Chi era Mariateresa Di Lascia, la fondatrice di “Nessuno tocchi Caino”: “Ha portato la vita dove regnava la morte”

RMAG news

Il 30 agosto nella Casa di reclusione di Opera, nel Teatro intestato a Marco Pannella, si è svolto un ricordo di Mariateresa Di Lascia, a settant’anni dalla sua nascita, a trenta da quando è venuta a mancare. In un carcere, nel primo luogo, forse, dove la fondatrice di “Nessuno tocchi Caino” avrebbe voluto essere ricordata, gli interventi che le sarebbero forse piaciuti di più sono stati quello di un detenuto e quello di un “detenente”. Sia il condannato al “fine pena mai” Giuseppe Lucchese, sia il direttore del carcere Silvio Di Gregorio sono rimasti incantati, l’uno dalla “immortalità”, l’altro dalla “compresenza” di Mariateresa di Lascia, ancora viva per entrambi nell’opera ultra trentennale della sua creatura politica e civile: “Nessuno tocchi Caino”. Questa settimana, proponiamo in questa pagina l’intervento del condannato all’ergastolo. Mariateresa Di Lascia verrà ricordata di nuovo il 7 settembre presso l’auditorium Santa Chiara a Foggia, nella sua terra d’origine che ispirò il romanzo “Passaggio in ombra”, il capolavoro letterario con cui Mariateresa vinse nel 1995, postumo, il Premio Strega. Nel corso della giornata, oltre a dirigenti e militanti dell’Associazione radicale, interverranno coloro che l’hanno conosciuta, scoperta, letta, amata.
F.

Parliamoci chiaro, non sono bravo con le parole, ma oggi cercherò di fare del mio meglio. Al presidente di My life design, Nico Caiazza, dico pubblicamente quello che gli ho detto poc’anzi in privato, cioè che se io avessi incontrato tantissimi anni fa persone come lui, come Cristina e come Candida, sicuramente, non sarei qui, come un ergastolano. Questo è poco ma sicuro. Libri. Oggi mi hanno regalato un libro. In carcere si vive di libri, si legge tanto, si legge di tutto, ma soprattutto libri. E durante le mie letture mi capita di incontrare certi personaggi descritti dalla storia come degli immortali per avere realizzato cose importantissime durante la loro avventura terrena. Che ne so, Wagner e Beethoven per la musica, per l’arte Caravaggio o Michelangelo. Sicuramente, la Maddalena Penitente di Caravaggio è un’opera eccezionale come gli affreschi realizzati da Michelangelo all’interno della Cappella Sistina. Contengono la loro anima, non c’è dubbio, però non hanno mai salvato vite umane. Quelle opere non hanno mai salvato vite umane e mai lo faranno. Sono belle, riempiono gli occhi e il cuore.

Mentre la storia racconta di due giovani con delle idee rivoluzionarie che secondo me sono più immortali degli altri. Hanno impegnato la loro esistenza a salvare vite umane. L’hanno fatto con impegno, l’hanno fatto con intelligenza e l’hanno fatto con ingegno. Uno di questi è Cesare Beccaria che scrive nel 1764 il suo saggio Dei delitti e delle pene. Beccaria, in quell’opera, in qualità di giurista, ma anche di economista, si rivolge alle folle e si rivolge ai sovrani per spiegare che l’intensità della pena, quindi, la pena di morte, non è un buon deterrente contro il crimine. Non risolve nulla, anzi – parole sue – si fa un favore al condannato perché finisce di soffrire. E propone, invece, l’estensione della pena, cioè la pena dell’ergastolo. Che l’omicida venga relegato all’interno di una prigione vita natural durante e che – Beccaria usa queste parole – “il reo venga ridotto in bestia di servigio” per ricompensare con le sue fatiche quella società che ha offeso. Cioè, musica, musica per le piazze, musica per i sovrani.

Nel giro di pochi anni, in effetti, in molti paesi europei, viene abolita la pena di morte. Poi, per due secoli, il deserto, il silenzio. Fino a quando, nel 1993, entra in scena Maria Teresa Di Lascia che fonda l’associazione Nessuno tocchi Caino. L’anno dopo, nel 1994, con un’intelligenza ancora più sottile di Beccaria, attenzione alle parole, propone non l’abolizione della pena di morte nel mondo, ma una sorta di trattato di pace. Tradotto: una moratoria universale della pena di morte. Proposta che è stata accolta nel 2007 e votata da 104 paesi mondiali. Ora, quello che cerco di dire dall’inizio… Ci rendiamo conto che qui ci troviamo di fronte a un’opera superiore a quella di Beethoven. Perché, Maria Teresa Di Lascia porta la cultura della vita dove prima regnava la cultura della morte.

* Detenuto all’ergastolo nel carcere di Opera

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