Kadyrov coccola ed esibisce il suo campione: il dittatore ceceno a Riyadh per Beterbiev, felicità e complotti dopo la vittoria su Bivol

RMAG news

Prima che Michael Buffer annunciasse il verdetto e che l’arbitro sollevasse la sua mano, Artur Beterbiev già sorrideva, alla fine dei 12 round, abbracciato a Ramzan Kadyrov, apparso all’improvviso nella notte di Riyadh all’angolo del pugile di origini cecene. Che aveva appena finito di combattere i 12 round dell’incontro epocale contro Dmitry Bivol valido per l’unificazione delle cinture mondiali nella categoria dei pesi mediomassimi. Non succedeva dal 2002, l’ultimo a esserci riuscito era stato Roy Jones Jr. E l’incontro non ha tradito le aspettative: sul ring in Arabia Saudita si è visto un match di altissimo livello, in ogni fase, che a distanza di giorni fa ancora discutere. E non solo per lo spettacolo.

Derby russo, tra due specialisti, entrambi imbattuti, entrambi di scuola sovietica ma dagli stili completamente diversi, all’unanimità riconosciuti dalla comunità pugilistica come due fenomeni. Beterbiev originario del Daghestan, regione Russa al confine con la Cecenia, 39 anni: un demolitore, un carro armato avanza sempre, che stritola il suo avversario prima di metterlo al tappeto. Ha mani pesantissime, pugni dalla fama ormai fantomatica. Arrivava all’incontro con un record immacolato di sole vittore, 20 incontri vinti tutti per ko prima del limite. Bivol, nato a San Pietroburgo da padre moldavo e madre coreana, 33 anni: invece uno stilista, veloce, colpo d’occhio e scelta di tempo, un atleta bellissimo da vedere, votato allo spettacolo senza perdere in efficacia. Anche lui con un record di sole vittorie. Beterbiev deteneva le cinture WBC, IBF e WBO. Bivol WBO e IBO.

Bivol era partito meglio, nella prima fase del match. Era riuscito a rubare il tempo all’avversario, a prenderlo all’improvviso con combinazioni velocissime dentro fuori, a non farsi chiudere alle corde. Beterbiev è cresciuto nella fase centrale con il suo incedere che dà sempre l’impressione dell’inevitabilità. Più preciso Bivol che cresceva di nuovo, implacabile Beterbiev il cui pressing non ha mai perso di intensità con il passare dei round – nonostante i problemi al menisco che avevano fatto saltare una prima volta l’incontro lo scorso giugno – fino a diventare devastante nelle riprese finali. Bivol invece in più di un’occasione ha dato l’impressione della fatica. Alla fine il cartellino ha premiato il pugile daghestano: 115-113, 116-112, 114-114. Verdetto che ha diviso la comunità pugilistica.

Il verdetto dell’incontro Beterbiev-Bivol

Premiata la maggiore pressione di Beterbiev, anche se più imprecisa, non fatale come sempre. È stata la prima volta che non ha messo al tappeto l’avversario: in pratica nessuno aveva scommesso su una sua vittoria ai punti. Anche lui ha detto di non essersi poi piaciuto così tanto. Quei round in bilico, sul filo dell’equilibrio, sono andati evidentemente a lui a discapito della strategia di Bivol. Imbarazzante il cartellino di Pawel Kardyni, che ha dato quattro round di vantaggio a Beterbiev: troppi, lunare. Bivol avrebbe forse meritato di un’incollatura, come ha dichiarato anche  Turki Alalshikh, lo sceicco saudita che ha fatto diventare la Riyadh Season la nuova Las Vegas e il nuovo Madison Square Garden insieme, il regista degli incontri di boxe che altrimenti non si sarebbero mai tenuti – o che proprio in virtù della sua regia, a suon di petroldollari, non potrebbero mai tenersi altrove. In definitiva il pareggio sarebbe stato più giusto. E tutto rimandato al rematch. E invece no: Beterbiev. E Kadyrov felice come un bambino.

