L’utilizzo dell’IA per le risorse umane: una sfida per il futuro

RMAG news

Poco veloci nel rinnovarsi ma in forte accelerazione quando si tratta di IA e trasformazione digitale. Sono i comparti Risorse Umane delle aziende. Lo dice un’indagine di Smartive, la prima società di change management italiana completamente dedicata alla trasformazione digitale, che ha sondato un campione di oltre 400 responsabili HR in Italia.

L’obiettivo era, da un lato, la misurazione dell’impatto delle tecnologie: valutare come le tecnologie stanno influenzando la strategia e i piani di lavoro HR, ivi inclusi gli strumenti di analisi dati, l’automazione, le piattaforme collaborative, la gestione del feed-back.  Dall’altro, l’analisi delle aspettative e delle sfide 2024 attraverso la raccolta di opinioni e orientamenti sui futuri sviluppi HR e sulle competenze che saranno più funzionali nei prossimi anni. Interessanti le evidenze sul ruolo della AI, soprattutto perché, nell’era post-digitale, tecnologia e innovazione non sono accessori, bensì elementi indispensabili per la crescita e la cultura aziendale che ridefiniscono i ruoli organizzativi e richiedono nuove competenze per la gestione dei dati, esposti a rischi di privacy e sicurezza.

Da questo punto di vista, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale in ambito HR se non ancora pervasivo è però in continua crescita: il 41,5% degli HR Manager afferma che la propria azienda la utilizza. Dal confronto tra grandi aziende e PMI emerge un utilizzo maggiore dell’IA da parte dei Manager di queste ultime che mostrano una grande, e forse anche sorprendente, apertura al cambiamento, suggerendo una dinamicità che potrebbe essere sfruttata per accelerare ulteriormente l’innovazione in campo HR. Più in generale la ricerca ha individuato quali siano, per gli HR manager, le principali sfide da affrontare in futuro. In particolare, l’avvio di percorsi di digital transformation (44%) e favorire un’organizzazione ibrida e agile (43%). Distanziati di circa 8 punti, l’introduzione di strumenti di HR analytics (35%) e il supporto al business (34,8%).

Raffrontando i numeri, i manager delle grandi aziende percepiscono più sfide da affrontare rispetto ai colleghi delle PMI.  Nel dettaglio il 46,8% è alle prese con percorsi di digital transformation, superando di oltre 5 punti percentuali i colleghi delle aziende più piccole (41,5%). Un’altra sfida sentita, soprattutto nelle grandi aziende, con un distacco di oltre 8 punti percentuali, è la riduzione di resignation e quiet quitting (22,9% vs 14,2%).

Per quanto riguarda l’apertura al cambiamento, la ricerca evidenzia invece come le aziende vi siano ancora poco propense: oltre un quarto (26,6%) degli HR manager delle imprese italiane, infatti, ritiene che la cultura aziendale sia mediamente poco “open”. Solo il 17,8% ritiene che sia molto aperta al cambiamento, mentre il 34,5% la colloca in una posizione intermedia. Nel confronto tra grandi aziende e PMI, le dinamiche viste finora si ribaltano e le PMI risultano essere le imprese con la cultura aziendale più aperta, superando le grandi aziende di quasi 14 punti percentuali.

“Il prossimo decennio sarà segnato da un’ondata di tecnologie innovative e potenti in rapida evoluzione. Questa trasformazione genererà un’enorme ricchezza, ma comporterà anche sfide a livello globale. – ha commentato Francesca Maria Montemagno, founder e ceo di Smartive – Dovremo guardare alle applicazioni AI come a degli “agenti”, non come a semplici software. Avvicinarsi a queste nuove tecnologie con consapevolezza è fondamentale, e significa una parola sola: formazione. Il successo risiede nelle persone, prima ancora che nella tecnologia o negli strumenti: è una questione di fattore umano.”

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