Quello che non avete capito di Papa Francesco: pena di morte e aborto, due lati della stessa medaglia

RMAG news

Ogni tanto Bergoglio non piace, a sinistra. A destra non piace quasi mai. A sinistra, quando fa il papa, si grida allo scandalo o – come indica Grazia Zuffa su l’Unità del 9 ottobre – cancellerebbe mezzo secolo di femminismo. Perché? Perché ha dato del “sicario” al medico che pratica l’interruzione di gravidanza. E poi perché non avrebbe risposto nel merito delle richieste di una lettera di studenti e professori all’Università Cattolica di Lovanio, nel corso del viaggio recente in Belgio, in cui chiedevano di affrontare le responsabilità storiche della Chiesa nel colonialismo, così come il ruolo delle donne e l’accoglienza alle minoranze di genere, in particolare in merito all’omosessualità. E invece non è così. Per la prof.ssa Zuffa, che a spada tratta affronta temi complessi, e per studenti e docenti a Lovanio, la valutazione sarebbe una sonora bocciatura. Perché su tutti i temi, la Chiesa con Bergoglio (e ben prima di lui), si è espressa eccome.

Intanto partiamo dal tema del “sicario”. Qui il papa fa il papa. Che altro potrebbe o dovrebbe fare? Ma ignorare i contesti è grave; ed i contesti sono molto interessanti. Perché ha parlato di “sicario” il 29 settembre, mentre 16 giorni prima, il 13 settembre, nel viaggio di ritorno dall’Asia e Oceania, rispondendo a una domanda sui due candidati alla presidenza Usa (“che consiglio può dare a un elettore cattolico che deve decidere fra un candidato che è favorevole all’interruzione della gravidanza, e un altro che vorrebbe deportare 11 milioni di migranti?”), aveva espresso un’idea da sottolineare. Diceva: “Ambedue sono contro la vita, sia quello che butta via i migranti sia quello che uccide i bambini. Ambedue sono contro la vita. Non si può decidere, io non posso dire, non sono statunitense, non andrò a votare lì, ma sia chiaro: mandare via i migranti, non dare ai migranti capacità di lavorare, non dare ai migranti accoglienza è peccato, è grave”. E concludeva: “La Chiesa non è chiusa perché non permette l’aborto: la Chiesa non permette l’aborto perché è uccidere, è un assassinio, è un assassinio. E su questo dobbiamo avere le cose chiare. Mandare via i migranti, non lasciarli sviluppare, non lasciare che abbiano la loro vita è una cosa brutta, è cattiveria. Mandare via un bambino dal seno della mamma è un assassinio, perché c’è vita. E in queste cose dobbiamo parlare chiaro. Ambedue le cose sono chiare. L’orfano, lo straniero e la vedova: non dimenticare quello”.

Se leggiamo i “sicari” in controluce con due settimane prima, vediamo le affermazioni in un’altra ottica. Il papa fa il papa, però difende la vita sempre e si batte contro la schizofrenia – per esempio in Italia – di chi difende la 194 guardandola solo nella parte che prevede l’interruzione di gravidanza e omettendo che esiste una seconda parte che impegna lo stato a fare in modo che vengano superate le cause che possono portare alla stessa interruzione di gravidanza. Ovviamente, silenzio totale sull’inadempienza di questa visuale della legge. La stessa schizofrenia che agisce ad esempio negli Usa. La difesa della vita, per i cattolici, lì è a senso unico: contro l’aborto, ma guai a parlare di limitare il possesso di armi (diritto costituzionalmente protetto, peccato che la norma è del XVIII secolo quando non c’erano mitragliette alla portata di tutti) e guai ancora di più a dire che i cattolici sono contro la pena di morte, bandiera fallita di tutte le legislazioni repressive che uccidono nel nome dello stato e tanto non cambia mai niente. Schizofrenie, dunque, ovvero visioni a senso unico.

Per il resto delle questioni, domina l’ignoranza. Si può dirlo chiaro? Ignoranza colpevole per universitari e docenti di Lovanio. E forse anche di casa nostra. Le responsabilità storiche della Chiesa nel colonialismo (quale, dove, come?) sono state affrontate ad esempio dai vescovi latinoamericani nella Conferenza di Santo Domingo del 1992. Sempre in quell’anno possiamo ricordare le parole chiare, cristalline, lapalissiane di Giovanni Paolo II nella visita alla “porta degli schiavi” a Goreé, in Senegal, il punto di partenza dei grandi velieri che praticavano la tratta verso l’America. Quindi sul primo argomento: non sufficienza.

Sul secondo: il ruolo della donna nella Chiesa, la medesima Zuffa distingue tra Chiesa e papa Francesco. Be’, troppo facile ed anche sbagliato concettualmente. Secondo argomento: non sufficienza. Terzo: accoglienza delle minoranze, in particolare le persone omosessuali. Qui basterebbe citare il documento del Dicastero per la Dottrina della Fede “Fiducia Supplicans” del 2023 sulla benedizione, che tante polemiche roventi ha suscitato per avere incluso anche persone in situazioni “irregolari”. Terzo argomento: non sufficienza. Quindi andiamo verso una sonora bocciatura. Ma per i temi di cui parliamo, l’ignoranza non è ammessa, né da parte dei credenti, né da parte dei cosiddetti laici. Perché qualcosa sta cambiando. Lentamente, è vero, ma si tratta di processi complessi e il peso di teologie e mentalità anchilosate si fa sentire.

Però occorre scrutare i segni del cambiamento, indicati nelle Encicliche di papa Francesco e in altri testi. Oltre a quelli citati qui, si può consultare il volume “Etica Teologica della Vita” pubblicato dalla Libreria editrice vaticana (quindi non una stampa clandestina) che raccoglie un dibattito a tutto tondo tra teologi morali e promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita. Non procedo oltre. Chi ha voglia di informarsi sul serio, scoprirà che le facili distinzioni destra/sinistra vanno a rotoli. Bergoglio fa il papa e chiedergli di superare i suoi limiti più di così, è irragionevole e psicologicamente sbagliato. Lo sa lui stesso: ripete a tutto spiano che il suo compito è “innescare processi”. Cosa potrebbe fare di più, soprattutto se pensiamo che spesso alcuni suoi predecessori hanno lavorato per bloccare i processi di trasformazione e cambiamento?

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