Manovra, Giorgetti: «Chiederemo sacrifici a tutti»

Manovra, Giorgetti: «Chiederemo sacrifici a tutti»

Il Quotidiano del Sud
Manovra, Giorgetti: «Chiederemo sacrifici a tutti»

Giorgetti e i sacrifici per la manovra: «Si chiederà uno sforzo alle imprese più grandi che operano in determinati settori in cui l’utile ha beneficiato in qualche modo di condizioni favorevoli»

Erano i primi giorni di luglio e, di fronte alla platea dell’Abi, il ministro Giancarlo Giorgetti aveva promesso che “l’obbligo morale” di rimettere a posto i conti non sarebbe passato per una manovra “lacrime e sangue”. Una promessa che dopo aver “misurato” l’entità dell’impegno – messo nero su bianco nel Piano strutturale di Bilancio – che comprende anche l’ambizione di portare al 3% il rapporto deficit/Pil nel 2026, non potrà mantenere.

“Siamo impegnati in un percorso di rientro particolarmente esigente, è evidente che stiamo per approvare una legge di Bilancio che richiederà sacrifici a tutti”, ha affermato nel corso di un’intervista in occasione dell’evento Future of Finance Italy Economic Outlook 2024 di Bloomberg, facendo poi cadere l’annuncio di una tassazione dei profitti delle imprese, dalle piccole alle grandi, dalle banche alle aziende che operano nel settore della difesa. Piazza Affari ha subito registrato la “sofferenza” per il sacrificio che verrà, perdendo di colpo terreno fino a chiudere a -1,5%. La performance peggiore nel Vecchio Continente insieme a Parigi, a -1,32%, che anche ieri ha fatto i conti con “l’imposta eccezionale sulle imprese” annunciata mercoledì dal governo di Michel Barnier, con il parere favorevole del presidente Emmanuel Macron.

GIORGETTI E I SACRIFICI PER LA MANOVRA

Non solo le imprese saranno chiamate a dare il proprio contributo, ma anche i privati e la Pa che dovrà essere “più performante e produttiva, fare risultati migliori con spese inferiori. E’ uno sforzo che tutto il Paese deve fare”. “Prevalentemente – ha spiegato – taglieremo le spese ma un concorso per quanto riguarda le entrate ci sarà”, però ha puntualizzato, “è scorretto parlare di extraprofitti”: si tratta di “tassare i profitti a chi li ha fatti, di tassare gli utili determinati in modo corretto”.

E nel mirino non ci sono solo le banche quindi, nel mirino ci sono anche le imprese della difesa, dell’energia. “Non ci sarà la replica della narrativa o della discussione della tassazione degli extraprofitti bancari, in quel momento – ha ricordato – le banche facevano extraprofitti. Paradossalmente uno potrebbe dire oggi che con tutte queste guerre chi produce armi va particolarmente bene e produce utili superiori. L’economia è fatta in un certo modo, le situazioni sono determinate anche da situazioni eccezionali, siccome facciamo tutti parte di un Paese chiamato a mettere a posto i propri conti tutti siamo chiamati a concorrere”. Una chiamata caduta nella giornata in cui, in occasione dell’avvio del ciclo di audizioni in Commissione Bilancio sul Psb, le imprese attraverso le rispettive associazioni di categoria – da Confindustria a Confcommercio, dagli artigiani a Coldiretti – hanno fatto arrivare al governo la lista della spesa, ovvero l’elenco degli interventi ritenuti prioritari.

IL SOTTOSEGRETARIO FRENI SMENTISCE LA NUOVA STANGATA

Sull’onda delle reazioni arrivate in prima battuta dall’opposizione, con molti a paventare una nuova stangata, il sottosegretario al Mef, il leghista Federico Freni, si è affrettato a smentire l’arrivo di una nuova stangata: “Non c’è allo studio nessun aumento delle tasse per nessuno. Quando Giorgetti dice che tutti dovranno contribuire dice una cosa scontata: tutti devono pagare le tasse, non ci sono nuove tasse allo studio, è escluso”. E in serata anche al Mef si è ritenuto necessario aggiustare il tiro, confermando la premessa che il ministro aveva già enunciato nel corso dell’intervista: “La linea guida sarà l’articolo 53 della Costituzione: tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”.

Quindi la definizione del perimetro dell’intervento. “Si chiederà uno sforzo alle imprese più grandi che operano in determinati settori in cui l’utile ha beneficiato in qualche modo di condizioni favorevoli esterne affinché contribuiscano con modalità sulle quali è in corso un confronto. Non è allo studio, si chiarisce nella nota, nessuna nuova tassazione per gli individui mentre le aziende più piccole sono già interessate al concordato biennale preventivo”.

