Ciucci (ad Società Stretto di Messina): «Maremoto? Il Ponte è fuori portata delle onde»

Ciucci (ad Società Stretto di Messina): «Maremoto? Il Ponte è fuori portata delle onde»

Il Quotidiano del Sud
Ciucci (ad Società Stretto di Messina): «Maremoto? Il Ponte è fuori portata delle onde»

Le questioni economiche, sociali e ambientali legate al territorio e messe in discussione: le risposte dell’ad Ciucci sul Ponte sullo Stretto

SI CONCLUDE con questa pagina l’intervista del Quotidiano del Sud a Pietro Ciucci, amministratore delegato della società Stretto di Messina che ha il compito (affidatole dal governo) di costruire il Ponte tra Calabria e Sicilia. Nella prima parte (LEGGI) abbiamo affrontato i temi più generali. Oggi parliamo in modo particolare delle questioni economiche, sociali e ambientali legate al territorio circostante. Offriamo questo materiale a tutti i cittadini interessati al tema della costruzione di questa mega opera. Tutti, sia quelli contrari che quelli favorevoli al Ponte, potranno trovarvi materiali di conoscenza, riflessione e approfondimento. Speriamo siano utili.

Sono numerosi gli elementi messi in discussione sull’opera in gran parte provenienti dalle amministrazioni locali, che posizione avete rispetto a questo?

«Questo è un progetto articolato, complesso, sfidante e se il Comitato tecnico scientifico e il Mase fanno degli esami attenti, anche critici e danno suggerimenti e richiami d’attenzione, per me va bene. Non faccio il furbo a dire questo, perché la cosa più pericolosa è quando gli altri non ti prestano attenzione e non leggono le carte che tu sottoponi. La cosa che mi fa più paura è quando mi approvano le documentazioni senza dire niente. Se invece ci viene indicano problemi che ci portano poi a fare ulteriori ragionamenti, è meglio. Questo vale anche per il progetto Ponte, se un ingegnere o un professore si accorge di qualcosa che manca io sono contento. Diverso se diventano critiche distruttive».

Le indagini geologiche e sismiche sono state aggiornate? E il progetto prevede anche l’eventualità di un maremoto?

«Il progetto definitivo è corredato da oltre 300 elaborati geologici frutto di nuova e più ampia documentazione realizzata grazie a circa 400 indagini tra sondaggi geologici, geotecnici e sismici. Tutte le faglie presenti nell’area dello Stretto di Messina sono note, censite e monitorate, comprese quelle del versante calabrese. I punti di contatto con il terreno dell’Opera, sulla base degli studi geosismotettonici eseguiti, sono stati individuati evitando il posizionamento su faglie attive. Lo studio delle Università di Catania e Kiel è stato opportunamente menzionato nella Relazione del Progettista: la presunta “nuova faglia” si colloca in ogni caso a 10 km dall’attraversamento e non costituirebbe un elemento di rilievo per il progetto. La possibilità di uno tsunami è stata presa in esame sin dai primi studi e ovviamente anche negli aggiornamenti. Il dato essenziale è che le strutture vitali del ponte non sono esposte ad alcun rischio – anche in fase di costruzione – perché i cavi, gli ancoraggi e l’impalcato sono “fuori portata” per le onde; mentre le torri sono fondate nel sottosuolo a grande profondità e non potrebbero essere danneggiate da onde anche molto più alte di quelle del maremoto del 1908».

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Nel monitoraggio ambientale è prevista una specifica attenzione per la salute pubblica?

«Sull’aspetto della salute pubblica presteremo la massima attenzione. Il monitoraggio sarà fatto ante opera perché serve a misurare i valori di riferimento dello stato attuale e continuerà durante la costruzione, non solo per verificare i cambiamenti ma per definire gli interventi se si dovesse registrare un peggioramento ad esempio della qualità dell’aria. Domani con il Ponte, le centinaia di pullman e macchine che viaggiano dal piazzale Anas e oggi generano picchi di emissioni di gas si ridurranno drasticamente. Nell’analisi costi-benefici, valutate secondo le linee guida del ministero delle Infrastrutture e del Cinea (l’organismo europeo che fissa i criteri per la valutazione comparativa dei progetti), c’è il forte abbattimento dei livelli di Co2 e di gas climalteranti. Il progetto definitivo è corredato dagli studi relativi all’inquinamento acustico, alle vibrazioni e ai campi elettromagnetici, i quali sono in fase di integrazione».

Villa San Giovanni sopporterà questo aggravio di inquinamento da cantiere pluridecennale?

