Elisabetta Franchi, perché la stilista è stata condannata: “Assumo solo donne over 40 in ruoli importanti”

RMAG news

Cinquemila euro “a titolo di risarcimento” e l’adozione di “un piano di formazione aziendale sulle politiche” contro la discriminazione”. Erano diventate virali quelle frasi di Elisabetta Franchi a un evento pubblico, quando la stilista aveva ammesso di assumere soltanto donne over 40 per cariche importanti nella sua azienda. Il Tribunale di Busto Arsizio ieri ha dichiarato “discriminatorie” quelle esternazioni su lavoro d’impresa e ruolo dell’imprenditore.

Era il maggio del 2022, l’evento “Donna e Moda” organizzato dal quotidiano Il Foglio e Pwc. A distanza di due anni la condanna. “Quando metti una donna in una carica importante, se è molto importante poi non ti puoi permettere di non vederla arrivare per due anni perché quella posizione è scoperta e un investitore investe tempo, energia e denaro”, aveva detto Franchi. “Io oggi le donne [nelle posizioni cruciali] le ho messe, ma sono anta (over 40, ndr) se dovevano sposarsi, si sono già sposate, se dovevano fare figli hanno fatto figli … Io le prendo che hanno fatto i giri di boa e lavorano H24”.

“Cosa che invece gli uomini non hanno. Io che sono una donna emiliana ed emancipata credo che noi donne siamo un dovere, che è quello nel nostro Dna, che non dobbiamo neanche rinnegarlo: i figli li facciamo noi, incinto ancora … no, e comunque il camino in casa lo accendiamo noi. È una grande responsabilità”. Quelle frasi erano diventate virali, avevano scatenato moltissime critiche. A gran parte del Tribunale dei Social non erano piaciute.

Chi è Elisabetta Franchi

Classe 1968, nata a Bologna, quarta di cinque figli. Sul sito ufficiale si legge che Franchi “è riuscita a conquistare l’universo femminile – si legge sul sito ufficiale – grazie al suo stile e alla sua creatività: un successo frutto di una grande passione, di uno scrupoloso studio del prodotto, di un’assoluta dedizione al lavoro e di una buona dose di concretezza”. Franchini ha studiato all’Istituto Aldrovandi Rubbiani di Bologna. Ha aperto il suo primo atelier nel 1995, la Betty Blue Spa è nata nel 1998. Il marchio Elisabetta Franchi è nato nel 2012, il primo showroom direzionale è stato aperto a Milano in via Tortona nel 2013.

Un brand da 120 milioni di euro di ricavi nel 2019, che ha vestito star come Angelina Jolie, Kate Hudson, Jessica Alba, Emily Blunt, Jennifer Lopez, Lady Gaga, Kendall Jenner, Dita Von Teese, Kourtney Kardashian. 1.100 multimarca e 87 boutique monomarca in tutto il mondo. Franchini è stata insignita dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana” da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

 

“Il mondo della moda non è tutto lustrini e paillettes – diceva – È un mondo molto duro, fatto di sacrifici, rinunce, ma anche soddisfazioni. Per questo, come dico sempre, non smettete mai di crederci!”, diceva nell’occasione di quell’evento sotto accusa, nel maggio 2022, intervistata dalla giornalista de Il Foglio della Moda Fabiana Giacomotti. Quando esplose la polemica rispose tramite Instagram alle critiche: “L’80% della mia azienda sono quote rosa di cui il 75% giovani donne impiegate, il 5% dirigenti e manager donne. Il restante 20% sono uomini di cui il 5% manager […] C’è stato un grande fraintendimento per quello che sta girando sul web, strumentalizzando le parole dette […] La mia azienda oggi è una realtà quasi completamente al femminile […] Purtroppo, al contrario di altri Paesi, è emerso che lo Stato italiano è ancora abbastanza assente, mancando le strutture e gli aiuti, le donne si trovano a dover affrontare una scelta tra famiglia e carriera”.

Elisabetta Franchi condannata

La causa civile per quelle parole venne intentata dall’“Associazione Nazionale Lotta alle Discriminazioni”. La condanna è stata firmata dalla giudice del lavoro Francesca La Russa. La società Betty Blue dovrà versare a titolo di risarcimento, una somma stabilita in via equitativa di 5 mila euro (più interessi legali) e spese di lite di 3.500 euro all’Associazione, assistita dai legali Silvia Conti, Carlo de Marchis e Carlo Cavalieri.

L’azienda dovrà a anche “promuovere” corsi per “tutti i dipendenti” contro la discriminazione di genere, provvedere alla pubblicazione a proprie spese del dispositivo di sentenza su alcuni quotidiani e a “promuovere” un “consapevole abbandono dei pregiudizi di età, genere, carichi e impegni familiari nelle fasi di selezione del personale per le posizioni di vertice” adottando “entro 6 mesi” un “piano di formazione aziendale sulle politiche discriminatorie che preveda la realizzazione di corsi annuali, con l’intervento di esperti, ai quali siano chiamati a partecipare, obbligatoriamente, tutti i dipendenti”.