In Europa assenti e dormienti: il sonno che colpisce la democrazia e favorisce le destre

RMAG news

Vedo in alto una gran paura verso gli uomini liberi; e vedo in basso una gran paura di essere liberi; quando queste due paure si incontrano, i tempi si fanno oscuri.
(D. M. Turoldo)

Sul voto europeo non stupisce che la maggioranza dei leader politici, e dei commentatori al seguito, trascuri il fatto che a recarsi alle urne è stata meno della metà degli aventi diritto. In Italia è accaduto per la prima volta, nelle elezioni continentali. Si mette in ombra il dato per nascondere la politica truccata che l’ha determinato. A rigore, le percentuali dei partiti dovrebbero essere considerate dimezzate: Meloni non ha ricevuto il 28,8 per cento dei consensi, ma il 14,4, il Pd il 12 e non il 24 eccetera. Se la maggior parte dei cittadini manda a quel paese, direttamente dal salotto di casa senza recarsi ai seggi, i partiti, è perché prova nausea per la loro politica di Palazzo, per gli inganni propagandistici, per il leaderismo tronfio e incapace, per la legge elettorale truffa che determina il voto che vale e quello che viene disperso, per la lontananza dai bisogni reali delle persone.

Naturalmente i miopi manovratori ne sono contenti: minore è la partecipazione, maggiore è il loro spazio di manovra. Ma quanto può durare questa “democrazia degli assenti”? La sua asfissia non porterà, prima o poi, all’agonia e, da ultimo, al punto di rottura? Non è chiaro, al riguardo, l’esempio statunitense, con una situazione da “pre-guerra civile strisciante”, derivante dallo scontro Biden-Trump? E non dice nulla il drastico azzoppamento di Macron e Scholz? La situazione franco-tedesca è emblematica. In ambedue i Paesi è stata fatta una politica sostanzialmente recessiva, che ha aumentato le fasce di povertà e di esclusione sociale, e ha prodotto una sorta di proletarizzazione dei ceti intermedi a vantaggio delle grandi ricchezze finanziarie. Se poi si considera il bellicismo filoucraino e antirusso (armi inviate e sanzioni), con forte aumento delle spese militari, sorge spontanea la domanda: perché diavolo i cittadini avrebbero dovuto votare per Macron e la Spd, non a caso spappolata insieme ai Verdi tedeschi? E, in assenza di un progetto vero di alternativa di sinistra, non è “normale” – pericolosamente normale – che avanzino le destre in tutta Europa, a partire da quelle neonaziste e apertamente xenofobe?

Ci si consola con il fatto che a Bruxelles e a Strasburgo resiste, sebbene ammaccata, la maggioranza Ppe+socialisti ecc., e magari si manovra per una riedizione di Ursula von Der Leyen, legatissima ai poteri finanziari internazionali. Ma è il caso di chiedersi: è questa l’Europa dei popoli, preconizzata da Altiero Spinelli? Mentre Macron ha scelto l’azzardo delle elezioni anticipate, sperando di contenere la valanga Le Pen (ma è tutto da vedere se ci riuscirà), Scholz ha deciso di andare avanti: quanto durerà? Due ciechi, che non si rendono conto di quanto sta accadendo. In Italia il risultato elettorale è stato, per certi aspetti, scompaginante. Il governo di destra è uscito rafforzato, ma è prevedibile un aumento della competitività tra le forze che lo compongono. Nel Pd non è oro tutto quello che luccica. I suoi eletti a Strasburgo sono, per la maggior parte, i cacicchi anti segretaria, non avendo la Schlein rottamato alcunché. Continua, sotto il suo ombrello, il predominio delle correnti. E, al di là degli strilli propagandistici, il campo largo della eventuale alternanza – che è cosa ben diversa dall’alternativa – resta un terreno minato. La crisi profonda dei 5Stelle, con Conte traballante, non sarà d’aiuto.

La brillante affermazione di Alternativa verdi sinistra è l’unico elemento di controtendenza, ma non sufficiente, per ora, a cambiare il quadro di fondo. Un elemento di chiarezza, finalmente, è dato dallo sfarinamento del trio, velleitario quanto autoreferenziale, Renzi-Bonino-Calenda. Il fallimento di Pace terra dignità dovrebbe indurre Santoro a chiedersi se valesse la pena di mettere a repentaglio elettorale le ragioni della pace che, per fortuna, restano valide ancora più di prima. La supponenza “sono un uomo televisivo, dunque la gente mi vota” era, e si è rivelata, una chimera. Nell’insieme il voto sancisce, per il nostro Paese, una situazione di stabilità transitoria, destinata a durare, se non ci sarà un’insorgenza dal basso dei cittadini, che si traduca in movimenti di lotta. In assenza di questo, l’asfissia delle persone (non solo quelle della maggioranza astensionista) tenderà a crescere pericolosamente. La democrazia degli assenti caratterizza ormai tutto l’Occidente.

Che, vedendo traballare il suo predominio nel mondo, non concepisce altra strategia se non la guerra. Per fiaccare la Russia tramite interposti morti ucraini, macellare i palestinesi e, in prospettiva ravvicinata, minacciare la Cina, stringendola in una morsa, come se fosse facile… Una follia predatoria, con rischi crescenti per la pace nel mondo. Per contrastarla con qualche efficacia, occorrerebbe dare vita a una “internazionale dei movimenti” di lotta, di resistenza e di alternativa, che susciti nuova consapevolezza e partecipazione attiva dei cittadini sotto ogni cielo. Non sto pensando a un nuovo Sessantotto, sia perché la storia non si ripete sia perché dinanzi alle ispessite contraddizioni del presente non basterebbe. È necessario qualcosa di più e di meglio rispetto ad allora, se l’umanità vuole avere un futuro. Per adesso non ce ne sono le avvisaglie, ma la storia può generare svolte improvvise (lo stesso Sessantotto non fu previsto da alcuno). Sicché non è vano – ed è anzi indispensabile – coltivare la speranza e la costruzione di una inversione di tendenza.