Gli orrori sui bimbi di Gaza: “Mamma, quando mi ricrescerà il braccio?”

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Israele e quella lista nera. La lista della vergogna. Di cosa si tratti lo racconta, con la consueta nettezza e coraggio intellettuale, Gideon Levy. “Somalia, Siria, Myanmar, Boko Haram e Israele. Insieme, e non per caso – scrive Levy su Haaretz La decisione del Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres di aggiungere Israele alla lista nera dei Paesi che fanno del male ai bambini ha insultato e scioccato Israele. Noi e la Siria? Sì, noi e la Siria. In Israele, tutti hanno attaccato, ma nessuno ha chiesto: cosa abbiamo pensato mentre l’esercito uccideva migliaia di bambini? Che il mondo sarebbe rimasto in silenzio? Che l’Onu avrebbe mostrato moderazione? Il suo ruolo è quello di gridare ed è quello che ha fatto nel fine settimana. Quando si tratta di uccisioni di massa di bambini, tutte le scuse volano fuori dalla finestra, anche quelle avanzate da Israele. Gilad Erdan può continuare con le sue grottesche sceneggiate alle Nazioni Unite – ieri ha pubblicato una registrazione video della sua conversazione con il segretario generale, un atto senza precedenti in termini di codice di comportamento diplomatico, il tutto destinato alle orecchie del Comitato centrale del Likud, in vista del prossimo incarico di Erdan”.

La realtà è la mattanza di bambini. La narrazione propagandistica che quella realtà tende a stravolgere è destrutturata da Levy: “Benjamin Netanyahu – rimarca Levy – può continuare a sostenere che “le Nazioni Unite si sono messe sulla lista nera della storia”.  L’Onu? Quanti bambini ha ucciso? L’Idf ne ha uccisi 15.517, secondo il ministero della Sanità di Gaza. Circa 8.000 di queste morti sono state verificate dalle Nazioni Unite. Molti sono ancora dispersi. Circa 17.000 bambini hanno perso almeno uno dei genitori; 3.000 hanno perso almeno un arto. Nove bambini su 10 nella Striscia di Gaza soffrono di “carenza nutrizionale acuta”, secondo l’Unicef. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito che quattro bambini su cinque non mangiano nulla almeno un giorno su tre. A gennaio, l’organizzazione internazionale Save the Children ha stabilito che 10 bambini perdono almeno un arto ogni giorno. Sabato scorso, al-Jazeera ha mostrato il video di un bambino che chiedeva alla madre se il suo braccio sarebbe ricresciuto”.

Eppure, c’è chi continua ad autoassolversi. A giustificare l’ingiustificabile. Sempre pronto a mettere sul tavolo la carta dell’antisionismo. Annota in proposito Levy: “Tutti sono sulla lista nera della storia, tranne Israele. Tutti sono anti-Israele e antisemiti, solo Israele è innocente. “L’esercito più morale del mondo”, si è vantato Netanyahu sabato scorso, suscitando un sorriso imbarazzato tra i suoi ascoltatori in tutto il mondo. Le prove sono solide, si accumulano inequivocabilmente, imperdonabili. Otto mesi di guerra contro i bambini. Otto mesi di bambini privi di arti, orfani, affamati, malati e sotto shock, morenti e morti. I numeri sono orribili, ma non meno di questo è la totale negazione di ogni responsabilità da parte di Israele. La colpa della morte di almeno 10.000 bambini è dei loro genitori, di Hamas e dell’Unicef, ma non dei loro assassini, né dei soldati e dei piloti delle Forze di Difesa Israeliane, le più morali del mondo. Quando si raggiungono tali livelli di sofferenza inflitti a così tanti bambini, ci si poteva aspettare un certo grado di shock anche in Israele. Dopo tutto, anche noi abbiamo figli. Ma qui il dolore è proibito per comando, la compassione non è più accettabile, le proteste si occupano solo del destino dei nostri figli, perché ovviamente non ce ne sono altri, mentre centinaia di migliaia di bambini dall’altra parte sono invisibili, non degni di considerazione”.

La conclusione di Levy è potente, tragicamente vera: “I bambini di Gaza – quelli che sopravviveranno – non dimenticheranno mai. Ora rovistano tra le macerie delle loro case, piangendo genitori e fratelli, cercando di guarire le loro ferite e i loro monconi in un Paese senza un solo ospedale funzionante, impazziti dagli incubi. Ma cresceranno e non dimenticheranno. Gli aiuti umanitari continuano a zoppicare, i coloni sabotano i camion degli aiuti, bloccando violentemente il loro ingresso a Gaza, e Israele tace anche su questo. Ma i bambini non dimenticheranno mai ciò che Israele ha inflitto loro. Come potrebbero? Non per generazioni. Il mondo si sta unendo a loro. Persino il mondo cinico e freddo è scioccato da una simile uccisione di bambini. Erdan, Netanyahu e altri israeliani possono continuare a dichiararsi innocenti e a lavarsene le mani, ma le loro mani sono macchiate dal sangue dei bambini, che nessuna scusa può nascondere”. Così Levy. A Gaza un bambino muore ogni 15 minuti, ricorda Save the Children. Un bambino è morto il 30 maggio nell’ospedale di Al Aqsa per mancanza di cibo e cure mediche e un tredicenne è morto il 1° giugno per gli stessi motivi. A Rafah non ci sono più panifici. L’Oms ha rilevato che più di 8.000 bambini di età inferiore ai 5 anni sono stati ricoverati per malnutrizione acuta nell’enclave palestinese. Il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha anche dichiarato che ci sono già stati 32 decessi attribuiti alla malnutrizione, 28 dei quali tra i bambini sotto i 5 anni di età”.

“Si prevede che oltre un milione di persone, la metà della popolazione di Gaza, dovrà affrontare la morte e il livello di fame più elevato sulla scala del rischio (Fase 5) entro la metà di luglio”. Lo scrivono la Fao e il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (Wfp), nel nuovo rapporto “Hunger Hotspots” in cui descrivono gli scenari di prospettiva per 18 punti caldi a rischio nutrizione nel mondo. I Grandi della Terra riuniti in Puglia lo sanno, ma, semplicemente, se ne fregano.