Guerra in Libano, ‘operazione limitata’ ma Israele issa bandiere

RMAG news

Documentare una guerra può costare la vita. È accaduto a Gaza (dal 7 ottobre 2023 a oggi si sa con certezza che sono stati uccisi 116 giornalisti, fotografi e cameraman). E ora in Libano. È drammatico il racconto di Lucia Goracci, inviata del Tg3, tra le più esperte di teatri guerra, la cui troupe ieri mattina è stata aggredita e inseguita in un villaggio a nord di Sidone, nel sud del Libano.

L’aggressione alla troupe Rai

Proprio durante l’assalto l’autista della troupe, Ahmad Akil Hamzeh, si è accasciato a terra ed è morto, nonostante i tentativi di rianimarlo. Lucia Goracci e Marco Nicois e Kinda Maalouf rispettivamente inviata, operatore e traduttrice della troupe, sono invece incolumi. La storia è stata raccontata con un drammatico vocale al Tg3 nell’edizione delle 12 proprio da Goracci: «Eravamo in un villaggio a nord di Sidone, Jiyeh, sul luogo di un bombardamento di due notti fa. La fixer Maalouf aveva segnalato a Hezbollah la nostra presenza. Stavamo riprendendo senza problemi, la gente ci parlava». «Poi è spuntato un uomo, che ha aggredito l’operatore Marco Nicois, tentando di strappargli la telecamera» – continua Goracci. «Abbiamo protetto Marco e ci siamo allontanati in fretta, sono arrivati altri che hanno provato a spintonarci, a spintonare l’auto. Siamo andati via veloci in auto, ma quest’uomo ci stava seguendo». Prosegue così l’inviata della Rai: «Ahmad si è fermato a un distributore ormai fuori da Jiyeh, ma l’uomo ci è venuto addosso, ha strappato le chiavi dell’auto ad Ahmad e ha cercato di rompere la telecamera entrando dai finestrini aperti, mentre nessuno ci è venuto in aiuto». A quel punto l’infarto. «Ahmad, un uomo buono e pacato, ha tentato di farsi ridare le chiavi ed è allora che si è accasciato a terra». La giornalista, dopo la corsa in ospedale, afferma: «Ci hanno detto che era morto nonostante i lunghi tentativi di rianimarlo. Ahmad lavorava con l’ufficio Rai di Beirut da diversi anni. Con Marco non abbiamo parole per descriverne la profondità umana e la grande dolcezza». Una umanità che nel Paese dei Cedri è morta.

L’operazione via terra dell’Idf

Le Forze di Difesa israeliane hanno annunciato di aver avviato un’operazione terrestre “limitata, localizzata e mirata” contro Hezbollah nella parte occidentale del Libano meridionale. L’operazione terrestre israeliana nel Libano meridionale è iniziata il 30 settembre; fino ad ora si era concentrata sul lato orientale del confine. L’Idf afferma inoltre che è la prima volta che una divisione di riserva dell’Idf viene utilizzata in operazioni di combattimento nel Libano meridionale, che si unisce alle altre tre divisioni coinvolte nell’offensiva terrestre. Dall’inizio dell’operazione di terra in Libano la scorsa settimana, le forze israeliane hanno ucciso “centinaia di terroristi, smantellato diversi percorsi sotterranei, decine di infrastrutture e basi per il combattimento in cui Hezbollah aveva nascosto centinaia di armi lungo la frontiera, compound che sono stati localizzati e distrutti”, ha rivendicato ancora l’Idf.

La bandiera israeliana è stata issata a Maroun el Ras, villaggio del sud del Libano, dove l’Idf ha preso il controllo di un intero complesso e dei terreni circostanti, dove Hezbollah si era impadronito di una vasta area trasformandola in quartier generale con lanciatori di razzi puntati su Israele. La bandiera viene mostrata dalle tv locali. Le forze israeliane hanno utilizzato centinaia di chili di esplosivo per distruggere tunnel e strutture sotterranee dove si erano acquartierati i miliziani del gruppo sciita. Carri armati e commando hanno operato in tre aree centrali nel sud del Libano, localizzando armi ed eliminando 200 terroristi.

L’Idf ha inoltre reso noto che oltre 100 razzi sono stati lanciati da Hezbollah sulla città di Haifa nell’area nell’arco di mezz’ora. Una donna è rimasta ferita dalle schegge e diverse abitazioni sono state danneggiate. Hezbollah afferma di aver respinto le truppe israeliane che si erano «infiltrate» vicino ad una postazione dell’Unifil, le truppe Onu che presidiano la linea blu al confine tra i due Paesi. Hezbollah, riporta il Guardian, ha affermato in una dichiarazione di aver ucciso e ferito soldati israeliani che attraversavano il confine libanese nei pressi di una base Unifil vicino la foresta di al-Labouneh, nella sezione occidentale dell’area di confine. Hezbollah ha affermato che l’attacco ha costretto i soldati israeliani a ritirarsi dietro il confine.

La situazione delle basi Unifil italiane in Libano in queste ore – con continui bombardamenti che si sentono a decine di chilometri di distanza – oscilla tra il livello 2 e il livello 3 di allarme, ovvero il massimo. I militari, in base al livello di allarme attivato, utilizzano elmetto e giubbetto protettivo. Talvolta rifugiandosi nei bunker e altre volte limitando semplicemente le operazioni al minimo. È quanto riferiscono fonti militari in merito alla situazione nelle basi italiane di Unifil in Libano. È guerra totale.

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