Carceri, l’avviso del Dap agli agenti di custodia: “Pronti alla battaglia”

RMAG news

In carcere si stanno preparando a fronteggiare se non rivolte, almeno momenti di tensione, a causa alle norme approvate (dl carcere) o in via di definizione (ddl sicurezza), messe in campo da governo e maggioranza. Da un lato i reclusi non sono soddisfatti dei risultati contenuti nel primo provvedimento, che nulla prevede per ridurre il sovraffollamento, soprattutto ora che se ne avrebbe più bisogno visto l’aumento dei suicidi, le temperature altissime in carcere e l’assenza di attività trattamentali. Ma se provi a mettere in atto un’azione nonviolenta di protesta contro le situazioni disumane in cui ti trovi a vivere, ecco che scatta l’accusa del nuovo reato di resistenza passiva, previsto dal ddl sicurezza, e con essa l’intervento del gruppo speciale del G.I.O. Proprio ieri è stato pubblicato il bando a cui dare “urgente e massima diffusione”.

Un altro segnale arriva da una circolare di un Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria resa nota dalla presidente di Nessuno Tocchi Caino, Rita Bernardini: «Attese le informazioni giunte di recente a questo Provveditorato circa possibili stati di tensione fra la popolazione ristretta, connessi alle decisioni politiche assunte in sede di conversione del decreto numero 92/2024, si invitano le SS. LL. a sollecitare tutto il personale rispetto alla necessità di operare con massimo scrupolo e zelo, al fine di mantenere alto il livello di attenzione nello svolgimento delle attività di vigilanza ed osservazione degli Istituti penitenziari». In pratica, commenta la radicale, «c’è consapevolezza da parte di quel provveditorato dell’inutilità del decreto carceri appena approvato». Il 2 agosto, poi, sempre a tutti i provveditori è stata inviata dalla vice capo del Dap, responsabile dell’unità di crisi, una comunicazione di tre pagine in cui, tra l’altro, si chiede di incentivare la conoscenza nel corpo di polizia penitenziaria delle “Schede tecniche operative per la gestione degli eventi critici all’interno degli istituzioni penitenziari”.

Nel documento si invitano soprattutto i direttori ad individuare “adeguata collocazione in zone prossime ai settori detentivi” delle attrezzature individuali di protezione degli agenti – “scudi, caschi, guanti anti-taglio, kit antisommossa– “il cui impiego non avrà bisogno di alcuna autorizzazione”. Rimarranno invece in armeria e avranno bisogno di autorizzazione per l’uso i manganelli, propriamente detti “sfollagente”. Gennarino de Fazio, Segretario generale Uilpa Polizia penitenziaria, ci spiega che «l’unità di crisi è stata costituita nel 2016 e rinnovata qualche giorno fa. Con essa sono state date disposizioni anche rispetto all’utilizzo dei kit di protezione individuale. Per fare tutti questo un qualche motivo ci dovrà pure essere». Tuttavia, prosegue de Fazio «è singolare che nella riunione che si è tenuta anche con noi il 31 luglio nessuno abbia fatto cenno a questo. Anzi, qualcuno ha chiesto al capo del Dap se venisse ricostituita, lui ha espressamente detto “no”». In merito ai contenuti della nota della vice capo Dap, de Fazio è critico: «ho parlato anche con qualche direttore di carcere e siamo d’accordo che le disposizioni sono inattuabili, gli agenti non sono formati. Inoltre un agente, per carenza di personale, viene contestualmente impiegato in più attività. Quando avrebbe il tempo di fare la simulazione? Uno fa il lavoro di cinque. È chiaro che se ci fosse una maggiore presenza di agenti e quindi un maggior controllo da un punto di vista probabilistico i suicidi diminuirebbero. Poi di notte un agente deve vegliare anche su trecento detenuti. A che gli servirebbe lo scudo? Questo dimostra tutto lo scollamento del Dap rispetto alla realtà carceraria».

Quindi quale sarebbe la ratio dietro alla nota? Forse ha ragione il deputato di Italia viva, Roberto Giachetti, quando ha sostenuto che «governo e maggioranza hanno un disegno ben preciso, che è quello di far esplodere la situazione nelle carceri per poi mettere in atto e giustificare un’opera di repressione molto appariscente»? «Questa volta non sono d’accordo con lui – conclude de Fazio – semplicemente al Dap vogliono mettersi a posto con le carte e fare propaganda. Ma in realtà ciò dimostra tutta la loro incompetenza del Dap. La polizia penitenziaria deve essere legittimamente dotata di questi strumenti, ma prima deve essere formata e ampliata negli organici. È chiaro che se ci sono delle tensioni, se ci sono disordini, se i detenuti si rifiutano di entrare in cella e magari dicono qualche parola di troppo e vedono gli agenti mettersi casco e scudo, gli animi non possono che surriscaldarsi piuttosto che stemperarsi». Inconsapevolezza o disegno programmatico?

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