Caso astensionismo: se la politica fosse un’azienda sarebbe già fallita

RMAG news

Uno su due di noi non va a votare e non ci tiene nemmeno a farlo sapere. Nessuno dichiara prima che non vota. Gli organi d’informazione lo sanno ma preferiscono scoprirlo dopo. È un contagio di astinenze che non affiora in superficie, viaggia sottocutaneo. Tra gli elettori italiani c’è già l’ assembramento popolare di maggioranza degli astenuti. Se la politica fosse un’azienda, dopo aver perso la metà dei suoi utenti, dichiarerebbe fallimento.

Invece si comporta come se li avesse tutti nel suo portafoglio clienti. Parla di percentuali di voti assegnati alle singole parti senza doverle dimezzare a causa del mancato afflusso. Parla di vittoria di qualche compagine, non di sconfitta dell’offerta politica. “ Hai sentito che è aumentata la benzina?”. “Che m’importa, io metto sempre 20 euro”. La politica risponde allo stesso modo: qualunque sia l’aumento di astensione dal voto, qualunque sia il tasso di chi rinuncia, lei tira fuori sempre i suoi venti euro inflazionati. Conseguenza è che entra meno rifornimento nel serbatoio della democrazia.