Brenda Biya, figlia del presidente del Camerun, fa coming out: bacio alla fidanzata mentre nel Paese l’omosessualità è illegale

RMAG news

Con una foto pubblicata lunedì sul proprio profilo Instagram Brenda Biya, 26enne figlia del presidente del Camerun Paul Biya, ha di sostanzialmente fatto “coming out”. L’immagine la vede infatti baciare la modella brasiliana Layyons Valença, con una didascalia eloquente: “PS: sono pazza di te e voglio che il mondo lo sappia”.

Una notizia che di norma non dovrebbe avere un peso politico rilevante, ma il contesto del Camerun cambia molto la percezione stessa del “caso Brenda Biya”. Nel Paese guidato da Paul Biya, l’ormai 91enne padre-padrone del Camerun, che governa in maniera autoritaria dal lontano 1982, l’omosessualità è illegale.

Dal 1972 il Camerun considera illegale l’omosessualità e dal 2016 chi viene condannato per aver avuto rapporti sessuali con persone dello stesso sesso rischia fino a 5 anni di carcere e una multa dell’equivalente di 305 euro, cifra considerevole per uno dei Paesi più poveri del mondo.

Chi è Brenda Biya

L’uscita di Brenda Biya ha destato scalpore: la 26enne figlia di Paul e Chantal Biya non è nuova comunque a creare problemi al rigido presidente-padre. La 26enne vive in Svizzera, lontano dal suo Paese fortemente omofobo e maschilista, e condivide sui social la sua passione per le feste e la vita nel lusso: da poco ha intrapreso la carriera da rapper, si fa chiamare King Nasty, ed ha recentemente aperto un negozio online di parrucche e fondato un brand per skincare di lusso.

Ben altro contesto rispetto a quello camerunense: lì il padre Paul è stato forte sostenitore di una ulteriore stretta per le pene contro coloro che hanno relazioni con persone dello stesso sesso, arrivando a sanzionare anche i semplici approcci online. Nel 2022, come ricorda Repubblica, in Camerun si sono registrati 325 casi di violenza fisica contro persone della comunità Lgbtqia+ e una cinquantina di arresti.

Le reazioni in Camerun

Le reazioni in Camerun sono state di segno opposto: la parte più conservatrice del Paese ha gridato allo scandalo, invocando punizioni per la figlia del presidente-autocrate.

La comunità Lgbt+ del Paese, costretta a vivere nel terrore per il rischio di finire in galera, ha accolto invece positivamente il coming out di Brenda Biya. L’attivista Bandy Kiki si è congratulata con Biya in un post su Facebook, aggiungendo però che il fatto “mette in luce una dura realtà: le leggi anti-LGBT in Camerun colpiscono in modo sproporzionato i poveri. La ricchezza e le conoscenze creano uno scudo per alcuni, mentre altri devono affrontare gravi conseguenze”.

Dal Belgio, dove vive dal 2013 dopo aver chiesto asilo perché condannata a cinque anni di carcere per “tentata omosessualità” in base alla legge del 2015, l’attivista transgender camerunese Shakiro ha detto che Biya “sta diventando una voce per il cambiamento sociale in un paese dove i tabù sono profondamente radicati”.