Cisgiordania, continua l’operazione “antiterrorismo” israeliana: l’Onu inascoltata, la tregua può attendere

RMAG news

Neanche la durissima condanna dell’Onu, che tramite l’Alto Commissariato per i diritti umani ha parlato di una operazione che “viola il diritto internazionale e rischia di infiammare ulteriormente una situazione già esplosiva”, ferma Israele dalla sua nuova offensiva militare, che dalla notte di martedì interessa la Cisgiordania. Può attendere anche la speranza di una tregua, che appare sempre più lontana visto il continuo allargamento del conflitto nel Medio Oriente.

L’intervento militare dell’esercito dello Stato ebraico è infatti ancora in corso in particolare nelle quattro città palestinesi già colpite nella giornata di mercoledì 28 agosto: Jenin, Tulkarem, Nablus e Tubas.

Qui l’IDF ha comunicato di aver ucciso giovedì mattina altri cinque cittadini palestinesi oltre ai nove già uccisi mercoledì, tutti definiti “terroristi”. Tra le vittime del raid, ha aggiunto l’esercito, c’è anche Muhammad Jabber, anche noto come Abu Shujaa: si tratta di un comandante del Jihad Islamico, il secondo gruppo armato più grande dopo Hamas, che ne ha confermato la morte. Jabber è stato ucciso durante un blitz in una moschea di Tulkarem.

Numeri diversi invece quelli forniti dal ministero della Salute dell’Anp, l’Autorità nazionale palestinese guidata da Fatah e che controlla parzialmente il territorio della Cisgiordania: i palestinesi uccisi sarebbero 17, di cui otto a Jenin, cinque a Tulkarem e quattro a Tubas, oltre a una trentina di feriti.

Al momento restano ancora “oscuri” i fini dell’operazione militare israeliana: da Tel Aviv governo ed esercito hanno parlato di generici obiettivi “antiterrorismo”, con la stampa locale che in base a diverse fonti ha descritto come reale obiettivo quello di smantellare una rete accusata di aver organizzato l’attentato suicida avvenuto dieci giorni fa a Tel Aviv, durante il quale era stata ferita una persona.

Voci critiche nei confronti dell’operazione militare israeliana in Cisgiordania si sono alzate anche negli Stati Uniti. Un portavoce del dipartimento di Stato, in una dichiarazione al Times of Israel, ha dichiarato che pur “riconoscendo le reali esigenze di sicurezza di Israele, che includono la lotta all’attività terroristica in Cisgiordania”, l’amministrazione Usa continua a “insistere sul fatto che le autorità israeliane prendano misure per proteggere tutti i civili”.

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