Indennità in Regione: il ravvedimento operoso della politica

Indennità in Regione: il ravvedimento operoso della politica

Il Quotidiano del Sud
Indennità in Regione: il ravvedimento operoso della politica

Aumento delle indennità dei consiglieri della Regione Basilicata: la proposta dell’opposizione, pur non cancellando le riserve sulla vicenda, è una risposta coerente della politica

La vicenda dell’aumento dei costi della politica regionale, che già tante polemiche ha suscitato, si arricchisce di un ulteriore capitolo a seguito della presentazione del disegno di legge regionale da parte dei consiglieri del centrosinistra.
L’iniziativa, vista senza pregiudizi appare apprezzabile, essendo diretta a correggere le storture della legge regionale approvata di recente con il voto favorevole della maggioranza e l’astensione dell’opposizione, con l’assenza tra i banchi dell’aula dei consiglieri Chiorazzo e Polese, gli unici a non essere bersagliati da questo tiro al piccione.

NON E’ TUTTO ORO QUEL CHE LUCCICA

Ma, anche qui, è proprio tutto oro quel che riluce ?
Invero, per apprezzare il significato politico della loro assenza, sarebbe interessante conoscere se i predetti consiglieri avrebbero espresso, come qualche autorevole commentatore ha ventilato, un voto diverso, prendendo le distanze dal gruppo di appartenenza, ovvero se si sarebbero comunque allineati agli ordini di scuderia: in tale ultimo caso non avrebbe senso distinguerli dagli altri consiglieri, che peraltro hanno avuto il merito di metterci la faccia.
Fatto sta che anche il disegno di legge, volto a modificare radicalmente la legge regionale approvata, ha subito scatenato qualche reazione ironica in merito alle ragioni che avrebbero giustificato il revirement del centrosinistra.
Si è assistito, altresì, ai soliti distinguo dei pennivendoli di professione, sempre pronti, da un lato a fare le pulci ai nemici della parte politica avversata, dall’altro a scodinzolare al potente di turno.
Insomma, ognuno ha cercato di piantare la propria bandierina.
Sia chiaro, nonostante il revirement, è difficile dimenticare quanto accaduto e far passare l’astensione per un voto contrario, attese le ragioni già ampiamente esplicitate nel mio precedente intervento.

Per superare questo turbinio di polemiche e cercare di liberarci dalle trappole tipiche della politica, nella quale – è noto – tutto diventa opinabile e si ragiona solamente secondo lo schema precostituito dell’appartenenza e delle categorie amico/nemico, proverò, nei limiti consentiti dallo spazio consentito, ad attingere alla logica del diritto, un po’ perché è quella con la quale ho più confidenza, un po’ perché, pur con i suoi limiti e la soggettività tipica dell’attività interpretativa, il diritto ha una sua oggettività quanto meno nei principi di carattere generale, sedimentatisi nel corso dei secoli.

LA RESPONSABILITA’ DELL’APPROVAZIONE DELLA LEGGE E IL RUOLO DELL’OPPOSIZIONE

La premessa ineludibile è che la responsabilità dell’approvazione della legge è senza alcun dubbio ed innanzitutto di chi l’ha promossa e l’ha fatta approvare, vale a dire del centrodestra, ed in primis del promotore, il presidente del Consiglio, Marcello Pittella.
L’opposizione, pur astenendosi al momento della votazione in aula ha sicuramente concorso all’approvazione non solo con la sottoscrizione della consigliera Verri, ma anche con l’astensione, in quanto non ha impedito l’approvazione della legge, che aveva il dovere politico e morale di impedire, pur avendo affermato di non condividerla e non avendo esplicitato in aula le ragioni dell’astensione.
Quindi, sul piano generale, si può affermare la pari responsabilità dei due schieramenti politici nell’approvazione della legge, sicché risulta appropriata l’espressione utilizzata nel mio precedente intervento, dove parlavo di partiti che andavano a braccetto.

Se così è, prendersela maggiormente con l’opposizione e, in particolare, con le due esponenti del M5 stelle non sembra giustificato. Salvo a voler stigmatizzare una sorta di “doppiezza” del centrosinistra, consistita nel prendere le distanze per poi non fare nulla per impedire che la legge venisse approvata.
E tuttavia, se il chiarimento mediatico successivo ha avuto il sapore di una resipiscenza postuma, che ha il tempo che trova, la presentazione del disegno di legge assume il significato di un “ravvedimento operoso”.
In esso si stabilisce, tra l’altro, il principio dell’invarianza delle spese, la possibilità di utilizzo del personale in servizio presso il Consiglio o la Giunta, e soprattutto l’abolizione delle nuove prerogative per l’odioso e contestato “salto della quaglia” e la reintroduzione dell’obbligo della rendicontazione delle spese per il personale, la cui eliminazione consentirebbe di utilizzare soldi pubblici senza alcun controllo.

PUR CON LE RISERVE SULLA VICENDA DELL’AUMENTO INDENNITA’ IN REGIONE E’ UNA POLITICA COERENTE

Ritengo che questa proposta, pur non cancellando le riserve sulla gestione della vicenda che ha portato all’aumento delle spese consiliari, costituisca una risposta politica coerente, compiuta dall’opposizione sul piano istituzionale, con cui si fa parziale ammenda dei precedenti errori e si avvia il ripristino del rapporto fiduciario con gli elettori.
A questo punto, per usare un gergo calcistico, la palla, buttata in tribuna, ritorna a centrocampo, e si riprende la partita.
Ritengo, altresì, che se c’è un vincitore morale, che può legittimamente e politicamente intestarsi la vittoria, è proprio la società civile, la cui importanza è stata più volte richiamata dal centrosinistra nel corso della passata campagna elettorale, quella società civile composta da giovani, insegnanti, professionisti, operai, studenti, insomma da donne e uomini che auspica una politica non autoreferenziale e che non sia attenta principalmente a difendere gli interessi ed i privilegi di casta.

Ovviamente l’approvazione del disegno di legge richiederà il voto decisivo della maggioranza del centrodestra, chiamata in questo caso a mettere una pezza, concorrendo a scrivere, seppure tardivamente, una pagina importante, con cui la politica, facendo un piccolo passo indietro, dimostra di essere in grado di rivedere i propri errori e di dare una risposta alle istanze della società civile.
Certo, la strada è ancora lunga ed i problemi da risolvere tanti.
Ma se avrà la dignità di ritornare sui propri passi nella vicenda sulle spese dei consiglieri anche la Politica potrà celebrare una prima, parziale, ma importante vittoria.

*ex presidente della Corte d’Appello della Basilicata

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