Ius scholae, Forza Italia sfida la maggioranza: Tajani pronto a votarlo col Pd, anche Piantedosi non chiude

RMAG news

La mina vagante Giorgia Meloni se la è ritrovata dove mai avrebbe pensato di aver qualcosa da temere: sul versante azzurro della sua coalizione. Antonio Tajani assicura di non aver alcuna intenzione di creare tensioni nella maggioranza. Però non arretra di un centimetro sullo Ius Scholae e fa anche sapere che “se il Pd si dice d’accordo con me non posso essere io a cambiare idea”. Significa che se l’opposizione metterà in campo una proposta simile o identica alla sua sulla cittadinanza la voterà. Come se non sentisse proprio il coro sempre più irritato non solo di leghisti ma anche di fratelli tricolori che considererebbero l’opzione una lacerazione probabilmente irrecuperabile.

“Non è nel programma”, ripetono ma Tajani, serafico, ammette e aggiunge che mica nei programmi può starci tutto. E comunque ci si è già divisi sul voto per la presidenza della Commissione, che vuoi che sia una spaccatura sul tema più identitario che ci sia per l’intera destra europea? Il leader azzurro smentisce categoricamente e quasi con sdegno il sospetto di tramare in segreto con il Pd e a norma di regolamento formale ha ragione. Non ci sono incontri, colloqui al buio, manovre concertate. Ma in politica ci si può parlare anche da lontano e a colpi di dichiarazioni ed è quel che Forza Italia sta facendo. Sullo Ius scholae “mica ho sentito Schlein per fare un inciucio – ha tuonato il leader azzurro – Nè lavoro ad un accordo sottobanco con il Pd. È solo quello che pensiamo, da sempre. È quello di cui ha bisogno il nostro Paese. Ragazzi, l’Italia è cambiata! Abbiamo ricevuto in due anni 170 mila ucraini. È la nostra storia, l’impero romano accoglieva, in Sicilia è pieno di cognomi di origine araba”.

Il Pd, sulla carta, insiste sullo Ius Soli ma sa benissimo che, avendo contro oltre a tutta la destra FI inclusa anche il M5s e i centristi, quella strada è sbarrata. Dunque punta anche sulla proposta Ciani, che invece scende proprio sul terreno della cittadinanza attribuita dopo il corso di studi. Non è la stessa idea che ha in mente Tajani, che vuole corsi scolastici per un decennio, però ci si avvicina abbastanza per consentire una trattativa anche a distanza. Sempre rassicurante ma solo per finta, il leader di FI sottolinea anche che comunque la cittadinanza “non è una priorità”. Sarà, ma se su un tema si insiste tutti i santi giorni e ci si dichiara pronti anche a sfidare la spaccatura della maggioranza non pare facile definirlo “secondario”. Anche perché non è che sui temi “primari” l’orizzonte sia molto più sereno. Uno è l’economia e quella è comunque una croce per tutto il governo. L’altro, per Tajani, sono le carceri e lì in effetti l’accordo sull’impossibilità di evitare il problema c’è. Però l’intesa si ferma lì perché quanto a ricette la maggioranza è tanto spaccata quanto sulla cittadinanza, forse persino di più. Non la pensano all’opposto solo Lega e FdI da un lato e Fi dall’altro, ma anche il ministro guardasigilli Nordio e il suo potentissimo viceministro forzista Delmastro.

La domanda inevasa ma inevitabile si impone da sé: sino a che limite intende forzare davvero Tajani? C’è il caso però che la questione sia malposta. Nel senso che la domanda è effettivamente quella centrale ma il dubbio dovrebbe riguardare non solo e forse non tanto Tajani quanto la famiglia Berlusconi, in particolare Marina e Piersilvio, lui anche più di lei. La svolta belligerante la hanno imposta e persino dichiarata esplicitamente loro che, in quanto proprietari del partito, hanno una certa voce in capitolo. La pressione, anzi, è stata tanto estrema da spingere la famiglia a criticare di fatto il leader, nonostante il buon risultato alle elezioni europee. Capire cosa spinga la famiglia a indirizzare così la barra della nave azzurra non è facile. Quando c’è di mezzo Mediaset non lo è mai perché l’intreccio tra interesse dell’azienda e politica ha sempre connotato Forza Italia ed è sopravvissuto al padre fondatore. È probabile che Mediaset non sia particolarmente contenta di legare le proprie sorti, sulla piazza europea, ai “reietti” della destra sovranista di Orban, e neppure a chi si è collocato a metà strada tra il Ppe e quella destra come Giorgia Meloni.

È anche possibile che lo sgarbo di Giorgia nei confronti di Berlusconi Silvio non sia stato dimenticato e in ogni caso il giudizio del sovrano azzurro sulla indesiderata erede era noto. Ma c’è anche un elemento meno opportunistico o vendicativo: gli eredi hanno davvero in mente una destra moderna, chiusa sul fronte economico e sociale, tanto che Tajani è il primo a bocciare ogni ipotesi di tassa sugli extraprofitti delle banche, ma aperta sul fronte dei diritti e delle garanzie liberali. Una destra che si colloca quindi all’opposto di Salvini ma molto distante anche da Giorgia Meloni. E probabilmente non è un caso se le voci che si moltiplicano insistono nel sostenere che un leader per quella destra i Berlusconi ce lo avrebbero già in mente: Piersilvio che in fondo già si comporta da capopartito, sia pure ancora nell’ombra. Salvini comunque continua a fare muro (“Concediamo più cittadinanze a cittadini stranieri rispetto alla Francia, alla Spagna, alla Germania. Quindi legge che va bene non si cambia”). Il ministro degli Interni Piantedosi è più diplomatico, non chiude ogni spiraglio. Ma nella sostanza si schiera con Salvini e fornisce le cifre necessarie a sostenere la sua tesi: “Di cittadinanze l’Italia ne concede più di chiunque altro, può bastare”.

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