La Cedu boccia Meloni: non può mandare i migranti in Albania

RMAG news

Ora Giorgia Meloni dovrà inventarsi cosa fare dei centri di detenzione temporanea per migranti fatti costruire in fretta e furia in Albania. Perché non potrà sottoporre lì a “procedure accelerate di frontiera” i naufraghi provenienti da Paesi considerati dal governo italiano “Paesi sicuri”, destinazione d’uso per i quali quei centri sono stati costruiti. Non potrà farlo perché una sentenza della Corte di giustizia europea glielo vieta espressamente per la banale ragione che quei Paesi sicuri non sono. E perché il fatto che il governo italiano li abbia considerati d’imperio “sicuri” con l’escamotage, assai penoso, di escludere da questa valutazione alcune aree geografiche o alcune categorie di persone, è stato giudicato impossibile dalla Corte che si è trovata a dover spiegare l’ovvio: un Paese o è sicuro per tutti ed in ogni parte del suo territorio non può essere considerato tale.

Quindi aver trasformato per pura prepotenza in Paesi sicuri la Tunisia, l’Egitto, il Bangladesh, il Camerun, tra gli altri, allo scopo di poter così negare il diritto a migranti provenienti da lì a vedere esaminate le loro richieste d’asilo con la procedura ordinaria, è stato inutile per Giorgia Meloni. La Corte ha anche chiarito che il giudice nazionale chiamato a pronunciarsi sulla legittimità di un atto amministrativo in materia di protezione internazionale, com’è il trattenimento ai fini delle procedure accelerate in frontiera, è obbligato a rilevare d’ufficio una violazione delle norme del diritto dell’Unione relative alla designazione di Paesi di origine sicuri. È la Corte stessa a confermare che la decisione presa dai giudici del Tribunale di Catania, additati dal governo per non aver convalidato il trattenimento per le procedure accelerate nel centro ragusano di Pozzallo, era una decisione non solo corretta ma anche dovuta. Quei giudici sono stati attaccati perché non hanno convalidato i decreti dei questori che imponevano il trattenimento amministrativo in procedure di frontiera per tutti i richiedenti asilo provenienti da paesi di origine ritenuti “sicuri”. Ma non avrebbero potuto fare diversamente.

Il parere della corte di giustizia europea

La Corte spiega che non sono ammesse interpretazioni estensive (leggasi: fantasiose) delle norme. Quindi i magistrati del Tribunale di Roma, soggetti competenti nel caso dei trattenimenti in Albania, dovranno applicare la direttiva europea nel modo in cui la Corte ha stabilito. Non a piacere. Vuol dire in concreto che se viene chiesta la convalida del trattenimento di un migrante egiziano per l’esame accelerato della sua domanda è impossibile per un qualsiasi giudice italiano convalidarla, a meno di non voler violare le leggi. Il giudice italiano potrà soltanto negarla, perché l’Egitto non può essere considerato Paese sicuro. Vale lo stesso per la Tunisia, per il Camerun e per tutti quei paesi che oscenamente mesi fa il governo italiano ha infilato nella lista dei Paesi considerati sicuri. E se il governo decidesse di forzare la mano e rinchiudere comunque naufraghi nelle gabbie d’Albania, si troverà poi obbligato a portarli in Italia dove le loro richieste di asilo verranno esaminate con procedura ordinaria e nessuno potrà permettersi di trattenere i migranti durante l’esame della loro richiesta.

Il nuovo Patto Migrazione e Asilo

Il governo presumibilmente brandirà in sua difesa il nuovo Patto migrazione e asilo approvato dal Parlamento Ue che riapre la possibilità di negare di fatto il diritto d’asilo, ma la formulazione normativa è completamente diversa e, secondo quanto stabilisce la la Corte Ue, imporrà comunque agli Stati di riscrivere le liste dei Paesi considerati sicuri. Quel Patto però non sarà applicabile prima del giugno 2026. e da qui al giugno 2026 Giorgia Meloni dovrà inventarsi un altro sistema per raccattare voti con la propaganda sulla pelle dei naufraghi.

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