Matteo Politano: il funambolo disciplinato che ha conquistato Conte, con Neres sarà un duello

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Per quanto si possa darli per spacciati, li trovi sempre lì, lì nel mezzo, o sulla fascia, o insomma da quelle parti. Passano gli anni e le stagioni, le sessioni di calciomercato o le aste del Fantacalcio, ma niente: non se ne vanno, in qualche modo resistono. Li chiameremmo i “resilienti” se la definizione non fosse stata così abusata in questi anni, arrivando a comparire persino nel piano che dovrebbe salvare l’economia dell’Europa. Ma alla fine quello sono. Calciatori, allenatori, altri attori del mondo del pallone messi in discussione una volta sì e un’altra pure, a volte gratuitamente, a volte a ragione, che però non mollano. E li trovi sempre lì, a dirlo con i piedi e con il fiato: eh già, io sono ancora qua, come canta Vasco Rossi. Questa rubrica è dedicata e ispirata a loro.

Io sono ancora qua: Matteo Politano

Sarà l’attrazione per la novità. E il fascino per il calcio carioca e bailado che David Neres si porta nei piedi. Sarà anche qualcos’altro che quando le formazioni ufficiali danno ancora in panchina l’attaccante brasiliano, non pochi tifosi del Napoli mugugnano, qualcuno sbuffa. “Pecché nun face jucà a Neresc?”. Perché Matteo Politano è sempre là, a dribblare avversari ma anche contendenti per una maglietta da titolare. A farsi tutta la fascia e crossare, o rientrare sul piede mancino per cercare la conclusione – a volte forzata, altre anche sbagliando scelta – , e a farsela di nuovo all’indietro per coprire. A Neres servirà ancora un po’ di tempo per far suo questo ruolo di tornante, certo attaccante ma anche disposto al sacrificio.

A Politano viene ormai naturale, a 31 anni, a due dallo storico terzo Scudetto con il Napoli di Luciano Spalletti – che ieri era in tribuna allo Stadio Diego Armando Maradona: un messaggio anche per lui la prestazione di Politano – farsela tutta quella fascia. Ha avuto la meglio su Hirving Lozano, su Cyril Ngonge, su Jesper Lindstrom. Nessuno è riuscito a farlo fuori. E nella disastrosa stagione del Napoli dell’anno scorso, è stato il migliore. Ieri, contro il Monza in casa, gol e una prestazione di forma e sostanza che gli è valso anche il riconoscimento di Player of the Match.

Alla vigilia della gara aveva raccolto i complimenti articolati di un direttore tecnico dell’esperienza di Walter Sabatini, che in una storia su Instagram aveva parlato di “talento indiscutibile che da un po’ di tempo sfida le distanze lunghe e non fa mai mancare la vera e dura disciplina tattica con rientri e recuperi prodigiosi senza mai rinunciare alle sue prerogative fatte di dissimulazioni, dribbling secchi e vincenti e tutto il suo funambolico repertorio che produce occasioni a ripetizione senza mai far mancare l’equilibrio”. Antonio Conte – che quando arrivò all’Inter non gli concesse molto spazio – gli sta dando fiducia. E a ragione. Per Neres non sarà facile.

La classifica di Serie A alla sesta giornata

A Napoli Antonio Conte che davanti alle telecamere porta tutti con i piedi a terra. E negli stessi momenti il Presidente Aurelio De Laurentiis che twitta: “Per scaramanzia non diciamo nulla”. Sul campo è un messaggio forte e chiaro al campionato: dopo sei giornate gli Azzurri sono soli in testa, con un calendario apparentemente favorevole. Seguono la Juventus a un punto e il Milan e l’Inter a due punti. Ancora imbattuto l’Empoli a 10 punti. La Lazio di Baroni sembra aver trovato le misure con il 3 a 2 al Torino. Seconda vittoria di fila per la Roma di Juric. Atalanta leggermente in ritardo, per il momento. Rivelazione del campionato il Como di Cesc Fabregas. Venerdì sarà in trasferta al Napoli. La settimana prossima pausa Nazionali.

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