Kadyrov a Riyadh per Beterbiev

Kadyrov non è soltanto salito festante e sorridente sul ring a fine incontro, ad abbracciare Beterbiev: è stato anche il primo a festeggiarlo, a sollevarlo di peso in alto sulle sue spalle. “Arthur ce l’ha fatta, amici! È diventato il primo campione mondiale assoluto dei pesi massimi leggeri! Con questo trionfo storico ha fatto un regalo a tutto il popolo ceceno. Era l’onore del suo popolo che difendeva sul ring, iscrivendo il suo nome in lettere d’oro nell’elenco dei migliori e insuperabili pugili del passato, del presente e del futuro. Sono felice di aver assistito personalmente, insieme ai miei cari FRATELLI, a Riyadh a questo evento significativo, vibrante e importantissimo”, ha scritto sulla sua pagina Telegram.

La sua presenza non è passata inosservata. Fedelissimo di Vladimir Putin, “signore della guerra” per i media, per il Guinness World Record è la persona più sanzionata al mondo. Gli Stati Uniti lo hanno condannato per violazioni dei diritti umani contro la comunità Lgbtq+ e per l’assassinio della giornalista e attivista per i diritti umani Natalya Estemirova. Dal 2007 è a capo della Cecenia, parte della Federazione russa. Dal 2022 è sul campo in Ucraina nell’invasione ordinata dal Presidente della Russia, è diventato generale colonnello.

“La battaglia più importante della carriera di Beterbiev è finita. Anche se per me personalmente tutto era chiaro dopo i primi due round”, che però Bivol aveva vinto all’unanimità. “Per Arthur non c’erano e non ci sono ancora ostacoli sul ring. Non gli interessano assolutamente le statistiche e le prestazioni del nemico. Sono molto felice, come tutti gli abitanti della nostra repubblica. Sei più che degno di questo titolo. Lo dirò allo stesso Arthur: sono sinceramente felice che nulla ti abbia spezzato in questo difficile percorso, fratello! Non importa quanto abbiano cercato di giudicarti, sia nei vari campionati che ai Giochi Olimpici, non importa quanto abbiano cercato di spezzarti, sei sopravvissuto. Sì, ci sono state delle delusioni e, come tu stesso hai ammesso in seguito, c’è stato un periodo in cui volevi porre fine alla tua carriera per risentimento”.

Il rimpianto di Beterbiev e di Kadyrov

Risentimento per chi? Rimpianto per cosa?  “Ma tutto sarebbe potuto essere più semplice se non fosse stato per la tua amara esperienza di giudizio rozzo e parziale durante le Olimpiadi. Dopo non si è fatta più alcuna cerimonia sul ring agli avversari. Li hai mandati, indipendentemente dal loro status, ko. Non hai più lasciato il tuo percorso verso il campionato alla discrezione della giuria. Niente dipendeva più da loro. Sono orgoglioso di te, mio ​​fratello Arthur!”. Alle Olimpiadi di Londra nel 2012 Beterbiev uscì ai quarti di finale, battuto da Oleksandr Usyk, pugile ucraino attuale campione del mondo dei pesi massimi unificato, dopo che aveva unificato i titoli nella categoria dei massimi leggeri. Usyk che all’invasione della Russia per qualche tempo imbracciò le armi. Forse era a quello che si riferiva. Al passato.

Ad ogni modo a Riyadh la sua presenza non è passata inosservata. Alcuni hanno malignato, lasciando leggere tra le righe, hanno gridato al complotto: nelle chat dell’incontro e sui social si leggeva della fede musulmana dei ceceni, sunnita come quella dell’Arabia Saudita, della presenza di Kadyrov che non sarà passata inosservata a bordo ring in Arabia Saudita. Non si può che parlare soltanto di sospetti, chiacchiere, pettegolezzi sull’esito comunque discutibile dell’incontro. Per quanto il verdetto abbia diviso il pubblico, il match ha esaltato gli appassionati, che ora si aspettano il re-match: Turki Alalshikh lo ha promesso.

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