Dallo sfratto alla morte del figlio, la tragica storia di Franco Caccavale

RMAG news

Sono state due le date che hanno tristemente segnato la vita della famiglia Caccavale. La prima, il 3 settembre 2010, quando Franco, sua moglie (con problemi psicologici) e i quattro figli (di cui uno disabile) sono stati sfrattati da un’abitazione popolare del rione Gescal di Nola (località vesuviana in provincia di Napoli). La seconda, ancora più drammatica, è quella del 18 dicembre dello stesso anno, quando il piccolo Pio, uno dei figli di Franco Caccavale (di soli 8 anni d’età e portatore fin dalla nascita di una patologia e alcune malformazioni) ha perso la vita presso l’ospedale Cardarelli di Napoli. Sono passati 14 anni eppure Franco sta continuando la sua duplice battaglia, da una parte quella del diritto ad avere una casa, dall’altra quella per ottenere la verità per la scomparsa del figlio. Nel mezzo, qualche problema con la giustizia, la questione delle assegnazioni delle case popolari, i problemi legati alla moglie e i presunti casi di malasanità che avrebbero caratterizzato la tragica vicenda del piccolo Pio.

La storia di Franco Caccavale: lo sfratto

Franco Caccavale si è rivolto a l’Unità e dopo le dovute verifiche proveremo a raccontare e riepilogare entrambe le situazioni, partendo da quella dello sfratto. È doveroso premettere che la famiglia Caccavale era uno dei 28 nuclei familiari che avevano occupato abusivamente l’appartamento in questione. Quel 3 settembre le forze dell’ordine insieme a un ufficiale giudiziario si presentarono in casa per dare esecuzione allo sfratto, approvato dall’autorità giudiziaria. Non c’era più tempo per opporsi, il Tribunale di Nola aveva accolto la denuncia del legittimo assegnatario. Ad oggi Caccavale continua a chiedersi il perché se su 28 famiglie abusive, soltanto la sua è stata sfrattata e il motivo per il quale la sua vecchia casa è ancora disabitata. Lo stesso Franco a suo tempo applicò della calce nella serratura della porta d’ingresso, come segno di protesta per impedire ad altre persone di entrare nell’appartamento. L’avvocato Antonio Muto ha spiegato che, “l’esecuzione dello sfratto è stata legittima, quella che non è mai arrivata è una risposta da parte del Comune rispetto alla possibilità di una nuova assegnazione per la famiglia Caccavale“.

Il piccolo Pio

E veniamo alla morte del piccolo Pio di soli 8 anni e portatore di una malformazione congenita. Il 14 febbraio 2010 il bambino fu ricoverato presso l’ospedale di Nola per una grave crisi respiratoria. Quattro giorni dopo, il 18 febbraioPio Caccavale è stato trasportato all’ospedale di Battipaglia. Due mesi dopo, il 14 aprile il piccolo è stato portato al Cardarelli di Napoli dove poi è deceduto il 18 dicembre. Per papà Franco il bimbo avrebbe perso la vita a causa della presunta negligenza di medici sanitari. L’uomo ha denunciato il ‘ping-pong’ che il figlio avrebbe subito passando da un nosocomio all’altro, ha ipotizzato alcune irregolarità relative alle cartelle cliniche del piccolo ed evidenziato che né lui, né la moglie erano a conoscenza del trasporto e del ricovero del figlio al Cardarelli. È necessario affermare che sul caso non vi è alcun procedimento giudiziario in corso e che in data 10 febbraio 2012, il signor Caccavale – assistito dall’avvocato Clelia Ganzerli – ha promosso una conciliazione con l’Asl 3 di Salerno per un importo pari a 89.300 euro. Azione che ha impedito qualsiasi iniziativa giudiziaria nei confronti delle strutture sanitarie in questione, ovvero gli ospedali di Nola e Battipaglia.

Presunta malasanità e la frattura dell’omero

Tuttavia, il Dottore e chirurgo Nicola Balzano, esperto di medicina legale, ha stilato una relazione datata 21 marzo 2014 al cui interno è stato certificato che i sanitari che hanno avuto in cura il piccolo Pio, sia nell’ospedale di Nola che in quello di Battipaglia, sono stati colpevoli di alcuni errori. In entrambi i nosocomi, nonostante le radiografie fatte al bambino, era stata evidenziata una frattura dell’omero sinistro, ma la rottura dell’osso non era stata diagnosticata. Addirittura, presso l’ospedale di Battipaglia – nonostante l’evidenzia fornita dagli esami radiologici – la frattura era stata diagnosticato all’omero opposto, quello destro. Questo ‘danno alla salute‘ procurato, sia in termini fisici e mentali, non ha avuto nessuna correlazione con il decesso di Pio Caccavale. “La frattura – ha spiegato Balzano – sarà stata probabilmente causata dal trasporto del bimbo da un nosocomio all’altro e non era stata refertata all’interno della sua cartella clinica“.

Il giallo del cimitero e i problemi con la giustizia

Ma c’è un altro episodio ad aver arricchito questo scenario già di per se doloroso. Secondo Franco Caccavale la bara del figlio è stata spostata senza autorizzazione all’interno del cimitero di Nola. Una questione segnalata dall’uomo alle forze dell’ordine e alle autorità e sulla quale non ci sono stati ulteriori aggiornamenti, nonostante l’interlocuzione con i custodi e i gestori del cimitero. Nel frattempo la moglie di Caccavale ha visto l’aggravarsi delle proprie condizioni di saluteFranco ha dovuto affrontare alcuni problemi avuti con la giustizia. “Il signor Caccavale – ha dichiarato l’avvocato Dario Cuomo – l’ho conosciuto nel carcere di Poggioreale dove era finito dopo alcune azioni di disobbedienza civile. In realtà è stato colpevole di alcuni reati minori, come la violazione di più provvedimenti restrittivi. Non sono a conoscenza dei suoi trascorsi e al momento non ci sono provvedimenti in corso. Diciamo che è una storia che necessiterebbe di interventi sociali e psicologici più che legali. Ad oggi il grosso dei casi nei quali Caccavale è imputato è alle spalle“.

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