Il governo tratta i manifestanti pro-Palestina come le Br

RMAG news

Bum! “Indaga l’antiterrorismo” annunciano con titoli cubitali i giornaloni in cima ad articoli scritti sotto la dettatura di sindacalisti della polizia penitenziaria e della polizia di Stato. Su che cosa? Su chi? Che è accaduto? Ah, la manifestazione di sabato scorso a Roma davanti alla stazione Ostiense in solidarietà con il popolo palestinese e contro il decreto sicurezza, due argomenti che sono tra loro molto meno lontani di quanto possa apparire.

Resistenza, violenza e lesioni a pubblico ufficiale per i lanci di sassi e fumogeni e udite udite di una sola molotov. Ma indaga l’antiterrorismo. Siamo all’ultima tappa in ordine di tempo dell’infinita emergenza italiana, si agita il fantasma del passato per regolare lo scontro sociale e politico di oggi. L’obiettivo immediato di questa campagna di propaganda rispolvera una vecchia idea già fatta balenare in anni recenti, il varo del reato di terrorismo di piazza in modo da arrivare a condanne ancora più pesanti in relazione alle manifestazioni di protesta in un paese in cui ormai l’unico gesto di dissenso ritenuto “legale” è quello espresso sui social network. E non si sa per quanto tempo ancora tutto questo sarà tollerato.

La realtà è molto semplice: in Italia ci sono apparati antiterrorismo mastodontici elefantiaci che costano un sacco di soldi e qualcosa devono pur fare. Impossibile sapere quanto esattamente perché vige una sorta di segreto di Stato. E risulta impossibile capirlo pure dalle spese dei processi perché i costi della polizia di prevenzione non risultano in maniera ufficiale. Lo Stato si comporta come se fossimo ancora a mezzo secolo fa. Anzi peggio. Si intercettano gli indagati con il captatore Trojan, come è successo nell’inchiesta sulla sparatoria di Cascina Spiotta 5 giugno 1975, senza l’emissione di un decreto autorizzativo da parte del giudice delle indagini preliminari.

Stiamo a celebrare processi alle Brigate Rosse di 50 anni fa anche come monito a chi scende in piazza a protestare oggi. È tutto terrorismo e antiterrorismo. E di garantisti in giro sul punto se ne vedono e sentono pochi (eufemismo). L’opposizione cosiddetta non esiste. Trova il tempo per proclami “contro i facinorosi” ma tace sul fatto che sabato scorso a molti non è stato possibile arrivare in piazza perché “portati in questura per accertamenti”. È la difesa della democrazia nel terzo millennio.

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