Cpr in Albania, l’apertura slitta ancora ma le spese folli no: per poliziotti e carabinieri un milione al mese

RMAG news

I lavori sono in alto mare, le spese meno. La più volte annunciata apertura delle strutture per migranti che l’Italia intende costruire nell’Albania di Edi Rama per ora non si vedono all’orizzonte: nella visita nel Paese dei Balcani dello scorso 5 giugno, Giorgia Meloni aveva annunciato il primo agosto come data di avvio delle strutture.

Parliamo infatti di quattro siti differenti: un centro per il trattenimento di richiedenti asilo con 880 posti, un centro di permanenza per rimpatri (Cpr) con 144 posti e un penitenziario di 24 posti, tutti a Gjader, paesino nell’entroterra albanese, e l’hotspot nel porto di Schengjin per 300 persone.

Se quest’ultimo è praticamente pronto per l’utilizzo, i problemi vi sarebbero per i siti da costruire nell’ex base dell’Aeronautica albanese di Gjader: come fatto sapere a fine luglio dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano ci sono stati “rallentamenti”, dunque l’apertura slitta ancora rispetto alle previsioni iniziale che la fissavano addirittura a maggio. Un investimento per tenere lontani i migranti dall’Italia che prevede una spesa di 800 milioni di euro in cinque anni.

Ma i problemi non sono finiti qui. L’altra questione che si sta infiammando in questo ancora rovente inizio di settembre riguarda l’aspetto economico e numerico degli agenti che dovranno andare in Albania per occuparsi della sicurezza dei vari siti.

Le cifre le dà oggi La Stampa: per chi, tra agenti penitenziari, poliziotti, carabinieri e finanzieri, presterà servizio nel Cpr albanese, ci saranno 100 euro in più in busta paga, oltre a vitto, alloggio e biglietto pagato per rientrare a casa una volta al mese a carico dell’amministrazione. Così i conti sono presto fatti: dato che gli agenti che si sposteranno in Albania saranno circa 300, la spesa per loro sarà di circa 30mila euro al giorno, 900mila in un mese solo per quanto riguarda gli indennizzi di trasferimento.

Ancora meglio per chi intende lavorare carcere di Gjader, dove infatti c’è la fila: i posti disponibili sono 45 ma le domande di applicazione sono state 3mila, evidentemente per le condizioni favorevoli. Parliamo infatti di 130 euro in più al giorno, un servizio previsto dai quattro ai sei mesi a seconda del grado con la possibilità di rientrare in Italia una volta al mese con spese a carico dell’amministrazione.

Una situazione aspramente criticata da Gennarino De Fazio, segretario della Uilpa penitenziaria. De Fazio punta il dito non tanto sulle condizioni economiche migliori, ma su una questione di rapporto agenti/detenuti. “Se in Italia c’è un poliziotto ogni tre reclusi, circa 25mila per oltre 61mila persone, lì ce ne saranno tre per ogni detenuto”, denuncia il segretario della Uilpa penitenziario, inoltre la spesa “sarà esorbitante in un momento di emergenza per le carceri italiane”.

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