Marinelli interpreta Mussolini: a Venezia il Regime dalla nascita alla fine

RMAG news

“Credo che il modo più onesto di approcciarmi al ruolo fosse sospendere il giudizio ma da antifascista, è stata una delle cose più dolorose che io abbia mai fatto nella mia vita”. Lo ripete più volte Luca Marinelli nel descrivere il lavoro fatto per interpretare Benito Mussolini nella serie Sky Original M-il Figlio del secolo, presentata fuori concorso alla 81esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.

Diretta dall’inglese Joe Wright, lo stesso di Espiazione, per nominare solo un titolo, la serie, prodotta da Sky Studios e da Lorenzo Mieli per The Apartment, si basa sull’omonimo romanzo di Antonio Scurati, vincitore del Premio Strega, che racconta la nascita del fascismo in Italia e l’ascesa al potere del Duce. In arrivo su Sky e Now nel 2025, M è stata proposta al pubblico della Mostra integralmente, con tutti i suoi 8 episodi. Come il romanzo di Scurati, la sua trasposizione cinematografica ci mette di fronte al Mussolini uomo e al Mussolini politico ma per il britannico Wright, non c’è distinzione: “sono un tutt’uno, credo il fascismo sia la politicizzazione della mascolinità tossica. Mussolini è il risultato di un rapporto che ha intessuto prima con la sua comunità e poi con la Nazione. Per me era importante il suo essere unico”.

M – il figlio del secolo: la trama della serie

M – Il figlio del secolo viene presentata come “una serie che racconterà la storia di un Paese che si è arreso alla dittatura e la storia di un uomo che è stato capace di rinascere molte volte dalle sue ceneri.” Molti o forse tutti conoscono le tappe fondamentali dell’ascesa di Mussolini, dalla fondazione dei Fasci Italiani nel 1919 alla Marcia su Roma nel 1922 fino alla nomina a presidente del Consiglio (il più giovane Ministro al mondo) da parte di Vittorio Emanuele III e il famoso discorso al Parlamento nel 1925, dopo l’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti. Pochi però conoscono il suo rapporto con la moglie Rachele, l’influenza che su di lui ha avuto la figura dell’amante Margherita Sarfatti (Barbara Chichiarelli) oppure ancora il figlio non riconosciuto avuto da ancora un’altra donna, Ida Dalser e per finire le dinamiche di potere con la Chiesa e lo scontro di Mussolini con il “sinistro prete” come lo definiva, don Luigi Sturzo.

Guardando M dunque, ritroviamo similitudini con l’oggi dei populismi, tanto che si ammicca agli slogan contemporanei con un “make Italia great again”.  La chiave per leggere il ritorno ad atteggiamenti “estremi” nei governi europei e d’oltreoceano sta nella paura, spiega Joe Wright: “Io credo che l’invenzione che Mussolini ha operato, un populismo di estrema destra, abbia ruotato intorno a legittime preoccupazioni della gente, andando incontro alla paura. Nei periodi difficili della Storia, emergono queste figure che tendono a sfruttare le paure della gente mostrandosi come coloro che possono placarle”. Pur se raccontato principalmente in terza persona, il romanzo di Scurati inizia e chiude in prima persona, con un Benito Mussolini che si confessa ai lettori. Questo confronto con il pubblico diventa escamotage per Joe Wright e gli sceneggiatori Stefano Bises e Davide Serino per permettere al loro protagonista di abbattere la quarta parete e rivolgersi direttamente al pubblico sin dal prologo.

Lo scopo della serie su Mussolini

È proprio lì che Mussolini ci avverte: “Mi avete amato follemente, come una divinità e poi mi avete odiato, ma a cosa è servito? Guardatevi intorno, siamo ancora qua”. A questo proposito, Luca Marinelli ricorda il principale obiettivo della serie: “L’importanza del progetto risiede nel fatto di sapere che tutti abbiamo una gigantesca ignoranza, non abbiamo fatto i conti con il passato che si ripresenta. Non abbiamo veramente conosciuto quello che ci ha preceduto e per questo sottolineo l’importanza del sapere, partendo dalla scuola in poi”. L’attore poi svela la ricerca fatta sul personaggio: “Mi sono preparato attingendo a Scurati, a testimonianze video dell’Archivio Luce che però, essendo controllato, lo riporta sempre trionfante e glorioso.Un testo mi ha aiutato, quello dell’archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli, costretto a diventare la guida di Mussolini e Hitler durante la visita di quest’ultimo in Italia, una descrizione fuori dai denti di un antifascista che racconta questa persona per quello che veramente era”.

M – Il figlio del secolo, pur sostenendo un ritmo di puro intrattenimento si guarda bene dal distaccarsi dalla figura che ritrae, rappresentandolo come il puro cattivo. Lo chiarisce Marinelli: “Penso che usare un certo tipo di aggettivi, come ‘diavolo’ o ‘pazzo’, tenda a rendere ancor più pericolosi questi personaggi: certi aggettivi sono solo una maniera per tentare di allontanarli mentre io penso sia stato un criminale, che ha scelto di fare quello che ha fatto, e le sue tante sfaccettature mostrano che purtroppo sia realmente uno di noi”.

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