Ius scholae, così senza immigrati l’Italia si ferma: altro che “invasione”

RMAG news

Ho sempre trovato strano che una nazione, la cui prosperità è basata sul lavoro a basso costo degli immigrati, sia così incessantemente xenofoba.
(G. Vidal)

La “novità” politica di Ferragosto sarebbe che FI si dichiara a favore dello ius scholae (al termine del ciclo di studi i giovani immigrati acquisiscono la nazionalità italiana). Un passo avanti che scompagina la maggioranza, data la ferma contrarietà della Lega e la soddisfazione del Pd, di Azione ecc. Vedremo se in Parlamento si creerà una maggioranza trasversale che riesca a condurre in porto il provvedimento. Il tema merita attenzione per molte ragioni. In primo luogo per l’ “inverno” demografico che stiamo attraversando. L’Istat rileva che la popolazione residente in Italia, al 1° gennaio 2024, è pari a 58 milioni 990 mila. E, mentre le nascite diminuiscono, aumentano gli ultraottantenni, per cui abbiamo più nonni che nipotini.

Continua l’emigrazione all’estero di giovani italiani, a fronte di un guadagno di popolazione straniera (+ 326 mila). Certo, i dati statistici hanno la loro importanza, ma è l’osservazione empirica che, per certi aspetti, fa risaltare meglio la situazione effettiva. Certi lavori (quelli più pesanti, rischiosi e magari considerati più umili) i nativi italiani non vogliono più farli. La conseguenza è che, senza gli immigrati, le industrie siderurgiche, per esempio, non andrebbero avanti. Così come, senza i provenienti dall’India e dal Pakistan, i grandi allevamenti non reggerebbero. Lo stesso vale per molti dei lavori agricoli che, senza manodopera di origine per lo più africana, non darebbero più vita a semine, coltivazioni e raccolta dei prodotti agroalimentari. Lo stesso vale per l’edilizia, la manutenzione di strade e autostrade, la cura degli anziani ecc.

In breve: non è esagerato dire che, senza immigrati, l’Italia – e l’Europa – si fermerebbe. Altro che l’ “invasione”, strillata dal demagogo leghista! Le aziende cercano lavoratori che molto spesso non trovano. Le cose stanno così, oggi, c’è poco da fare. Anzi, no: c’è molto da fare… A cominciare da provvedimenti che favoriscano le nascite: provvedimenti strutturali, al posto di ridicoli aiutini, che tengano conto del fatto che, per mettere al mondo un figlio, oggi, e crescerlo , è quasi necessario ricorrere a una banca… E poi, è del tutto ovvio, occorre una politica, realistica ed efficace, che regolarizzi, nel modo più rapido e controllato, la situazione degli immigrati. Con il conferimento della cittadinanza, di alloggi decenti, di integrazione vera e rispettosa di culture diverse, che dunque non sia soperchieria. Benvenuto lo ius scholae se serve a far saltare il tappo dalla bottiglia di un conservatorismo miope e autolesionistico. Unire le diversità può rivelarsi il miglior modo per andare avanti. Non si tratta di perdere le proprie caratteristiche, ma di fecondarle nel confronto. Quando capiremo questo, costruiremo un futuro migliore.

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