IL PROVINCIALISMO CHE AVVILISCE IL VOTO ITALIANO

IL PROVINCIALISMO CHE AVVILISCE IL VOTO ITALIANO

Il Quotidiano del Sud
IL PROVINCIALISMO CHE AVVILISCE IL VOTO ITALIANO

Finalmente è (ufficialmente) finita la più brutta campagna elettorale nella storia della Repubblica. Più che brutta, inutile. Per cosa si dovrebbe votare? Europa? Sì, Europa. Ma temi, slogan e improperi potevano andare bene anche per un’elezione circoscrizionale. Lo schema è un pret a porter per ogni stagione: ho visto lei che insulta lui che insulta lei.

Domenica sera, a urne chiuse, la prima curiosità da soddisfare sarà quanti voti ha preso Vannacci. Poi se Meloni sta sopra o sotto il 26%, se forza Italia ha superato la Lega, se la Schlein l’ha sfangata o ha le valigie pronte, se i Cinquestelle sono tracollati o si sono tenuti il Sud, se Renzi, Santoro e Calenda hanno superato lo sbarramento del 4%. Tutte preoccupazioni domestiche, interrogativi da portineria.

L’Italia della politica è diventata questa: nessuna visione, solo la preoccupazione di mettere insieme il pranzo con la cena. Tirare a campare. Non a caso è stata una campagna elettorale dell’arrocco, della difesa del territorio. Nessuna caccia a nuovi proseliti ma difesa dell’identità, noi contro tutti gli altri. In tempi di astensionismo crescente, preservare l’orticello sarebbe già un successo.

E l’Europa? Tutti gli osservatori sono concordi nel definire questa tornata di voti come uno snodo decisivo: o si fa la Nuova Europa o l’Unione continuerà a galleggiare nell’insignificanza. La posta in palio è enorme: difesa comune che comporta un ridimensionamento delle pulsioni green, il superamento dell’unanimismo che significa accettare l’idea di un Europa a due o più velocità. E poi la gestione solidale dei flussi migratori che è soprattutto capire e mitigare l’enorme pressione che l’Africa esercita fa sui confini comunitari.

Il neo-isolazionismo americano, inaugurato da Obama e implementato da Trump (e Biden), impone all’Europa la capacità di interpretare un ruolo da protagonista credibile nella sfida per la nuova leadership mondiale con una Cina arrembante e un’India prepotentemente emergente che si profila. Poi la politica energetica che deve essere comune come la tutela dell’ambiente. E molto, molto altro. Oggi più che mai, o siamo europei o siamo ben poca cosa.

Il Quotidiano del Sud.
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