimo». «Dopo le elezioni facciamo quello che dobbiamo fare», avrebbe quindi detto Seminario ratificando il pactum sceleris.

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NEMESIS, IL BOSS ORDINA DI VOTARE PER IL SINDACO: LE PRESSIONI

Le prime avvisaglie si hanno quando presunti affiliati contattano Seminario. Monitorano la data delle elezioni e fanno pressioni. Gli dicono di “ricordarsi” di loro, vanno in giro, soprattutto nella frazione Zinga, per chiedere sostegno ad Anselmo De Gaetano, poi divenuto assessore. «Tu lo sai a chi devi votare… noi dobbiamo votare Anselmo… quando ci sarà il sindaco li deve dare lui i soldi a noi, è finito il tempo di dire ora basta». Luigi Gagliardi, uno dei presunti affiliati, intercettato mentre si trovava agli arresti domiciliari, era insofferente rispetto alla rigidità della commissione straordinaria insediatasi dopo lo scioglimento per mafia del Comune, tra gli enti locali travolti dalla maxi operazione Stige. E non è un caso che De Gaetano sia il più votato, nonostante risieda nella piccola frazione. «Gliel’hai detto che non è mai successo? Che uno da Zinga ha preso più voti di Casabona…mo’ che esco mi deve fare assumere nel volontariato così sono libero la mattina», direbbe sempre Gagliardi rivendicato pretese. «Se Anselmo ha presto tutti questi voti è stato esclusivamente grazie a me». E ancora: «Il Comune mi prende! Ci ho già parlato con il sindaco».

L”IMMAGINE”

Ma a decidere i nuovi equilibri politici sarebbe stato il presunto reggente del clan, Carlo Mario Tallarico. Niente candidatura di un suo parente nello schieramento opposto in cambio di pacchetti di voti, in modo da assicurare un’”immagine”. De Paola ne avrebbe parlato col capo bastone disponibile a dirottare verso Seminario i consensi che sarebbe stato in grado di spostare. Uno dei candidati poi eletti in consiglio comunale, il direttore di banca Vincenzo Poerio, confermerebbe il potere elettorale del clan quando osserva che il presunto boss ha “proprietà enormi” e potrebbe pertanto condurre un’esistenza nel solco della legalità. « Non so se è il primo di Casabona ma insomma è uno che veramente ha tanta roba… se soltanto si mettesse a cercare di gestire».

I RISVOLTI

I risvolti pratici dell’intesa col clan? L’assunzione del sodale Giuseppe Pullerà presso la società Tecnew s.r.l., incaricata della raccolta dei rifiuti solidi urbani per conto del Comune, l’indebita assegnazione di lotti in area Pip a aziende dei Tallarico, l’assunzione della compagna di un altro affiliato in violazione della normativa sanitaria in era Covid perché sfornita di green pass e quella di Francesco Alessio, figlio del defunto capo clan Domenico Alessio e nipote di Carlo Tallarico, quale ingegnere dell’ente. Ma molti altri benefici sarebbero stati garantiti al clan in cambio di voti.

I “PADRONI”

Gagliardi, dai domiciliari, si sentiva il dominus dell’ente. All’assessore eletto grazie al sostegno del clan diceva di rivolgersi al sindaco e di “non fare niente” fino a quanto non sarebbe stato libero. «Da padroni stiamo diventando garzoni qua ora», sbottava.

«Se il Comune· può assumere ·una persona, il primo sono io». Altrimenti, commentava a colloquio con un interlocutore, sarebbe stato meglio «non mandare operai né pale a Zinga». Del resto, l’apporto del clan era stato notevole se la lista di Seminario, “Ripartiamo”, conseguì 941 voti, pari al 60,2% dei consensi, contro i 621, pari al 39,8%, di “Bene in Comune” che candidava a sindaco Domenico Capria.

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