Il capocosca di Acquaro rivela: «Volevo sparare ai carabinieri»

Il capocosca di Acquaro rivela: «Volevo sparare ai carabinieri»

Il Quotidiano del Sud
Il capocosca di Acquaro rivela: «Volevo sparare ai carabinieri»

VIBO VALENTIA – Avrebbe voluto sparare e fare fuori tutti quei carabinieri che l’avevano fermato al posto di blocco insieme alla moglie: Angelo Maiolo – accusato di associazione mafiosa, omicidio, armi ed altro – ritenuto il vertice dell’omonima consorteria di Acquaro, aveva una vera e propria avversione per gli esponenti delle forze dell’ordine. Un sentimento che acquisiva un termine spregiativo nel riferimento a loro, vale a dire “cani”, utilizzato sovente dagli esponenti del gruppo.

Angelo Maiolo

La circostanza – che mette in luce la sfrontatezza dell’indagato – è narrata nelle carte dell’inchiesta di Dda e carabinieri contro i clan delle Preserre vibonesi e specificatamente emerge da una conversazione tra Cosmo Inzitari (coinvolto nell’indagine) e la moglie in cui commentano proprio quell’episodio risalente al 31 dicembre del 2019. Angelo Maiolo e la consorte erano stati fermati ad un posto di controllo dei militari della Benemerita che in quella occasione avevano elevato un verbale alla donna per assenza momentanea dei documenti in quanto la stessa conduceva il veicolo e non aveva con sé il contratto assicurativo. Nell’esecuzione di tale atto, il marito avrebbe proferito all’indirizzo dei carabinieri le frasi ingiuriose: “Mi avete rotto i coglioni, non avete le palle di fermarmi da solo quando siete in divisa”, venendo per questo deferito per minacce a pubblico ufficiale. Appresa la notizia, Inzitari – che in quel periodo era intercettato – l’aveva commentata con la moglie riferendogli che Maiolo, dopo avere accompagnato la famiglia, aveva preso “il ferro” (un’arma) per tornare sul luogo del controllo e sparare a tutti quanti, episodio che non si era verificato solo in ragione del fatto che i Carabinieri erano andati già via.

Nel prosieguo del dialogo si apprendeva anche che la rabbia manifestata da Maiolo verso le Forze dell’ordine, oltre ad essere dettata dall’avversione di questi nei loro confronti, fosse legata anche, a dire di Inzitari (e della stessa moglie), alla gelosia che l’indagato nutre nei confronti di sua moglie, che in occasione del controllo stava interloquendo con gli operanti per fornire loro delucidazioni in merito al contratto di assicurazione della propria autovettura. “La vicenda – scrivono al riguardo gli inquirenti – è sintomatica non soltanto dell’indole criminale di Angelo Maiolo e dell’intolleranza di questo nei confronti delle Forze dell’Ordine, ma anche della materiale disponibilità di armi da parte dello stesso”.

“È successo un casino – commentava Inzitari – ieri sera quando sono rientrati da casa, Angelo…E gli ha detto che gli spara… gli ha detto “aspetta che vado (inc) accompagno i figli a casa… “gli ha detto… “(inc.le) sparo”. Angelo ha preso il cane (della pistola, ndr) là … Ha preso il ferro e se n’è andato, è sceso. Nel frattempo che lui è sceso, i carabinieri se ne erano già andati e sono passati da Ciccio, poi se ne sono andati, sennò lui… ieri sera gli sparava. Angelo ha detto “devono finirla (ma spiccianu)”, ha detto “hanno rotto”, ha detto “ti giuro”, ha detto “uno che parla gli sparo, lo sparavo, li sparavo a tutti quanti là”.

Il Quotidiano del Sud.
Il capocosca di Acquaro rivela: «Volevo sparare ai carabinieri»