Il Sud non crede all’Europa e punisce Lega e Cinquestelle

Il Sud non crede all’Europa e punisce Lega e Cinquestelle

Il Quotidiano del Sud
Il Sud non crede all’Europa e punisce Lega e Cinquestelle

Dalle ultime elezioni europee emerge il dato: vince l’astensionismo; il Sud non crede all’Europa e alle urne punisce Lega e Cinquestelle

Vestirsi di prudenza è l’invito da ricordare quando si commentano, a poche ore dal voto, gli andamenti dei consensi e delle astensioni, in una competizione elettorale come quella del Parlamento europeo, che molti, sbagliando, vedono lontana.
Certamente tre affermazioni possono essere fatte: il Mezzogiorno non crede all’Europa, non crede ai partiti territoriali, probabilmente non crede a se stesso.

Ma ha anche delle giustificazioni per tale pensiero. Essendo infatti un’area nella quale l’informazione, cartacea e televisiva compresa la Rai, è eterodiretta ripropone in linea di massima le dinamiche nazionali. Con qualche piccola differenza quando si presenta una offerta politica che lo tiene in considerazione, come è avvenuto nella prima fase dei Cinque Stelle. Tranne poi a ripiombare o in una espressione di voto per partiti molto poco attenti ai bisogni del territorio o rifugiarsi nell’astensione.
Le percentuali di partecipazioni al voto sono tra le più basse nelle due circoscrizioni Sud e Isole: Sud al 43,73% e Isole al 37,31%.

IL SUD NON CREDE ALL’EUROPA: ASTENSIONISMO COME PROTESTA; PUNITI LEGA E CINQUESTELLE

Da oltre il 5 % a un dato vicino al 10 % è la distanza dal dato medio nazionale. E se anche l’astensionismo non può essere tutto quanto addebitato alla protesta – vi sono molti altri motivi per astenersi – certamente all’interno del non voto vi è una grande parte della fuga che ha tale origine.
L’astensionismo al Sud è probabilmente aumentato maggiormente per la delusione verso l’esperienza parlamentare del Movimento 5 Stelle e la mancanza di opzioni politiche alternative convincenti.
Passando ai dati, vi è una considerazione sulle regole che può essere fatta. È logico che la soglia di sbarramento sia nazionale? Non sarebbe opportuno che fosse per circoscrizione, considerato che ciascuna di esse ha una popolazione talmente elevata da essere più grande di oltre la metà dei 27 Paesi dell’Unione?

Quella Sud conta circa 13 milioni di abitanti e quella Isole 7 milioni. Se fosse per circoscrizione, per esempio il quorum sarebbe scattato per gli Stati Uniti d’Europa nella circoscrizione Sud, dove è sopra la fatidica soglia del 4% con il 6,8% e anche il movimento di Cateno De Luca, con il suo 6% nelle Isole, avrebbe avuto un qualche eletto nel Parlamento Europeo. Con l’effetto di una rappresentanza più corretta dei territori di quanto non avvenga con lo sbarramento nazionale, che in realtà favorisce i Partiti più grandi.

I CINQUESTELLE HANNO DELUSO

Nel merito, passando ai voti, la richiesta che era stata fatta al Movimento da parte di una grande maggioranza dei votanti, “o mi mantieni o mi sviluppi”, è andata delusa in tutte e due le opzioni.
Il reddito di cittadinanza è stato eliminato, mentre lo sviluppo tarda a venire e continua l’emorragia di giovani, 100.000 ogni anno e un profondo malessere di chi parte e di chi rimane.
E anche la credibilità dei Cinque Stelle, acquisita con un consenso inaspettato negli anni passati, man mano si erode sempre di più anche nel Sud, che non riesce a percepirlo come un Partito che lo rappresenti. Anche se nella circoscrizione dell’Italia meridionale riesce ad avere un risultato di tutto rispetto e ottiene il primato con un margine risicato su Fdi: 24,% contro il 23,6 per cento.
Per il PD probabilmente potrebbe esserci stata la percezione che, considerata la posizione nei confronti dell’Autonomia Differenziata, dimenticando invece che le richieste di Bonaccini rimangono tutte sul tavolo, possa difendere tale realtà. Infatti anche nelle Isole rimane ad un contenuto, ma sempre importante, 18%.

LE PROMESSE DISATTESE NON PREMIANO NEPPURE LA LEGA

La schizofrenia non premia la Lega. Infatti con il suo dato, sempre nella circoscrizione Isole, si piazza dopo i primi 4 partiti più votati nelle Isole, con una percentuale quasi definitiva del 6,98%. Eppure Salvini si sta impegnando pesantemente per la infrastrutturazione di tutto il Mezzogiorno, con investimenti che non si erano mai visti nel passato, compresi quelli sul Ponte sullo Stretto, nell’alta velocità ferroviaria Salerno -Reggio di Calabria, nell’alta velocità, depotenziata, Messina-Catania-Palermo, nel completamento della rete autostradale, con investimenti importanti in Calabria. Evidentemente Matteo Salvini paga l’effetto dell’autonomia differenziata, che ormai con i dati della coalizione sarà sicuramente approvata e molti elettori del Sud ne hanno tenuto conto.

Infatti, malgrado le dichiarazioni bellicose di Roberto Occhiuto contro, e il successo di Forza Italia, è probabile che la coalizione si compatterà sul programma presentato alle elezioni politiche.
In realtà così il Sud rimane totalmente ininfluente rispetto alle decisioni del Governo, perché non riesce ad esprimere una forza che lo rappresenti, diviso com’è tra il sostegno ai Partiti Nazionali, che spesso al momento opportuno fanno parte del Partito Unico del Nord, come si è visto recentemente quando si è trattato di distribuire le risorse del PNRR, e la debolezza delle forze territoriali che non riescono ad essere rappresentate, anche grazie a sistemi elettorali che non aiutano ad esprimere le realtà locali, anche se spesso di dimensioni demografiche tali da competere con molti piccoli e grandi Paesi europei.

LOTTARE CONTRO CHI?

Lo stesso Movimento Equità Territoriale, di Pino Aprile, viene fagocitato nel partito pacifista di Michele Santoro, “Pace Terra Dignità”, perdendo la sua identità iniziale, mentre Cateno De Luca, per arrivare al 4% nazionale, imbarca nel suo simbolo “Libertà”, un’accozzaglia improbabile di soggetti.
Tutto questo è percepito da quella gran parte dell’elettorato attivo che ha deciso che è meglio non partecipare a quello che ritiene il rito truccato delle elezioni, convinto com’è che tanto non riuscirà ad incidere in nessun modo. Mentre la consapevolezza di dover lottare viene minata da una vulgata che propala, grazie ai media nazionali, un messaggio che la colpa del mancato sviluppo del Mezzogiorno è proprio dei meridionali e, quindi, lottare contro chi?

Il Quotidiano del Sud.
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