Il ministro Guido Crosetto ha denunciato come crimini di guerra gli attacchi dell’esercito israeliano contro le postazioni dell’Onu. Tutto il governo italiano ha tenuto una posizione ferma, dopo gli spari contro i soldati italiani, anche se non ha messo in discussione l’amicizia tra Italia e Israele.
Ha fatto bene Crosetto. L’attacco israeliano all’Onu – che ieri si è ripetuto – è una evidente azione di guerra. Condotta con uno scopo persino dichiarato: mandare via l’Onu dal Libano per avere mano libera e poter condurre la guerra senza impicci e senza l’obbligo di rispettare le regole della guerra e senza il rischio di denuncia all’opinione pubblica. È la stessa ragione per la quale Israele non permette ai giornalisti occidentali di entrare a Gaza (e su questo dovrebbero ragionare tutti quelli che ogni volta che Israele commette qualche delitto ci avvertono: “sì, ma loro sono l’unica democrazia in Medioriente”. Sicuro che sia una democrazia? Sicuro che una democrazia possa scacciare l’Onu e impedire ai giornalisti di lavorare?).
Ora però vorrei fare una osservazione pacata a Crosetto e al governo italiano (e un po’ anche alla prudente opposizione). Più che una osservazione la mia è una domanda. Non vi eravate accorti che Israele ha ucciso sotto le bombe circa 40mila civili dei quali più o meno 15mila bambini o ragazzi (senza contare il numero dei dispersi)? Non vi eravate accorti che Israele ha bloccato i soccorsi e gli aiuti? Non vi eravate accorti che ha raso al suolo ospedali, scuole, chiese e la maggioranza delle abitazioni? Non vi eravate accorti che Israele tiene in cella migliaia di prigionieri amministrativi, cioè non condannati da un tribunale?
E siete sicuri che uccidere 15mila bambini (il numero più alto di bambini uccisi in guerra in questo secolo in un solo anno) e radere al suolo gli ospedali, e ammazzare medici, infermieri, soccorritori, non sia un crimine di guerra? Possibile che vi siete svegliati solo quando l’esercito di Netanyahu ha colpito le telecamere dell’Onu e ha ferito quattro soldati? Non è una domanda retorica. Mi piacerebbe sentire una risposta.