«Le misure di mitigazione e le procedure operative di cantiere che si intende adottare, riguardano vari ambiti tra cui: gestione del materiale di scavo, previsioni di impatto acustico dei cantieri operativi e scavo delle gallerie, alterazioni di qualità dell’aria nei bassi strati dell’atmosfera, gestione dei rifiuti, tutela delle risorse idriche e del suolo, gestione delle acque di lavorazione, impatto luminoso, gestione di eventi accidentali potenzialmente contaminanti, inserimento dei cantieri nel territorio. Pensiamo che tutte queste azioni attenueranno di molto il potenziale inquinamento ambientale generato dalla fase di cantiere. Il Monitoraggio ambientale, poi, riguarderà sia le aree di cantiere direttamente interessate dall’opera, che la cosiddetta “area vasta”, un’area più estesa rispetto a quella strettamente interessata dai lavori».

Cosa risponde Ciucci a chi è in allarme per le numerose difficoltà che la fase di cantierizzazione del Ponte sullo Stretto porterà alle città?

«Questa è la fase in cui si scende dalle carte e si mettono i piedi per terra, e c’è la possibilità di discutere di tutte le problematiche. A parte la viabilità di cantiere che è una delle questioni più sensibili, c’è la Conferenza dei servizi in cui noi siamo pronti ad accogliere le richieste di opere accessorie e di accompagnamento per inserirle nel progetto che andrà al Cipess. Il cantiere vero e proprio, poi, sarà molto più breve di quanto non si pensi; la realizzazione prevede solamente 70 mesi di lavori e durante tutto il periodo terremo conto delle segnalazioni e interverremo per diminuire ancora di più le interferenze».

Il Ponte sarà conveniente per i pendolari?

«Gli spostamenti saranno favoriti dall’introduzione del servizio di collegamento ferroviario metropolitano tra le due aree urbane di Reggio e Messina che sarà ben più capillare ed efficace degli attuali collegamenti con traghetti e aliscafi. C’è anche da considerare il ruolo di primo piano che avrà l’aeroporto “Tito Minniti” che diventerà il vero aeroporto dello Stretto perché per i messinesi non sarà più Catania lo scalo di riferimento ma Reggio».

Dottor Ciucci, uno dei capitoli più delicati rimane quello degli espropri per far spazio al Ponte sullo Stretto.

«Sappiamo bene che, insieme ai temi ambientali, quello gli espropri è uno dei passaggi più difficili. Noi cerchiamo di gestirlo insieme agli interessati e proprio per questo abbiamo fatto gli sportelli informativi che non sono obbligatori per legge e nei quali oltre ad informare abbiamo inteso raccogliere suggerimenti, critiche o segnalazioni di errori. Perché il territorio si evolve in maniera più rapida delle carte del catasto. L’obiettivo è di trovare soluzioni “di tipo sartoriale”, cioè pensate caso per caso, e cercare di accompagnare anche con qualcosa in più di quanto previsto dalla legge».

Chi e come determinerà il Valore di Mercato?

«Il valore di mercato è offerto dall’autorità espropriante. Il valore di mercato degli immobili è il valore che si attribuisce a un immobile in una normale compravendita e si determina mediante tecniche estimative quali: la tecnica per comparazione, quella analitica e quella così detta per capitalizzazione del reddito. Nel primo caso il valore dell’immobile si determina in base a precedenti compravendite registrate nel territorio, nel secondo caso in base alle rilevazioni di quotazioni di mercato e nel terzo caso mediante la capitalizzazione di tutti redditi che l’immobile è in grado di garantire al proprietario. Nella stima di un immobile soggetto a espropriazioni i valori vengono determinati tenendo conto delle loro caratteristiche oggettive al momento dell’esproprio e delle situazioni estrinseche che ne connotano una peculiare caratteristica».

Gli indennizzi sono previsti solo per espropri?

«Saranno applicate tutte le forme di indennizzo configurabili nella realtà operativa, comprese quelle riguardanti i proprietari degli immobili “frontisti”, ovvero coloro che, ancorché non espropriati, siano adiacenti alle opere dalla cui realizzazione risultino gravati da una servitù o subiscano una permanente diminuzione di valore. Tali fattori tengono conto dei seguenti aspetti: diminuzione della luminosità e del sole; inquinamento acustico; vibrazioni; ridotta funzionalità della viabilità di accesso agli immobili; ridotta fruibilità del contesto panoramico ed ambientale».

Dottor Ciucci, i lavoratori occupati compenseranno i posti di lavoro perduti nel turismo, nell’economia del mare quando sarà realtà il Ponte sullo Stretto?

«In tutti i paesi dove sono stati realizzati grandi collegamenti alternativi ai servizi di traghettamento, la riprotezione del personale marittimo è stata adeguatamente gestita e risolta con un’opportuna pianificazione degli interventi di riconversione e riallocazione delle risorse nell’arco del periodo di costruzione. Nel caso del ponte sullo Stretto il personale potrà essere assorbito per la manutenzione e il monitoraggio dell’opera. Inoltre, esistono numerose possibilità di reimpiego dei traghetti su rotte alternative come le isole o indotte dai flussi turistici generati dal ponte».

(2 – fine)

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