Medicina di prossimità grande assente in Calabria

Medicina di prossimità grande assente in Calabria

Il Quotidiano del Sud
Medicina di prossimità grande assente in Calabria

L’allarme sulla medicina territoriale o di prossimità lanciato nell’incontro organizzato dal Comunità compente Calabria a Lamezia Terme

“La medicina di prossimità. Sconfiggere la povertà di salute in Calabria”. È questo il tema dell’incontro, organizzato da Comunità Competente Calabria, che si è svolto all’Oasi Bartolomea della Comunità Progetto Sud a Lamezia Terme. Rubens Curia, portavoce di Comunità Competente, ha spiegato il senso dell’incontro: «Se noi vogliamo che la sanità funzioni dobbiamo immaginare una filiera positiva: da una parte la sanità territoriale e dall’altra, e alla fine, c’è l’ospedale».

«Noi in Calabria abbiamo capovolto la situazione: abbiamo sempre parlato di ospedali senza discutere di sanità territoriale. Le prime conseguenze, non essendoci un’adeguata sanità territoriale, sono state l’intasamento dei pronto soccorso. Non è una situazione solo calabrese. Oggi, però, per fortuna, si parla di più di sanità territoriale. Il nostro obiettivo, sin da quando siamo nati, è stato quello di lavorare per rafforzare e potenziare la sanità territoriale. Per sanità territoriale, innanzitutto, intendiamo un nuovo ruolo del medico di medicina generale attraverso lo strumento delle Aggregazioni Funzionali Territoriali dove i medici, insieme, governano un ambulatorio dalle 8 del mattino alle 20 di sera, dal lunedì al venerdì. Abbiamo spinto perché in Calabria si creassero le AFT e piano piano in Calabria si stanno affermando».

Un deserto oltre alla già grave assenza di medicina di prossimità in Calabria

“Un altro aspetto da sottolineare – ha proseguito Curia – sono tutti quei presidi territoriali che sono svuotati: i consultori familiari, i centri diurni, i centri per alzheimer (CDCD), i centri di salute mentale. Dobbiamo rilanciare tutte queste attività. Inoltre abbiamo le risorse del PNRR e occorre puntare sulle case di comunità, gli ospedali di comunità e le centrali operative territoriali. Se mettiamo a regime tutto queste strutture possiamo superare quei deserti assistenziali territoriali di oggi. L’ospedale, invece, si deve dedicare agli acuti e alla ricerca. Non ad altro.

«Perché, se si è cittadini, si vive la medicina territoriale in prossimità? La Costituzione Italiana – ha affermato Don Giacomo Panizza – ci dice che abbiamo dei diritti e al contempo dei doveri. Ma riguardo alla medicina i doveri sono cogenti. È una specie di fraternità a non ammalarsi, fraternità a prendersi cura, “cittadinanza” ad avere un territorio, una vita del corpo, una vita delle famiglie, una vita del paese e della terra che portino salute e non malattie. La cittadinanza è l’aspetto della prossimità». E ha specificato: «La libertà e i diritti di ciascuno cominciano insieme a quelli degli altri per guardare avanti. Camminano insieme».

Monsignor Francesco Savino ha fatto riferimento ai principi di «uguaglianza, universalità, equità che sono alla base della legge istitutiva del SSN (legge 833 del ’78)». Poi ha affermato: «Occorre ripensare la cura, il sistema salute con la prossimità, la medicina territoriale e la telemedicina, le case di comunità e il comparto socio-sanitario».

«Abbiamo, sin dal nostro insediamento, ascoltato – ha affermato a conclusione degli interventi Ernesto Esposito, Sub Commissario al Piano di rientro – le istanze degli utenti del servizio sanitario regionale e dei cittadini. Aumentare i pronto soccorso non era la risposta adeguata e, così, i nostri sforzi si sono indirizzati sulla medicina territoriale. Puntando sui distretti territoriali e sugli operatori che, a vario titolo, sono coinvolti nella medicina territoriale: medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e specialisti ambulatoriali».

«L’accordo con i medici di base – ha aggiunto il Sub Commissario – risaliva al 2015. L’abbiamo riformulato e modificato e, ora, siamo in attesa di risposta dai Ministeri affiancanti. Gli altri due accordi con gli specialisti sono in fase di contrattazione con le organizzazioni sindacali. Riteniamo che per riorganizzare la medicina territoriale sia necessaria la concertazione con le associazioni di categoria e i sindacati».

Infine, il Sub Commissario al Piano di Rientro Esposito ha evidenziato: «Allo scopo di governare meglio le prenotazioni sulle liste d’attesa abbiamo creato un unico CUP regionale».

Hanno portato il loro contributo al dibattito Tonino Perna, già docente universitario e presidente “Last Twenty”, Maria Francesca Amendola, presidente regionale Arcat Calabria Odv, Giovanni Schipani, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta, del “Centro Comunitario Agape”, Rosellina Brancati, componente del coordinamento regionale Salute Mentale, Marina Galati, presidente “CNCA Odv”, Serafina Fiorillo, dirigente professioni sanitarie “AOU Dulbecco” di Catanzaro, Salvatore Barillaro, direttore distretto Asp di Reggio Calabria, Francesco Costantino, ingegnere, Domenico Minniti, direttore sanitario Azienda Zero, Mauro De Stefano, “Emergency Calabria” e Michele Napolitano, fondatore della Fattoria sociale Junceum di Vibo Valentia.

Il Quotidiano del Sud.
Medicina di prossimità grande assente in Calabria

Please follow and like us:
Pin Share