Macron, novello Lupin: con la nomina di Barnier ruba alla sinistra per dare alla destra

RMAG news

Il presidente cala il suo “asso” e fa saltare il banco. A sinistra. Nel nome di una improbabile unione nazionale. Michel Barnier, esponente politico di destra di lungo corso, ex ministro degli Esteri ed ex Alto commissario europeo, è stato nominato dal presidente Emmanuel Macron come nuovo premier della Francia: è quanto annuncia l’Eliseo. “Questa nomina arriva dopo un giro di consultazioni senza precedenti durante le quali, in conformità con il suo dovere costituzionale, il presidente ha assicurato che il premier e il governo che verrà rispetteranno le condizioni per essere il più stabile possibile e si darà la possibilità della coalizione più larga”, si sottolinea nella nota.

Il 73enne, noto per il ruolo ricoperto come negoziatore Ue per la Brexit, succede al 35enne Gabriel Attal, diventando il più anziano Primo ministro della storia della Quinta repubblica. “Il presidente della Repubblica ha nominato primo ministro Michel Barnier, incaricandolo di instaurare un governo di unificazione al servizio del Paese e dei francesi”. “Michel Barnier non viene dal Nuovo fronte popolare che ha vinto le elezioni, ma da un partito che ha preso meno voti di tutti. L’elezione è stata rubata”, tuona il leader de La France insoumise, Jean-Luc Mélenchon. Per il leader del partito radicale di sinistra: “È in corso una negazione della democrazia. Esorto alla mobilitazione più massiccia possibile per la manifestazione del 7 settembre”.

Ma l’alzata di scudi e le critiche aperte arrivano da tutte le forze politiche della sinistra. Il segretario del partito socialista, Olivier Faure, con un post su X, ha dichiarato che “il negazionismo democratico ha raggiunto il suo apice: un Primo ministro del partito che si classificava al quarto posto e che non ha nemmeno partecipato al fronte repubblicano. Stiamo entrando in una crisi di regime”. La decisione di Macron – concordano gli analisti politici a Parigi – sembra mirare a escludere la sinistra dalla maggioranza. Barnier, infatti, ha svolto tutta la sua carriera politica nel centrodestra, iniziando a supporto di partiti neo-gollisti.

Il Nuovo fronte popolare, la coalizione di sinistra che aveva ottenuto il maggior numero di seggi alle ultime elezioni (pur restando molto lontana dalla maggioranza assoluta) aveva detto che avrebbe sostenuto solamente la propria candidata, Lucie Castets. Al contrario, il Rassemblement national di Marine Le Pen ha fatto sapere che non presenterà immediatamente una mozione di censura, ovvero di sfiducia. Per Mathilde Panot de La France insoumise, il presidente Emmanuel Macron “non rispetta la sovranità popolare e la scelta risultante dalle urne. Dopo cinquantadue giorni di governo sconfitto alle urne, Macron continua a sentirsi un autocrate. Nominando Michel Barnier, il presidente rifiuta di rispettare la sovranità popolare e la scelta risultante dalle urne”. Per poi aggiungere: “Contro questo colpo di stato inaccettabile in una democrazia, scendete in piazza il 7 settembre e continuate a firmare la petizione per la destituzione di Macron”.

Gli esponenti del partito di Macron, Renaissance, hanno avuto ovviamente una reazione è più misurata. Pur dichiarando che non voteranno a priori contro il governo Barnier, hanno chiarito che non daranno un assegno in bianco all’ex commissario. I macroniani hanno anche criticato il Partito socialista per non aver sostenuto la candidatura di Bernard Cazeneuve, costringendo così Macron a scegliere un primo ministro di destra. Il Rassemblement national (Rn) ha invece adottato una posizione attendista. Jordan Bardella, leader del partito, ha dichiarato che il Rn giudicherà il discorso di politica generale di Barnier prima di decidere se sostenere una mozione di censura, sottolineando che il partito aspetta di vedere come il nuovo governo affronterà le questioni prioritarie per i suoi elettori, in particolare il potere d’acquisto, la sicurezza e l’immigrazione.

Il nome di Barnier era iniziato a circolare mercoledì sera dopo che negli ultimi giorni erano stati considerati come nomi papabili il socialista Bernard Cazeneuve, che era già stato primo ministro durante la presidenza di François Hollande, e il repubblicano Xavier Bertrand. Martedì scorso Macron aveva escluso di nominare una persona propostagli dal Nuovo fronte popolare, perché qualsiasi nome proveniente da quello schieramento politico non avrebbe ottenuto l’appoggio degli altri partiti, che avrebbero subito votato a favore di una mozione di sfiducia. Dire che la strada per il pur abile neo Premier sia in salita e irta di ostacoli, è un eufemismo. Per questo in molti parlano di “ultimo azzardo” di Emmanuel Macron: quella di Barnier più che una investiture assomiglia a una “riesumazione”.

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