Intimidazione a San Calogero: incendiata la casa di un educatore

Intimidazione a San Calogero: incendiata la casa di un educatore

Il Quotidiano del Sud
Intimidazione a San Calogero: incendiata la casa di un educatore

Un incendio doloso ha colpito la casa di un educatore del Comune di San Calogero, grave intimidazione sulla quale indagano i carabinieri

VIBO VALENTIA – «Ci hanno rovinati». Giancarlo Cutuli non trattiene le lacrime raccontando quanto avvenuto ieri pomeriggio quando un incendio ha letteralmente distrutto la casa di campagna della sua famiglia sita in contrada La Piana a San Calogero, a neanche mezzo chilometro dall’inizio del centro abitato. Un incendio che sembra avere una matrice dolosa visto che nel sopralluogo sono stati rinvenuti particolari che fanno propendere per una simile ipotesi e sulla quale stanno indagando i carabinieri della locale Stazione e della Compagnia di Vibo coordinati dalla Procura ordinaria.
Il rogo non ha lasciato nulla di integro all’interno anche perché buona parte della struttura, di circa 100 mq, senza considerare la mobilia, era in legno. Chi ha agito era a conoscenza che ieri pomeriggio Giancarlo e i suoi congiunti non si sarebbero recati sul posto come abitualmente fanno, soprattutto in estate, per trascorrere qualche ora in serenità. E così hanno potuto agire indisturbati forzando la grata di una finestra per introdursi nei locali e darvi fuoco. Un’azione criminale e sfrontata se si pensa che è stata messa in atto verso le 18, quindi quando ancora la luce del sole rendeva tutto visibile.
Il giovane, che svolge il ruolo di educatore al Comune di Vibo, ha ricevuto una telefonata intorno a quell’ora di una persona che gli segnalava la presenza di fumo provenire dalla zona in cui vi è la sua casa. Non aveva ancora scoperto che quell’incendio stava interessando proprio l’abitazione di famiglia. Una volta sul posto, insieme ai suoi congiunti, ha trovato un inferno di fiamme che divampavano dai locali. Immediata la chiamata alla sala operativa del 115 e ai carabinieri. Ma per quanto tempestivo, l’intervento dei vigili del fuoco non ha potuto evitare che la costruzione andasse distrutta, con gravi danni strutturali che hanno portato a dichiararla inagibile. «Forse dovrà essere rasa al suolo – commenta singhiozzando ancora Giancarlo – Chi ha agito sapeva che ieri sarebbe stata disabitata e l’ha fatto con premeditazione e con lo scopo di farci del male. Quella casa l’avevamo rimessa a posto da una decina d’anni, vi avevo portato tutti gli oggetti che ricordavano mia zia (Isabella Raso, uccisa durante un tentativo di rapina nel 2011, con la condanna definitiva di tre persone, alla quale il nipote era molto legato, ndr) e che adesso sono andati tutti in fumo. Era il ritrovo estivo della mia famiglia anche perché in una zona tranquilla dove trascorrevamo giornate intere in allegria dedicandoci anche all’orto. Momenti bellissimi che adesso ci sono stati portati via in questo modo così barbaro e violento».
Chiediamo se ha avuto in questo periodo qualche avvisaglia, qualche sospetto: «No, nulla di tutto ciò – risponde – ma chiaramente riferiremo tutto ai carabinieri. Noi siamo una famiglia tranquilla che non ha mai fatto del male ad alcuno, ecco perché non ci spieghiamo questo gesto terribile». Domandiamo su cosa basa la certezza del dolo: «Non solo abbiamo trovato la grata di una finestra divelta, ma anche un lucchetto rotto. Il giorno precedente erano entrambi integri», rileva l’educatore che poi lancia un appello: «Non lasciateci soli, lo chiedo alle istituzioni, alla Chiesa. Perché dopo questo fatto i riflettori si spegneranno e ci si dimenticherà. L’altra sera c’è stata la sagra – ha aggiunto – e il sindaco ha detto che il paese è vivo; io invece oggi sono morto», ha concluso con le lacrime agli occhi.
Circa le indagini, infine, i carabinieri oltre ad ascoltare le vittime si starebbero concentrando sulle immagini delle telecamere presenti nella zona e in quelle della casa stessa che potrebbero fornire elementi decisivi nell’individuazione dei responsabili.

Il Quotidiano del Sud.
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