Elezioni in Germania, l’onda nera dei neonazisti: Alternative für Deutschland trionfa in Turingia, tracollo Scholz

RMAG news

Il risultato atteso è arrivato: l’Alternative für Deutschland, partito di estrema destra isolato anche dalle varie destre sovraniste europee, ha vinto senza appelli le elezioni regionali in Turingia, stato della Germania orientale.

Una “storica vittoria”, l’ha definita il leader regionale e candidato dell’AfD Björn Höcke, esponente dell’ala più radicale del movimento. Seppur “storica”, la vittoria dell’AfD resta comunque monca: difficilmente l’estrema destra riuscirà effettivamente ad esprimere un governo locale perché nessun altro partito appare disposto ad entrare in coalizione con l’AfD.

I risultati in Turingia

L’Alternative für Deutschland ha ottenuto il 32,8 per cento dei voti, quasi dieci punti in più rispetto alle precedenti consultazioni che si erano tenute nel 2019. Il secondo partito più votato nella regione è stata la CDU, i conservatori dell’ex cancelliera Angela Merkel, che si sono fermati al 23,6 per cento, due punti in più rispetto a cinque anni fa.

Due i grandi sconfitti: da una parte Die Linke, la sinistra che fino ad oggi governava la regione in Turingia, è crollato dal 31 per cento del 2019 al 13% di domenica; ma è andata malissimo anche la coalizione che guida il governo federale, ovvero i socialdemocratici della Spd assieme a Verdi e Liberali. Il partito del cancelliere Olaf Scholz ha ottenuto il 6,1 per cento, poco sopra la soglia di sbarramento per entrare nel parlamentino regionale fissata al cinque: ancora peggio Verdi e Liberali, che rispettivamente col 3,2 e l’1,2 per cento dei voti restano fuori dal parlamento.

La grande sorpresa, anche se da mesi era stato preventivato un risultato di rilievo, è quella che vede protagonista l’Alleanza Sahra Wagenknecht, il partito fondato dall’ex vicesegretaria della Linke meno di un anno fa, giunta terza con il 15,8 per cento dei voti. L’BSW è un partito difficilmente collocabile: ha posizioni di sinistra sull’economia e vicini alla destra più reazionaria sull’immigrazione, sui vaccini e sui rapporti con la Russia, con una campagna elettorale in cui ha puntato anche contro il sostegno all’Ucraina.

I risultati in Sassonia

Domenica si è votato anche in Sassonia, altra regione dell’ex Germania dell’est. Qui, sul filo di lana, la CDU è riuscita a vincere proprio davanti l’AfD. Il partito storico del centrodestra tedesco ha ha ottenuto il 31,9% dei voti (nel 2019 raggiunsero il 32,1) rispetto all’ultradestra di Afd che si è piazzata al secondo posto con il 30,6% (27,5).

Il partito di Sahra Wagneknecht ha esordito con il’11,8% mentre l’Spd ha ottenuto il 7,3% (7,7). La Linke è finita fuori dal parlamentino con un 4,5% (era al 10,4). I Verdi sono salvi con il 5,1% (ma con una netta perdita, erano all’8,6), mentre i Liberali sono appena misurabili con lo 0,9 (4,5).

Il disastro della coalizione Scholz

Pur se elezioni regionali, i risultati di Turingia e Sassonia sono per il cancelliere Olaf Scholz e la sua coalizione nel governo federale una vera e propria mazzata, che segue tra l’altro ai risultati tremendi ottenuti anche alle scorse Europee.

Scholz ha definito “amari” e “preoccupanti” i numeri ottenuti dall’Spd e dai suoi alleati, lanciando contestualmente l’allarme per l’affermazione dell’estrema destra. “Il nostro paese non può e non deve abituarsi a questo. L’AfD sta danneggiando la Germania. Sta indebolendo l’economia, dividendo la società e rovinando la reputazione del nostro Paese”, ha aggiunto il cancelliere Scholz.

Ma anche il suo, di futuro, è in bilico. Il prossimo anno la Germania torna al voto e la coalizione di governo è alle prese con una fiducia dell’elettorato ormai in fase critica, con un tasso di popolarità in declino: una ricandidatura di Scholz è attualmente in discussione.

Tutto però è rimandato al 22 settembre, quando si andrà al voto nel Brandeburgo storica “roccaforte rossa”. Anche qui i sondaggi danno l’AfD avanti come primo partito, con l’Spd ad inseguire staccato di cinque punti. La sconfitta farebbe partire la resa dei conti nel partito.

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