Campi Flegrei: il piano di evacuazione. Dove andare in caso di terremoto. Regioni e gemellaggio: la mappa dell’Ingv con la zona gialla e rossa

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Le scosse sismiche verificatesi alcuni giorni fa in Campania hanno allarmato la popolazione e le autorità. Lo scorso 20 maggio, infatti, è stato registrato il terremoto più forte (magnitudo 4.4) degli ultimi 40 anni nell’area dei Campi Flegrei. Per questo si è tornato a parlare di evacuazione degli abitanti, da predisporre con una certa gradualità di azione, fino al trasferimento temporaneo della popolazione in tutte le regioni italiane. Un approfondimento della Fondazione OpenPolis ricorda che nel bacino dei Campi Flegrei vivono circa 1,5 milioni di persone e che nella zona rossa, quella più interessata dalle eruzioni e quindi dai bradisismi potenzialmente più pericolosi, vivono circa 500mila persone. Essa comprende per intero i comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto, e in parte i territori di Marano, Giugliano e della stessa Napoli. Per quanto riguarda quest’ultima, parliamo delle intere municipalità all’interno delle quali sorgono Soccavo, Pianura, Bagnoli e Fuorigrotta, e di alcune porzioni dei quartieri di San Ferdinando, Posillipo, Chiaia, Arenella, Vomero e Chiaiano.

Terremoto ai Campi Flegrei: quante persone dovranno essere evacuate dalle zone rossa e gialla

La zona gialla, che potrebbe essere investita dall’emergenza in misura minore rispetto alla rossa, comprende invece i comuni di Villaricca, Calvizzano, Casavatore, Melito, Mugnano, oltre che parte dei comuni di Napoli e Marano. Qui vivono circa 800mila persone. Quindi nelle zone rossa e gialla sorgono 12 comuni, più o meno interessati dai bradisismi Flegrei. Il Dpcm del 2016 definisce anche i cosiddetti “gemellaggi” tra i territori Flegrei e le regioni italiane (tutte tranne la Campania), nel caso dovesse verificarsi una grave emergenza, tale da evacuare temporaneamente fuori regione la popolazione. Secondo il piano, solo per fare alcuni esempi, in Lombardia si recherebbero i residenti del comune di Pozzuoli o in Toscana quelli di Quarto, gli abitanti di Fuorigrotta (quartiere del capoluogo) andrebbero nel Lazio, quelli di Posillipo in Sardegna e parte di Chiaiano finirebbe in Friuli Venezia Giulia. Già nella fase di “preallarme“, le persone che vogliono allontanarsi possono farlo ma solo in autonomia, anche attraverso il proprio mezzo, seguendo percorsi stradali stabiliti dai “piani di allontanamento” della regione.

Il piano di evacuazione previsto per decreto in caso di terremoto ai Campi Flegrei

Alla dichiarazione di “allarme” invece tutta la popolazione dovrebbe temporaneamente abbandonare i territori ricadenti zona rossa, scegliendo come detto di farlo in modo autonomo o assistito. La protezione civile ha stimato in 3 giorni (72 ore) il tempo complessivo delle operazioni di evacuazione. Nelle prime 12 ore la popolazione si preparerà all’evacuazione, nei successivi due giorni si dovrebbe procedere ai trasferimenti nelle regioni gemellate, secondo i cronoprogrammi definiti nei piani comunali. Infine, le ultime 12 ore sono previste come margine di sicurezza per la gestione di eventuali criticità. Il piano riguarda esclusivamente l’area dei Campi Flegrei e non anche i piani di prevenzione per il sistema vulcanico del Vesuvio. In questi giorni, infatti, nel dibattito pubblico sono stati a volte confusi questi due distinti contesti. Infatti, i piani di prevenzione in caso di eruzione del Vesuvio risalgono al 2001, anche se sono stati aggiornati nel 2014. Anch’essi prevedono aree di attesa temporanea e gemellaggi tra comuni campani e le altre regioni, ma interessano un’altra area geografica (più ampia dei Campi Flegrei) di competenza di oltre 70 comuni nelle province di Napoli e Salerno.

Quali sono i gemellaggi tra le regioni: dove andranno i cittadini evacuati

I Campi Flegrei sono una grande area vulcanica attiva che si trova a ovest della città metropolitana di Napoli. Oltre a diverse zone del comune capoluogo, include anche i territori dei comuni di Pozzuoli, Monte di Procida, Bacoli, Quarto e, in parte, Marano di Napoli e Giugliano in Campania. Parliamo di un bacino all’interno del quale vivono circa un milione e mezzo di persone. Nei Campi Flegrei c’è una cosiddetta “caldera“, ossia una sorta di conca ribassata, che si estende per circa 200 km quadrati, anche sotto il fondale del golfo di Pozzuoli e che si è formata nei millenni per effetto di grandi eruzioni esplosive. È all’interno di questa zona che si formano i bradisismi, deformazioni del terreno che comportano fasi di lento abbassamento del suolo, alternate a fasi di sollevamento più rapido, queste ultime accompagnate generalmente da terremoti superficiali e di bassa magnitudo. Nel 2005 è iniziata una nuova fase di sollevamento della caldera, con una maggiore frequenza dei terremoti registrati a partire dal 2023.

Cosa sono i Campi Flegrei e quali sono i comuni interessati: la caldera e il bradisismo

Nell’autunno scorso, infatti, già si erano registrati sismi di magnitudo 4.2 e 4.0 Richter, che avevano preoccupato la popolazione e le istituzioni, tanto da spingere il governo a emanare il decreto legge 140/2023, intitolato “Misure urgenti di prevenzione del rischio sismico connesso al fenomeno bradisismico nell’area dei Campi Flegrei“. Ma già negli anni scorsi il dipartimento nazionale di protezione civile aveva provveduto ad aggiornare la pianificazione nazionale per il rischio bradisismico e vulcanico ai Campi Flegrei. Nell’estate 2016 il governo allora presieduto da Matteo Renzi emanò un decreto della presidenza del consiglio dei ministri (Dpcm), attraverso il quale veniva ridefinito lo scenario eruttivo, individuando due zone di pericolosità (rossa e gialla) e indicando le eventuali destinazioni extra-regionali per la popolazione da evacuare, o almeno la parte di essa che dovesse decidere di essere assistita dalle istituzioni.