Attacchi di Israele contro l’Unifil, l’Europa condanna dopo 4 giorni: Borrell bloccato da Ungheria e Rep. Ceca

RMAG news

Quattro giorni di imbarazzante silenzio, o quasi, per arrivare ad una quadra e finalmente esprimere una posizione ufficiale e comune. Questi i giorni necessari all’Unione Europea per far sentire la propria voce dopo i ripetuti attacchi compiuti dalle forze di difesa israeliane, l’IDF, contro le basi dell’Unifil nel sud del Libano, dove tra i 10mila soldati vi è una forte presenza di militari europei.

La dichiarazione dell’UE sugli attacchi a Unifil

Nella dichiarazione diffusa nella serata di domenica, a quattro giorni dal primo attacco israeliano avvenuto giovedì scorso contro il quartier generale Unifil di Naqura, l’Unione Europea esprime “grave preoccupazione per la recente escalation lungo la Linea Blu, condanna tutti gli attacchi contro le missioni Onu ed esprime particolare preoccupazione per gli attacchi delle forze di difesa israeliane (Idf) contro le forze Unifil, che hanno causato il ferimento di diversi peacekeepers”.

Attacchi che “costituiscono una grave violazione del diritto internazionale e sono totalmente inaccettabili” e che dunque “devono cessare immediatamente”.

La posizione di Italia, Spagna e Francia

Senza aspettare una presa di posizione dei 27 paesi dell’Unione, Francia, Spagna e Italia, le tre nazioni più coinvolte nella missione Unifil in Libano, avevano già espresso con chiarezza, seppur con qualche distinguo tra le parti, la loro posizione sull’offensiva israeliano nel sud del Libano che aveva finito per coinvolgere la missione Onu.

Meloni, Macron e Sanchez in una nota diffusa già l’11 ottobre ricordavano come quegli attacchi alle forze Unifil, “ingiustificabili”, fossero “una grave violazione degli obblighi di Israele ai sensi della risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu 1701 e del diritto internazionale umanitario”.

Francia e Spagna si spingevano poi oltre, con un avvertimento al premier israeliano Benjamin Netanyahu: cessare la vendita di armi ad Israele per mettere fine al conflitto.

Le divisioni in Europa

L’Europa invece è rimasta in silenzio, almeno fino a domenica sera, aspettando quattro giorni e altri attacchi alle basi dell’Unifil per far sentire la propria voce e condannare finalmente Israele. Lo ammette lo stesso Alto rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell, spiegando chiaramente che “c’è voluto troppo tempo per dire qualcosa più che evidente, ossia che è inaccettabile attaccare l’Unifil: avrei voluto che gli Stati membri raggiungessero un’intesa più velocemente”.

At the Foreign Affairs Council today, we will welcome Minister @andrii_sybiha, and address further EU support to Ukraine.

We will discuss the catastrophic situation in the Middle East and define next steps.

https://t.co/ICJX2NfVCF

— Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) October 14, 2024

Cosa ha impedito una presa di posizione europea più rapida e netta? Secondo i retroscena una spaccatura tra i 27, in particolare da parte dei governi populisti di Ungheria e Repubblica Ceca, guidati da Viktor Orbán e Petr Fiala.

Lo scorso maggio il governo di Praga, in seguito alla richiesta del procuratore della Corte penale internazionale di emettere mandati di arresto contro Netanyahu e Hamas, si era svincolata dalla posizione tenuta dall’Alto rappresentante Ue Borrell. Orban invece a luglio aveva bloccato una dichiarazione a 27 da parte dell’Ue dopo il voto alla Knesset, il Parlamento israeliano, contro la soluzione a due Stati Israele-Palestina.

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