Ducale pone una “questione morale” Possibile che a nessuno interessi?

Ducale pone una “questione morale” Possibile che a nessuno interessi?

Il Quotidiano del Sud
Ducale pone una “questione morale” Possibile che a nessuno interessi?

L’inchiesta “Ducale” sta ormai travolgendo la più importante istituzione politica di Reggio Calabria, c’è una “questione morale”, possibile che a nessuno interessi? Possibile che nessuno prenda posizione?

L’inchiesta “Ducale” sta ormai travolgendo la più importante istituzione politica di Reggio Calabria. Dopo il sindaco e i consiglieri indagati (Pd e FdI), l’ex senatore di FI, nell’inchiesta entrano i nomi di un importante assessore Pd e di un consigliere comunale della Lega. Allo stato dei fatti, sarà molto difficile evitare il commissariamento. Comuni (certamente meno importanti) sono stati commissariati per molto meno.

Ma non voglio, qui, entrare nel merito dell’inchiesta condotta dalla Procura reggina. Anzi, una cosa la voglio dire: è probabile che il sindaco Giuseppe Falcomatà, alla fine, ne uscirà “pulito” dal punto di vista strettamente giudiziario. Lo stesso (con maggiori o minori difficoltà) si può pensare per alcuni altri imputati: da Peppe Sera a Peppe Neri, all’assessore Mimmo Battaglia, al consigliere leghista Mario Cardia. Ma non è l’aspetto legale che preoccupa, bensì, molto di più, il totale silenzio della politica e dei partiti. Nulla o quasi hanno detto i vertici di Pd, Fdi, Fi e Lega, le forze politiche finora coinvolte.

Ed è grave perché il punto non è la questione giudiziaria dell’operazione Ducale, ma la “questione morale” che ci sta dietro. Sì, “questione morale”, tornando ad adoperare parole del secolo scorso di cui sembra non importi più nulla a nessuno. Perché è ancora più grave che, chiedendo in giro, io mi senta rispondere: “Non lo sapevi? E’ così che funziona la politica da queste parti”. Come sarebbe dire?
Devo credere che le campagne elettorali in Calabria si svolgano con l’impiego di strani personaggi che frequentano la casa del boss mafioso della zona e col suo imprimatur vanno poi a cercare i voti per uno per l’altro candidato? O devo pensare (perché questo si legge, purtroppo nelle carte) che sia l’unico modo per vincere “perché gli altri lo fanno e se non lo faccio, perdo”? Devo credere che sia normale che i raccoglitori di voti ricevano poi, in premio, incarichi pubblici abbastanza ben remunerati?

Non voglio crederci e non ci credo. Perché ho parlato col vicesindaco di Polistena che mi ha raccontato un’altra storia su come si possa evitare che la ‘ndrangheta metta mano sulle elezioni. Su come la gente possa abituarsi a credere nei progetti e nelle idee e rifiuti certi andazzi. Perché sono certo che gli anticorpi ci sono anche a Reggio Calabria: basta non accettare certi meccanismi. E se il tuo avversario li usa, è meglio perdere le elezioni e poi denunciarlo.

Ma resta l’assordante silenzio della politica. Segretari regionali e cittadini sembrano senza parole davanti a questi fatti. Non pensino di cavarsela aspettando i rinvii a giudizio che, forse, non toccheranno tutti gli attuali indagati. Perché la commissione antimafia arriverà prima e non resterà pietra su pietra. Perché non è possibile che nessuno di voi, dirigenti della politica calabrese, riesca a formulare un pensiero che indichi una strada (dimissioni? Pubblico chiarimento su quanto è davvero successo in quelle maledette campagne elettorali del 2020 e 2021?) agli amministratori pubblici coinvolti e restituisca ai cittadini un minimo di fiducia nelle istituzioni.
Ma forse, dobbiamo arrenderci e capire che “istituzioni” e “questione morale” sono parole di un mondo che non c’è più? E che, oggi, la politica o la fai così o non la fai? Spero di no e mi rifugio in una frase che mi ha detto una consigliera comunale di un comunello del catanzarese: “Noi sapevamo che gli altri baravano. Ma abbiamo pensato che fosse meglio perdere le elezioni piuttosto che fare lo stesso”.

Il Quotidiano del Sud.
Ducale pone una “questione morale” Possibile che a nessuno interessi?

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