Il valore del G7 in Puglia nel mondo capovolto

Il valore del G7 in Puglia nel mondo capovolto

Il Quotidiano del Sud
Il valore del G7 in Puglia nel mondo capovolto

Il Vertice G7 che la Presidenza italiana ospita nell’esclusiva cornice di Borgo Egnatia si presta a una serie di considerazioni dettate dalla turbolenta fase internazionale in cui si collocano i suoi lavori: i leader convenuti in Puglia – con la sola, significativa eccezione dell’ospite Giorgia Meloni, reduce dal successo alle elezioni europee – sono evidentemente indeboliti e vanno incontro a gravi incognite sul proprio futuro politico. Questo vale in particolare per i Capi di Stato e di Governo europei: Macron è ormai impegnato nella sfida parlamentare che ha innescato con un’iniziativa a dir poco inattesa; Scholz si ritrova a capeggiare una coalizione tripartita (a suo tempo definita “semaforo”) che gli elettori hanno appena sconfessato relegandola clamorosamente in fondo alla lista dei consensi; Sunak è sfavorito da tutti i pronostici in vista della tornata elettorale del 4 luglio. Quanto a Biden, le crescenti incertezze sull’esito delle elezioni di novembre tengono col fiato sospeso l’intero Occidente, consapevole delle prevedibili ripercussioni della temuta vittoria di Trump, che proprio nel G7 dimostrò per la prima volta il proprio ostinato rifiuto della nozione stessa di diplomazia multilaterale e oggi evoca lo spettro di un dichiarato disimpegno dal legame euroatlantico.

Una serie di infelici coincidenze che si aggiungono a uno scenario che negli ultimi anni ha visto costantemente ridimensionato il potere di influenza e di decisione di quelli che un tempo chiamavamo i paesi più industrializzati del mondo. Viceversa, il loro peso economico, la loro percentuale della ricchezza mondiale, la loro capacità di imprimere la direzione voluta allo sviluppo economico e di allargare l’area del consenso attorno ai valori democratici e liberali di cui sono promotori è insidiata e palesemente messa in discussione da un numero crescente di paesi economicamente e tecnologicamente emergenti, che orbitano in seno o attorno ai cosiddetti BRICS.

E’ dunque lecito chiedersi quale sia oggi il valore del G7 in Puglia, che si vede osteggiato dagli altri attori internazionali, che lo considerano potenzialmente prevaricatore, oltreché retaggio di un passato coloniale e imperialista, e – non da oggi – è spesso violentemente contestato all’interno da quanti lo identificano con il volto peggiore del capitalismo. Credo che la ragion d’essere del G7 risieda tuttora nella sua capacità di coesione, ovvero di adesione e promozione di valori comuni come la democrazia e il rispetto dei diritti fondamentali dell’individuo, la non-discriminazione e la libertà di espressione, la coesistenza pacifica, il libero mercato, il dialogo e la cooperazione internazionali, la lotta al terrorismo e lo sviluppo sostenibile, la nozione di beni comuni, a cominciare dalla salute umana, animale e ambientale. Il G7 con il tempo ha saputo reagire al suo crescente isolamento sulla scena internazionale e ha percepito l’esigenza di adottare un approccio meno paternalistico e più rispettoso delle istanze di quello che spesso liquidiamo con la scivolosa nozione di “Sud globale”. Ad esempio, ha saputo aprire i propri lavori ai contributi di un novero crescente di rappresentanti della società civile e dei gruppi di interesse, ha saputo guardare alle nuove generazioni, ha invitato sempre più ospiti internazionali alle proprie sessioni, ha saputo coinvolgere sempre più organizzazioni internazionali sollecitandone il contributo di idee e di iniziative.

In altre parole, il G7 – seguendo un percorso che molto più a fatica (per via della sua composizione disomogenea) persegue anche il G20 – da cabina di regia della stabilità economica e finanziaria internazionale si è trasformato in un prezioso foro di confronto e di elaborazione dei contenuti dettati dall’attualità e dalle sfide del momento, uno strumento unico a disposizione dei principali paesi occidentali e divenuto ancora più prezioso, ora che Brexit ha escluso il Regno Unito dal dibattito interno all’Unione europea e l’assertività cinese ha portato alla ribalta l’Indo-Pacifico e la necessità di legami sempre più intensi con il Giappone. Oltretutto, Vertici come quello di Borgo Egnatia offrono ai leader un’irripetibile occasione di incontri bilaterali anche al di fuori della prevista agenda dei lavori e una cornice riservata e confidenziale, in cui affrontare i temi più sensibili e delicati dell’attualità internazionale al riparo da microfoni e telecamere.

Uno sguardo all’agenda dei lavori del Vertice e alla lista degli ospiti internazionali conferma queste considerazioni. Le discussioni previste spaziano dalle problematiche del Continente africano e delle migrazioni al cambiamento climatico, dalla guerra in Medio Oriente all’Ucraina, dall’Indo-Pacifico all’intelligenza artificiale e all’energia. Alcune delle decisioni da adottare saranno particolarmente delicate, ad esempio il possibile impiego degli assetti finanziari detenuti all’estero da entità facenti capo alla Russia (e non più soltanto dei loro profitti) per la ricostruzione dell’Ucraina. Si tratta di un’iniziativa densa di implicazioni giuridiche, politiche e strategiche sulla quale i pareri non sono ancora concordi sulle due sponde dell’Atlantico, che viceversa appaiono maggiormente convergenti circa l’incremento del sostegno militare a Kyiv. Dietro l’intera agenda peraltro si aggira peraltro un “convitato di pietra”, la Cina, che sarà inevitabilmente evocata a più riprese quando i leader parleranno di Ucraina, di ambiente, di commercio internazionale.

La lista degli invitati extra-G7 in Puglia conferma lo sforzo della Presidenza italiana di aprire questo foro all’esterno. Interverranno infatti il Brasile, l’India e il Sudafrica (la cosiddetta Troika del G20), la Turchia, gli Emirati Arabi, la Mauritania, il Kenya, l’Algeria, l’Argentina, la Giordania, la Tunisia, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, la Presidente della Commissione europea, il Presidente ucraino Zelensky e molti altri. Su tutti poi si staglia la figura del Santo Padre che per la prima volta partecipa ai lavori del G7 intervenendo nella sessione dedicata all’intelligenza artificiale, un tema sul quale il Vaticano è particolarmente attivo e sensibile. Infatti, attraverso la Pontificia Accademia per la Vita contribuisce da tempo al dibattito internazionale e promuove l’esigenza di sottoporre l’impiego di questa dirompente tecnologia al rispetto dei valori umani fondamentali attraverso l’introduzione di norme giuridiche ispirate ai dettami etici.

Questo impegno a sviluppare la capacità di ascolto e di inclusione del resto del mondo da parte del G7 in Puglia mi sembra possa rappresentare la cifra migliore della Presidenza di turno italiana, che ha già dimostrato una forte determinazione in questa direzione e che può contare su un bagaglio di esperienza e di credibilità, frutto anche delle passate analoghe esperienze sia in ambito G7 (basti pensare a quando nel 1994 al Vertice G7 di Napoli per la prima volta fu invitata la Russia), sia nel variegato e turbolento G20, che l’Italia ha presieduto con successo nel 2021.

Il Quotidiano del Sud.
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