Ilaria Salis scagionata dalla vittima, il giudice rivela il domicilio segreto

RMAG news

Zoltan Toth una delle vittime dell’aggressione per la quale Ilaria Salis è al processo non la riconosce, come poi fanno altre due testimoni.

In collegamento video da un’aula al primo piano dice: “No, non la riconosco. So chi è perché il suo nome è legato a questo caso ma non riconosco il suo viso. Chi mi ha aggredito aveva il volto coperto da maschere e cappelli. Mi hanno picchiato con bastoni telescopici, mi hanno colpito alla testa, mi hanno spruzzato spray al peperoncino in faccia, non ho capito nulla, ho pensato solo ‘sto morendo’. Ho riportato 7 ferite, tre costole rotte”.

Zolthan Toth per ragioni di sicurezza non è presente in aula. Roberto Salis il padre di Ilaria protesta: “C’è una grande tutela per la persona aggredita che è ungherese e poi viene rivelato il domicilio di Ilaria. È inaccettabile non mi pare sia un processo giusto”.

A rivelare l’indirizzo della casa dove Ilaria Salis da ieri l’altro sta ai domiciliari è il giudice del processo che dovrebbe tutelare la sicurezza dell’imputata.

A questo va aggiunto che gli atti del processo non saranno tradotti in italiano fino almeno a novembre. Gli avvocati della difesa avevano chiesto di sospendere le udienze fino al momento in cui ci sarebbe stata la disponibilità della traduzione. Istanza respinta. Si riprende il prossimo 6 settembre.

A Ilaria la cavigliera elettronica per controllarla provoca fastidio, ci sono dei lividi. Lo strumento fa movimenti strani. La ragazza ringrazia chi l’ha supportata in questi mesi ma aggiunge: “Non posso dire altro perché sono sotto processo”.

Nessuno dei partecipanti all’aggressione di quindici mesi fa è stato riconosciuto dai testimoni dell’udienza di oggi. Considerando l’intervallo di mesi tra una tappa e l’altra il processo non potrà finire prima dell’estate dell’anno prossimo. E appare incredibile protrarre la custodia cautelare dell’insegnante italiana fino a quella data.

Gli avvocati della difesa chiederanno la revoca di ogni misura restrittiva della libertà ma non sembra, almeno per ora, che vi siano le condizioni per ottenere un sì. Il comitato “Io sto con Ilaria” lancia una campagna di solidarietà “perché la strada è ancora lunga”.

La via con maggiori probabilità di successo resta quella dell’elezione al parlamento europeo con acquisizione dell’immunità. Il processo farsa in corso appare come un Everest da scalare.

Ilaria Salis, che non ha divieti di comunicare con l’esterno, appena si sarà rimessa dai 15 mesi passati fuori dalla società civile, come dice il padre, forse parteciperà alla campagna elettorale con un collegamento da remoto.