Cos’è Unifil, la missione Onu in Libano: i soldati italiani e il fallimento nel disarmare Hezbollah

RMAG news

Cosa fare del folto contingente italiano impegnato nella missione Unifil, la Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite impegnata nel su del “Paese dei cedri”, quello al centro dei recenti scontri, anche di terra, tra Israele e le milizie di Hezbollah?

È il dubbio anche in seno al governo italiano, col ministro Difesa Guido Crosetto che, durante l’audizione davanti alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, ha parlato apertamente della possibilità di “condurre operazioni di estrazione dei nostri connazionali in Libano, anche in modo autonomo”.

Per ora però, ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani nella conferenza stampa post Cdm, “non c’è nessuna decisione del governo italiano di ritirare il contingente italiano dall’Unifil, anzi ieri sera durante la riunione del governo, il tavolo permanente, è stato chiesto di allargare le competenze dell’Unifil, che non significa cambiare le regole di ingaggio ma ampliare i compiti”.

Cos’è la missione Unifil

L’Italia ha un ruolo di primo piano nella missione Unifil, creata il 19 marzo 1978 con l’obiettivo di creare una fascia di sicurezza all’interno del territorio libanese e di disarmare Hezbollah.

Il nostro Paese ha guidato la missione dal 2018 fino al 2022 col generale Stefano Del Col: al momento in Libano vi sono 1200 soldati italiani impiegati.

Nel corso degli anni la missione, che inizialmente avrebbe dovuto essere ad interim, ha mostrato con chiarezza i suoi limiti: il suo mandato è stato rinnovato più volte, con l’evento chiave che è stata la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

L’accordo prevedeva la creazione di una “zona cuscinetto” di circa 60 chilometri a nord del confine di Israele e Libano: ai militari della missione Unifil era affidato il compito di smilitarizzazione dell’area, facendo sì che il controllo della zona venisse assunto dalle forze armate regolari libanesi tenendo a debita distanza sia gli israeliani che i miliziani di Hezbollah, imponendo a tutti i gruppi armati “esterni” alle truppe regolari libanesi il riarmo.

Il fallimento della missione Unifil

Obiettivo che, come candidamente ammesso dal ministro Crosetto, è fallito. “Sia Hezbollah che Israele negli anni hanno costantemente disatteso la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che autorizza unicamente la presenza delle forze armate di Unifil e dell’esercito libanese nell’area tra il fiume Litani e la Blue line”, ha affermato il ministro durante la sua audizione davanti alle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato

Per il titolare del dicastero della Difesa il mancato rispetto di quanto previsto dalla risoluzione 1701, ovvero cessazione delle ostilità e il disarmo delle milizie, “è avvenuto sfruttando il fatto che Unifil può operare solo in coordinamento con le Forze armate libanesi e non ha potuto intervenire a causa della fragilità dell’esercito libanese”.

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