Cannabis Light, dalla destra atto sovversivo

RMAG news

L’emendamento per mettere fuori legge la canapa industriale è un atto sovversivo. Non ci sono altre parole per definire un provvedimento arbitrario che mira a disciplinare come sostanza stupefacente qualcosa che non ha nulla di stupefacente. E che rappresenta per questo un pericoloso precedente. Facciamo un passo indietro. Nella notte di giovedì scorso, 1 agosto, durante una seduta fiume delle Commissioni congiunte Giustizia e Affari sociali è stato riproposto e approvato un emendamento del Governo al Disegno di legge sicurezza che mira a vietare l’importazione, la lavorazione e la vendita di infiorescenze di canapa industriale e dei prodotti contenenti tali infiorescenze come resine olii e estratti. Ora, la canapa industriale è un prodotto agricolo che contiene in campo un livello di THC – la molecola che ha effetti psicotropi – sotto i limiti dello 0,3%.

Questo limite è stato fissato dal Parlamento europeo e dal Consiglio europeo nel 2020. Parliamo, dunque, di livelli così bassi, di tracce, che la letteratura scientifica internazionale e gli organismi di regolazione sono concordi nel dire che non causerebbero alcun pericolo di alterazione psico-fisica per l’organismo umano. La canapa industriale non è una droga, insomma. Nel 2016 in Italia viene approvata una legge per sostenere il rilancio di questo settore, che ha i suoi effetti: in pochi anni molti agricoltori investono in questo e vengono aperti diversi negozi per la vendita al dettaglio. Oggi ci sono circa 3000 aziende che danno lavoro a circa 15mila persone stabilmente e 30mila lavoratori stagionali ogni anno. Anche l’Europa con i piani di PAC (politica agricola comune) hanno riconosciuto e riconoscono agli agricoltori la possibilità di ricevere pagamenti diretti per tutte le varietà di canapa registrate nel catalogo EU.

Nonostante i risultati e l’entusiasmo di un settore mandato avanti soprattutto da giovani e giovanissimi, i problemi in questi anni non sono mai mancati e queste attività sono state sempre bersaglio delle destre, che quando hanno avuto l’occasione di essere al potere non hanno mai fatto mancare provvedimenti mirati. Nel 2019 Matteo Salvini da ministro dell’Interno disse che i negozianti di canapa industriale erano tutti “spacciatori” e che li avrebbe fatti chiudere “uno per uno”. Dando avvio a una stagione di perquisizioni e sequestri. A gennaio 2023 il ministro degli Interni Matteo Piantedosi ha inviato una circolare a tutte le prefetture d’Italia invitando a controllare tutte le attività di canapa industriale presenti sui rispettivi territori. Nonostante questa vera e propria persecuzione e demonizzazione nel nostro paese ci sono delle aziende che hanno raggiunto livelli di eccellenza in campi come la cosmetica, l’edilizia, l’alimentare, il parafarmaceutico.

Oggi arriva un altro duro colpo, che potrebbe essere definitivo, quello appunto del divieto di lavorazione e commercializzazione di un pezzo della pianta che non è separabile dal resto: il fiore. L’infiorescenza. Mancano ancora i passaggi alla Camera e al Senato perché questo abominio normativo sia legge, per cui tocca fare il possibile perché questo non avvenga. Perché significherebbe solo dolore e persecuzione per un settore. Ma ancora, perché un uso arbitrario della legge è un pericolo per tutti i cittadini: se oggi lasciamo che sia trattata come droga qualcosa che droga non è e che ogni violazione finisca sotto le disposizioni del Testo unico sugli stupefacenti allora domani potrebbe essere messo fuorilegge qualcos’altro. In ragione della tutela della pubblica sicurezza potrebbero domani potrebbero essere considerate minacce libri o film non graditi, canzoni, assemblee, forme di abbigliamento. Quello a cui stiamo assistendo con questa vicenda non riguarda solo la canapa, ma interessa un modo di gestire il potere normativo preoccupante e lesivo dello stato di diritto.

*Coordinatrice di Meglio Legale
**Segretario di +Europa

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