Crisi M5s, i lucani stanno con Conte

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Il Quotidiano del Sud
Crisi M5s, i lucani stanno con Conte

Crisi M5s: l’aut aut di Grillo al capo politico del Movimento non convince attivisti e portavoce e i lucani si schierano con Giuseppe Conte

POTENZA – Meglio Giuseppe Conte che Beppe Grillo. Nonostante la riconoscenza nei confronti del comico genovese per aver creato il progetto politico in cui attivisti e portavoce continuano a riconoscersi.
E’ questa la posizione della maggioranza degli attivisti lucani del Movimento 5 stelle. Dopo le tensioni esplose tra l’ex premier e il fondatore sull’assemblea costituente lanciata dal primo per «ripensare» il Movimento. In seguito alle battute d’arresto arrivate con le elezioni politiche, nel 2022, e le europee di giugno.

Negli ultimi giorni i gruppi territoriali in cui è organizzato il Movimento lucano si sono riuniti per discutere idee e proposte. Proprio in vista dell’assemblea costituente. Lo scontro Grillo-Conte e le voci di scissione, quindi, sono rimasti sullo sfondo. Anche perché rispetto alla difesa di Grillo del limite dei due mandati per gli eletti, oltre che di nome e simbolo del Movimento, manca ancora una contro-proposta, ben definita. Conte, infatti, finora ha soltanto difeso le prerogative dell’assemblea costituente al riguardo. Aprendo a una discussione che pare ruotare sulla concessione di un terzo mandato per chi passa dal Parlamento alle amministrazioni locali. Come è già consentito in direzione contraria.
Al netto dei tanti che attendono di capire che piega prenderanno gli eventi, quello che trapare dalle chat e dalle pagine Facebook di riferimento del Movimento lucano è persino una certa insofferenza per il riaffacciarsi sulla scena politica del fondatore.
Al comico genovese vengono rinfacciate pubblicamente persino la scelta di sostenere il governo guidato da Mario Draghi, e l’individuazione come primo capo politico del Movimento dell’ex vicepremier Luigi Di Maio.

Se scissione sarà, insomma, potrebbero essere in pochi quelli che seguiranno il fondatore nella ricostruzione del Movimento delle origini. Mentre la maggioranza di attivisti e rappresentanti istituzionali in carica paiono orientati a scommettere con Conte su un Movimento 2.0. A partire dal trio di vertice lucano composto dal coordinatore regionale, il deputato Arnaldo Lomuti, e le due coordinatrici provinciali- consigliere regionali: Alessia Araneo e Viviana Verri.
Da segnalare, tra le poche voci dissonanti rispetto al coro dei “contiani”, l’ex consigliere comunale della città dei Potenza, Marco Falconeri, che in un post ha fatto proprie le parole indirizzate da Grillo a Conte. Con la minaccia di far valere le sue prerogative statutarie di garante del Movimento. Per bloccare tentativi di riforma sgraditi.
«Ci sono regole e principi che non possono essere cambiati: il limite del doppio mandato, il nome, il simbolo». Ha ricordato Falconeri, che poi ha citato anche il messaggio del fondatore, perché «repetita iuvant».

Altra voce dissonante quella di uno storico militante storico della provincia di Matera, Enzo Palazzo, che venerdì ha contestato a Conte financo la solidarietà espressa all’ormai ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. In seguito alle dimissioni per il noto scandalo.
Palazzo ha criticato con durezza anche l’esito delle trattative sulle prossime elezioni regionali in Liguria, dove si è deciso di sostenere la candidatura a governatore dell’ex ministro Andrea Orlando, senza consultare gli attivisti.
«Conte indice una costituente, cosa non prevista dai nostri regolamenti. La decide lui, la vota lui, nel frattempo decide lui di far votare Orlando, Marrese, Marino, eccetera, senza farci mai più votare». Così ancora Palazzo, replicando ai contiani che rinfacciavano a Grillo il sostegno a Draghi.
«Conte si faccia il suo partito e lasci il Movimento a chi lo ha gestito finora. Evitando una causa». Questo l’auspicio dello storico attivista materano, che ha poi provato a dare un senso alle tensioni di questi giorni.

«Grillo ha contestato la costituente, perché non esiste tra le nostre regole istitutive, ma ha detto di accettarla, purché non si tocchino i due mandati, il logo e il nome del Movimento. Conte (e Travaglio) dicono che Grillo minaccia Conte e che questo vuol dire che vuole andare a causa. Conte a domanda precisa ha spiegato che se si va a causa, Grillo perde. Io la vedo così: tu mi accetti a casa tua e mi dai le chiavi di casa in piena fiducia. Io inizio a porti regole da cambiare a casa tua e poi, a prescindere, ti cambio le chiavi e non ti do una copia».

Il Quotidiano del Sud.
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