MANOVRA, CINGOLANI RISPONDE ALLA RICHIESTA DI SACRIFICI DI GIORGETTI

“Se lo Stato chiama noi rispondiamo, vedremo qual è la richiesta”: l’ad di Leonardo, Roberto Cingolani, interpellato a margine di un evento della Luiss, era stato tra i primi a commentare le parole di Giorgetti. “Ci possono essere alcuni modi in cui contribuire alla situazione del debito pubblico senza avere impatti sui conti delle società”, ha affermato l’ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, intervenendo all’evento di Bloomberg. Come? Ad esempio si può “lavorare sulle attività fiscali differite, fornire dei flussi di cassa al settore pubblico”. “In questo momento – ha sostenuto – chi è nelle condizioni di fare utili significativi può pensare o di alzare i salari, e in questo modo migliori la situazione sociale e il Pil, o trovare soluzioni con il governo per migliorare le condizioni del debito pubblico del Paese, non necessariamente con la tassazione”.

La precisazione arrivata dal Mef avrà rassicurato il ceo di Eni, Claudio Descalzi? “Noi siamo quelli che hanno dato il contributo maggiore nella storia” degli extra profitti. Speriamo di non doverci passare più”, ha affermato, a margine del convegno della Luiss.

Nel pomeriggio, intanto Giorgetti, era intervenuto per sminare un altro fronte, quello delle accise sul gasolio. Tra le righe del Psb si legge l’ipotesi dell’allineamento delle aliquote delle accise per diesel e benzina “come leva strategica per conseguire simultaneamente gli obiettivi di incremento dell’efficienza del sistema fiscale italiano e sostegno al pieno raggiungimento della strategia di transizione energetica e ambientale”. Tanto era bastato per scatenare associazioni di categoria, dei consumatori e opposizioni, con la Faib Confesercenti a prospettare “una vera e propria stangata per famiglie e imprese”.

IL GOVERNO “NON INTENDE AUMENTARE LE ACCISE SUI CARBURANTI”

Ma dal ministero hanno chiarito che è “del tutto fuorviante la notizia secondo la quale il Governo intende aumentare le accise sui carburanti”. Piuttosto “è allo studio un meccanismo di allineamento tra i livelli delle rispettive accise” sulla base degli impegni Pnrr, delle Raccomandazioni specifiche della Commissione europea e del Piano per la transizione ecologica approvato nel marzo 2022. E dunque “l’intervento non si tradurrà nella scelta semplicistica dell’innalzamento delle accise sul gasolio al livello di quelle della benzina, bensì in una rimodulazione delle due”. Il Piano strutturale di bilancio di medio termine, si è aggiunto, “ha previsto che questo allineamento sarà definito nell’ambito delle misure attuative della delega fiscale”. Come, è da vedere.

Durante l’intervista con Bloomberg il ministro Giorgetti ha fatto il punto sullo stato di salute della nostra economia: i risultati fanno ritenere “realistico” l’obiettivo del Pin all’1% nel 2024. La previsione del governo, ha sottolineato, “si è dimostrata affidabile e oggi l’andamento conferma queste aspettative”. “E’ chiaro che c’è una situazione internazionale che condizionerà l’economia mondiale e anche il nostro Paese e l’economia tedesca”.

L’ATTESA PER I DATI ISTAT

“La manifattura non va bene ma è più che compensata dai servizi”, ha osservato. I dati Istat attesi nei prossimi giorni dovrebbero confermare le stime, ma se “non sarà dell’1% – ha considerato – sarà molto, molto prossimo a quel risultato”. Quanto al capitolo conti pubblici, “non soltanto rispettiamo gli obiettivi che ci siamo dati ma addirittura facciamo meglio”, ha rimarcato, osservando che quest’anno l’obiettivo di deficit era del 4,4%: “Sembrava irrealistico e ora è stato aggiornato al 3,8%, quasi un unicum nel contesto europeo”. Questo governo “deve dare un messaggio di credibilità e che quello che promettiamo lo facciamo”.

E la credibilità si gioca anche sul piano di privatizzazione in tre anni che dovrebbe portare circa 20 miliardi nelle casse dello Stato. Sarà “un autunno- inverno particolarmente denso”, ha affermato Giorgetti. “Andremo sulla tranche di Poste, un’altra tranche di Mps, in questo programma stiamo mettendo ordine e razionalizzando le quote dello Stato. Tutto ciò che ruota intorno a Tim risponde a questo tipo di logica, l’operazione relativa a Sparkle testimonia che lo Stato c’è, molto spesso con i privati, per raggiungere forme più efficienti di risposta”.

Il Quotidiano del Sud.
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